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Caro Presidente Letta, ricominciamo da Sud
18 Set 2013 07:23

Ringrazio tutti quei cittadini con i quali ho preparato questo discorso utilizzando i social network, grazie di cuore della vostra attenzione e della vostra partecipazione!

Vorrei dedicare questa giornata inaugurale della Fiera del levante a due donne straordinarie, Paola Labriola ed Eleonora Cantamessa, medici caduti nell’adempimento del dovere, nell’atto di amare il prossimo attraverso l’esercizio della loro professione.

Queste due persone meravigliose hanno affrontato un vero e proprio martirio, morendo sole, contrapposte a forze smisurate in rapporto alla loro capacità di autodifesa, sorprese dalla malvagità di quegli stessi esseri umani cui avevano dedicato la loro vita.

Un martirio il loro, come quello del magistrato Rosario Livatino, il cui anniversario della morte ricorre tra pochi giorni, come quello dei tre operai rimasti uccisi sul lavoro a Lamezia Terme, come quello dei cittadini di Taranto a causa dei veleni dell’ILVA, e di quelli di Priolo e di Gela, della provincia di Caserta ammazzati da tumori di mafia e di industria che, per guadagnare smisuratamente, hanno colluso tra loro per rendere sterile ciò che al Sud era fertile.

Drammi che richiamano quelli delle famiglie degli operai della Bridgestone e della OM, fabbriche delle quali abbiamo il dovere di scongiurare la chiusura.

Eleonora, come molti semplicemente la chiamavano, è stata uccisa da cittadini indiani che avevano fatto degenerare una lite per futili motivi.

E la sua mamma ha ieri avuto la forza, l’intelligenza, la fede in Dio, per dire “ora l’India pensi ai nostri Marò e ai loro familiari, che a casa piangono nell’attesa del loro ritorno”, senza neanche farsi sfiorare dal pensiero che la pelle nera degli autori dell’orrendo crimine avesse un qualche significato.

Inserisca, la prego, tra le priorità del suo Governo l’incredibile vicenda di Salvatore Girone e di Massimiliano Latorre!

Signor Presidente del Consiglio, questa è l’Italia, questo è il tricolore, questo è un inno nazionale, non ciò che si sfrutta per patetiche ragioni di marketing politico.

Queste sono le persone che governiamo e questi sono gli italiani, e tanti, il loro martirio lo subiscono tentando disperatamente – oltre che di vivere in questa società difficile – anche di pagare tasse che i nostri governi buttano nella voragine di un debito pubblico che nessuno riesce veramente a fermare.

Siamo assieme ad altri Paesi dell’Eurozona una nazione sotto usura, che lavora per pagare i tassi d’interesse che servono per procurarci sul mercato una moneta straniera, l’Euro, che diventa sempre più cara man mano che la nostra economia, il nostro PIL crolla. E che il PIL sia crollato di quasi cinque punti nel tempo dei governi delle larghe intese è un dato di fatto.

Andrea Bonanni su Repubblica scrive che fino a luglio 2013 il fabbisogno finanziario cumulato è di 51 miliardi (pari al 3,3% del PIL), in aumento di quasi 28 miliardi rispetto allo stesso periodo del 2012.

La BCE, puntualmente, lo ha rilevato.

Mi aspetto delle risposte da Lei, Signor Presidente, su questo punto. Non solo come cittadino, ma anche come sindaco di una città che è tra le più virtuose per spending review. Me le aspetto come vice presidente dell’Associazione dei Comuni Italiani, il comparto che in questi anni ha maggiormente contribuito alla riduzione della spesa pubblica per circa 13miliardi di euro ogni anno. Chiedo risposte perché, da sindaco, devo darne, ogni giorno, a cittadini sempre più disperati e inferociti.

Il crollo del 5,2% della produzione industriale di beni durevoli in Italia dimostra che l’intero sistema produttivo, che fu l’orgoglio del nostro Paese nel dopoguerra, viene progressivamente smantellato senza che gli italiani ottengano nulla in cambio.

Possibile che i politici europei non riescano a ragionare con la loro testa e a capire che l’inflazione non è sempre l’unico nemico col quale si ha a che fare e che la recessione e la disoccupazione sono assai più pericolose e devastanti?

