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Solo con l’Italia stabile l’Europa
 può uscire dalla sua grave crisi
05 Ago 2016 08:35

Il presidente del gruppo S&D: «È tutto il continente sull’orlo del burrone» 
«Se il governo dovesse finire nell’instabilità, le conseguenze sarebbero anche a Bruxelles».

Se vince il No al referendum sulle riforme e il Paese entra in una spirale di instabilità l’Italia “può diventare il detonatore che fa’ definitivamente deflagrare il percorso comunitario”. È questo l’ammonimento del presidente dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo, Gianni Pittella, che invita a superare il “nostro illimitato provincialismo” e a guardare al momento di crisi che sta attraversando l’intera Europa.

L’ultima copertina dell’Economist ci dipinge come un autobus sull’orlo del burrone. L’Italia è di nuovo il rischio numero uno per l’eurozona?

Il panorama è a dir poco sconfortante… Trump negli Stati Uniti, Le Pen in Francia, Farage che con la collaborazione di Cameron hanno permesso la Brexit, Podemos in Spagna, Orban in Ungheria, Kaczynski in Polonia, Grillo e Salvini in Italia Se in questo quadro si destabilizza l’Italia siamo alla fine. Per l’Europa, l’Italia può diventare il detonatore che fa definitivamente deflagrare il percorso comunitario oppure l’ancora di salvezza. Socialisti e Democratici europei e governo italiano possono costruire un compromesso tra le forze europeiste che implichi il cambiamento definitivo del paradigma della austerità, rafforzando il piano europeo di investimenti, potenziando la flessibilità del patto di stabilità e rimettendo in discussione il fiscal compact perché non vi siano ostacoli agli investimenti in ricerca, cultura, innovazioni, reti infrastrutturali, ambiente. Senza la leadership di Renzi, diciamola verità, tutto questo non sarebbe possibile. Ecco perché Renzi, la sua leadership di governo e di partito, prescindono dal referendum sulla riforma costituzionale. Renzi e l’Italia sono forse l‘ultima ancora di salvezza per mantenere l’Europa agganciata al percorso di integrazione e sviluppo. La condizione di salute dell‘Ue è oggettivamente compromessa. Se anche l’Italia dovesse finire in una spirale di instabilità e ingovernabilità, le conseguenze sarebbero immediate non solo a Roma ma anche a Bruxelles. Quello che a volte il nostro illimitato provincialismo non ci fa comprendere è che l’Italia e l‘Europa non si possono permettere in questo momento una crisi al buio.

La questione delle banche è stata influenzata troppo dal potere tedesco in Europa? Perché non si completa l’Unione bancaria?

È un dato di fatto che il sistema bancario tedesco, a differenza di quello italiano, è stato massicciamente aiutato dallo Stato. Ed è francamente inaccettabile che qualcuno ora si opponga alle richieste italiane quando si chiede una piena applicazione delle regole sui salvataggi bancari. Le direttive europee prevedono che si possano ricapitalizzare le banche senza hail-in. A me più che rigoristi certi falchi conservatori mi sembrano furbi: le regole che si applicano sono solo quelle che avvantaggiano loro. Lo stesso vale per l’Unione bancaria: tutti ci siamo impegnati ad approvarla ma, dopo avere approvato quello che volevano, ora Schauble e i suoi amici mettono il veto. Così non si avanti e su questo in Parlamento daremo battaglia.

Il referendum italiano è un rischio per l’Europa?

I giochini della politica italiana contribuiscono a incatenare il Paese all’oggi, negando agli italiani lo sguardo di prospettiva. Ad oggi, l’azione modernizzatrice di Renzi rappresenta in Italia e in Europa l’esempio più concreto e originale di innovazione riformatrice dei sistemi consolidati, la sola esperienza di vitalità e di movimento espressa dal campo del centrosinistra in Europa. Ecco perché il referendum costituzionale va svuotato di un significato da ‘giudizio Universale’ che in un solo colpo santifica o condanna il futuro di un Paese. Si tratta di una riforma storica attesa da decenni nel nostro Paese di cui tutti i leader di sinistra e di destra hanno da sempre dibattuto. Ora, finalmente, siamo a un passo dal trasformare le parole in realtà. E non ci possiamo permettere il lusso di restare immobili con lo sguardo chiuso su se stessi. Lodico agli amici e compagni ancora indecisi o a coloro che brigano per la bocciatura del referendum per così colpire il governo e Renzi: fate una cosa di sinistra, smettete di tenere il nostro futuro incatenato al passato e liberate le ali dell’Italia. In ballo c’è molto, molto di più della lotta tra correnti: c’è la tenuta stessa del Paese e dell’Unione europea. Le critiche costruttive sono sempre ben accette, i miglioramenti sempre possibili ma il sabotaggio sistematico, il logoramento quotidiano o ancor peggio l‘aperta opposizione interna no. È ora di cambiare questo Paese e di scongiurare tutti insieme il ritorno al “sempre eguale”.


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