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Ben vengano le inchieste giornalistiche a documentare il caporalato
23 Ago 2016 08:35

Il mio grazie alle due prestigiose testate, Internazionale e L’Espresso che si sono occupate questa settimana del caporalato nella provincia di Foggia.
Mi auguro che queste autorevoli e indipendenti inchieste giornalistiche possano contribuire a non far passare per allarmista l’attuale Giunta Regionale da me presieduta.
Nel “gran ghetto” della Provincia di Foggia infatti, è nata ed è cresciuta una vera e propria associazione mafiosa che avvalendosi della forza di intimidazione che deriva dal vincolo associativo perdurante da anni tra i capi ed organizzatori del campo stesso, ha determinato una condizione di assoggettamento e di omertà che induce tutti i lavoratori agricoli stranieri che giungono nell’area a dover risiedere nel ghetto per poter sperare di ottenere un lavoro attraverso i caporali che pure fanno parte della organizzazione.

Chi non risiede nel “gran ghetto” o in altri luoghi minori egualmente controllati, non può ottenere un ingaggio.

L’organizzazione dunque lucra sui “servizi” offerti al campo (affitto delle baracche, cibo, bevande, prostituzione, droga, e naturalmente l’intermediazione della mano d’opera) per ottenere un vantaggio economico. Le aziende agricole pugliesi e soprattutto non pugliesi che alimentano il circuito nelle fabbriche del pomodoro sempre più in crisi per la concorrenza estera, devono per forza fare riferimento ai caporali collegati al ghetto per trovare manodopera che non potrebbero ottenere altrimenti.

La micidiale macchina di sfruttamento delle persone così messa in opera è stata da me denunziata per la prima volta negli ultimi dieci anni alla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e in funzione di tale denunzia l’area è stata sequestrata “con facoltà d’uso” allo scopo di consentire alle Autorità di Polizia di sgombrare il campo e restituirlo alla Regione Puglia (parte offesa del reato di occupazione abusiva) nel rispetto dei diritti delle persone ivi ridotte in schiavitù.
Contemporaneamente la Regione Puglia ha avviato con il Governo una collaborazione per costruire una moderna struttura che ospiti civilmente i lavoratori (che non sono migranti) che ogni anno con regolare permesso di soggiorno rendono possibile l’economia agricola della Capitanata e dell’Italia intera.

La Regione Puglia ha messo a disposizione due aree di sua proprietà dove realizzare provvisoriamente la “Foresteria della Aziende Agricole Foggiane” ed ha assunto l’impegno a sostenere i costi di gestione della struttura e del trasporto dei lavoratori presso i luoghi di lavoro.
Nonostante fossimo partiti con ampio anticipo l’operazione non si è potuta realizzare per inaspettate e improvvise difficoltà burocratiche del Governo nel finanziare la realizzazione della Foresteria, nonostante gli impegni presi in tal senso.

Sono certo però che questo sarà l’ultimo anno in cui lo Stato tollererà l’esistenza di un simile scempio delle persone e dei loro diritti, anche di libertà religiosa, se è vero che in quel luogo non si può neppure pregare cristianamente come leggo sull’Espresso.

Alla luce di quanto detto la Regione Puglia pretende al più presto lo sgombero dell’area del ghetto e la sua restituzione al demanio regionale.

Chiede inoltre che le aziende agricole pugliesi si facciano carico dell’allestimento permanente delle Foresterie necessarie allo svolgimento della stagione agricola con l’aiuto anche economico della Regione.
Insomma, nonostante le enormi difficoltà nelle quali siamo stati lasciati, non faremo un solo passo indietro e pretenderemo l’aiuto delle Forze dell’Ordine di cui la Regione purtroppo non può disporre direttamente.
Lancio infine un appello al Ministro Orlando, che domani farà un viaggio lampo in Capitanata, e al Parlamento, affinché la nuova legge contro il Caporalato sia approvata al più presto.

La Puglia non può più essere lasciata sola a difendere i diritti umani il cui rispetto è il fondamento della nostra civiltà.


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