I nostri redditi, e conseguentemente i nostri consumi, sono tornati a 25 anni fa, dice l’unione della Camere di Commercio Italiane, e le spese obbligatorie, bollette, casa, assicurazioni sono raddoppiate rispetto al 1992, tanto da far loro affermare che “la ripresa sta arrivando, ma i redditi delle persone non se ne sono accorti”.

E se non ci sono redditi, non c’è entrata fiscale, e se non c’è entrata fiscale i nostri conti peggiorano; e chi deve prestarci la valuta ci chiede tassi più alti, e dunque siamo costretti ad aumentare la pressione fiscale intaccando il risparmio senza investimento per la competitività che produca reale aumento della ricchezza.

Oppure, signor Presidente, saremo costretti a far giocare d’azzardo tutti i disperati che stiamo producendo solo per incassare gli otto miliardi di euro che fruttano allo Stato le concessioni alle ditte private del settore?

I sindaci italiani hanno fatto addirittura uno spot per spiegare a tutti la devastazione sociale (e i costi milionari per il welfare comunale e regionale delle conseguenze del gioco d’azzardo patologico) e voi – proprio nel decreto sulla soppressione della rata IMU di settembre – non trovate altro sistema per coprire l’ammanco dell’IMU che favorire queste imprese socialmente pericolose con un condono a prezzi stracciati?

Bisognerà, inoltre, dire agli italiani che la SERVICE TAX non esiste ancora e che non è affatto certo che il suo importo sia inferiore a quello dell’IMU più l’attuale TARES, TARES che un governo composto dagli stessi partiti, aveva sostituito alla TARSU solo pochi mesi fa.

E poi c’è chi si lamenta della delegittimazione della politica?

Ricominciamo daccapo Presidente, raccontando agli italiani tutta la verità, nient’altro che la verità.

Ricominciamo dalle tante meravigliose persone che vogliono città giuste, accoglienti, multietniche, pulite, ordinate, sicure, con giardini ben curati e strade asfaltate senza dover subire salassi fiscali.

Ricominciamo dalla riforma della giustizia uguale per tutti, apriamo la discussione, glielo dico da magistrato, sulla separazione delle carriere e sulla responsabilità civile dei magistrati che già esiste – al di là di ciò che si racconta – ma che deve essere resa più efficace a tutela di coloro che subiscono ritardi o errori giudiziari, sulla opportunità che i magistrati che entrano in politica rientrino in funzioni diverse da quelle giudiziarie. Il superamento di questa fase politica renderà più facile questa delicata discussione.

Rendiamo veloci i processi, meno costosi per i non abbienti, rapido il recupero del credito, costruiamo nuove carceri civili per gli agenti di custodia e per i detenuti che non riusciamo a rieducare. Ricominciamo concedendo a Bari l’Ospedale Bonomo per supplire all’emergenza giudiziaria antica e moderna. I suoi Ministri Mauro e Cancellieri, che sono andato a trovare, sono pronti a portare a termine queste importanti azioni. Progettiamo una nuova e ipertecnologica caserma per la Brigata Pinerolo e cediamo le altre caserme che possono trasformare l’urbanistica della città migliorandola. Ricominciamo commissariando subito l’ILVA, valutando poi l’ipotesi di nazionalizzarla per disastro ambientale, versando o pretendendo dalla proprietà la differenza tra il valore degli impianti e il danno da essi arrecato allo Stato, alla Città di Taranto ed ai tarantini, ignorati da tutti nelle loro ragioni.

Non si risponde a un ricatto occupazionale verso i Magistrati, dicendo che tanto per gli operai c’è la cassa integrazione e che le acciaierie ILVA non rientrano nella nozione di disastro ambientale.

Ricominciamo esentando subito la spesa sociale e quella per la sicurezza dal patto di stabilità e consentiamo alle città virtuose, tra le quali certamente quella di Bari, di poter spendere nel contrasto alla povertà i soldi che già hanno in cassa senza aumentare la pressione fiscale.

Rimbocchiamoci le maniche e spendiamo il danaro necessario a ricostruire l’Aquila ed a terminare le grandi opere infrastrutturali che davvero servono al Paese. Realizziamo in fretta la nuova tratta ferroviaria Bari – Napoli, raddoppiamo la linea adriatica laddove è ancora a un binario e velocizziamola.

