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Che fine hanno fatto i 100 milioni per le imprese aquilane?
03 Ott 2013 07:41

Che fine hanno fatto i 100 milioni di euro destinati a L’Aquila e ai comuni del cratere per il rilancio delle attività produttive?

È la denuncia del segretario provinciale della CGIL aquilana, Umberto Trasatti, che rilancia in questi giorni una vecchia questione legata alla ripresa dell’economia aquilana.

I fondi rappresentano la quota del 5% degli oltre 2 miliardi, sbloccati da una delibera Cipe del dicembre 2012, destinata al rilancio economico e produttivo delle aree terremotate.

Più della metà, circa 55 milioni, sono destinati al potenziamento delle industrie già esistenti sul territorio e colpite dal sisma, gli altri 45 milioni saranno investiti per attrarre nuove imprese nel cratere.

“Ma di quei fondi non si vede l’ombra- commenta Trasatti- Alla delibera CIPE ha fatto seguito un decreto, con cui si stabiliva la costituzione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri di un Comitato d’indirizzo, composto da Ministero dello Sviluppo Economico, Regione Abruzzo, Comune dell’Aquila, Comuni del cratere e uffici speciali per la ricostruzione, che si sarebbero dovuti occupare di esaminare i progetti presentati dalle nuove imprese.

E di progetti ne sono stati avanzati parecchi. Si sono mosse le industrie farmaceutiche, la Accord Phoenix ha avanzato una proposta per l’ex Finmek, una delle imprese del polo elettronico aquilano, c’è un progetto avanzato dall’Università, uno delle piccole e medie imprese per la smart city, ci sono progetti di industrie agroalimentari.

Sono trascorsi oltre nove mesi dalla presentazione dei progetti. Quei 100 milioni ne muoverebbero altri 400 di investimento globale sul nostro territorio. Le imprese sono pronte, ma i soldi sono bloccati per colpa della lentezza della burocrazia. È da irresponsabili- denuncia il segretario della CGIL- Intanto qui le opportunità si perdono e cosa assai più grave si perdono i posti di lavoro”.

E a ben guardate le cifre che il segretario della CGIL snocciola, è un vero proprio bollettino di guerra.

Nel primo semestre 2013 le ore di C.I.G. in provincia dell’Aquila ammontano a 5.362.753. Nel 2012 erano 3.040.349.

“Rispetto all’anno scorso c’è stato un incremento degli ammortizzatori sociali del 76,4% , mentre la media regionale è del 29,7%. Davvero un triste primato- commenta Trasatti- la situazione rispetto al 2009 è addirittura peggiorata. Stiamo parlando di circa 14mila lavoratori, di cui 7mila in cassa integrazione, 2mila in mobilità, dunque già licenziati e circa 5mila in disoccupazione non agricola, cioè persone che hanno perso il lavoro e percepiscono un periodo di disoccupazione che va otto mesi a un anno. Poi usciranno anche loro dal mercato del lavoro.

Considerando che la nostra provincia ha una popolazione di quasi 300mila abitanti, in proporzione è come se ci fosse una città di 40mila abitanti in cui non lavora nessuno.

Di fronte a questo dramma- prosegue Trasatti- non si può perdere altro tempo. Se i 100 milioni non arrivano subito sul territorio, la situazione degenera.

Ci sono dei passaggi che vanno fatti subito- prosegue Trasatti- D’altronde la normativa è chiara ed assegna a ciascun soggetto un ruolo ben preciso. Il Ministero deve adottare i decreti per la rapida attivazione degli interventi, Invitalia deve fare le istruttorie sui progetti e il Comitato d’indirizzo deve monitorare gli interventi. Se l’intera filiera è ferma, o uno solo di questi passaggi è lento, l’intero ingranaggio è bloccato. Quei soldi, lo ripeto, servono per bloccare l’emorragia dei posti di lavoro, far ripartire le imprese e attrarne di nuove”.


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