Semplifichiamo le procedure e variamo la legge sulla bellezza, sulla ricostruzione dei paesaggi deturpati che sindaci del Sud e Legambiente hanno proposto, prevedendo gravi sanzioni penali per i ladri di paesaggio che portano al nord muretti a secco e ulivi secolari dalla Puglia.

Puniamo severamente tutti coloro che esercitano violenza sulla bellezza nazionale prevedendo l’arresto in flagranza per deturpatori, inquinatori, scaricatori di immondizie abusive, vandali urbani e parcheggiatori abusivi.

Potenziamo il trasporto pubblico, come abbiamo fatto a Bari con l’aiuto della Regione, costruendo ben due metropolitane già entrate in esercizio, e iniziando la costruzione della terza.

Attacchiamo la crisi mettendo a profitto l’occasione dell’EXPO di Milano e riconnettiamo a quell’evento tutte le più importanti città italiane sede di Fiere, come era stato promesso negli anni scorsi. Se dobbiamo pensare alle Olimpiadi non diamo per scontato che l’unica concorrente possibile sia Roma, potendo dar vita con i tre politecnici italiani alla progettazione delle Olimpiadi meno costose e più utili della Storia, in modo che servano per collegare bene tra loro tutte le città metropolitane che ben possono ospitare parte dei giochi.

E poi ricominciamo da Sud.

Schiacciamo le mafie che stanno ammorbando il Paese, ricostruiamo rigore e severità nella gestione di ogni fase della vita quotidiana e amministrativa delle nostre comunità. Diamo spazio alla cultura e alla creatività, alla ricerca scientifica, sfruttiamo il nostro patrimonio per trasformare il Sud nella capitale della cultura europea, a partire da Taranto, ideale candidata a questo ruolo per il 2019.

Bari vuole collaborare a questa sfida mettendo a disposizione i teatri Petruzzelli, Margherita, Piccinni e Kursaal Santalucia, così come la rinnovata Fiera del Levante, della quale le parlerà senz’altro il nuovo Presidente Patroni Griffi che abbiamo fortemente voluto; e la Caserma Rossani, che grazie al Patto per Bari stipulato con la Regione, diventerà il motore verde della città in connessione con il Central Park di più di 30 ettari, progettato dal Maestro Massimiliano Fuksas nelle aree dismesse della stazione centrale e attuato in collaborazione con RFI.

Ma per fare tutte queste cose e le tante altre che sarebbero necessarie e che non ho il tempo di citare, dobbiamo andare al più presto alle elezioni per far validare le scelte di governo agli elettori.

Rispetto a ognuno dei sogni che abbiamo davanti, si frappone la debolezza della attuale coalizione di governo che, di fronte a veti anche di natura provinciale e personale, sembra essere incapace di portare a termine i propri pur volenterosi intendimenti.

Attendere ancora può mettere il nostro Paese in grave pericolo.

Sono certo che chi autorevolmente pensa diversamente e ritiene che resistere ad ogni costo in questa situazione di immobilità sia l’unico sistema per salvare l’Italia, non si convincerà facilmente.

Ma proprio per questo è doveroso mantenere aperta la discussione, insistere nei propri convincimenti, argomentarli, ascoltare le risposte, valutare pro e contro di ogni soluzione.

Si cambi, dunque, subito la legge elettorale, come segno di buona fede dei partiti, la si costruisca in modo che offra agli italiani un vincitore certo e per ottenere questo risultato non c’è altro mezzo che copiare la legge elettorale dei sindaci, con doppio turno di ballottaggio. Eleggeremo finalmente un Presidente del Consiglio e una maggioranza certa su un programma determinato.

Solo allora sarà possibile mettere mano alla Costituzione, che non può essere cambiata da chi non è stato votato col preciso mandato di mutarla.

Si abbandoni il progetto di modifica dell’art.138 che è norma simbolo del carattere rigido della nostra Costituzione, voluta dai padri costituenti.

Se davvero questo fosse possibile subito, sarebbe facile dimostrare che mi sbaglio nel considerare già chiusa questa legislatura.

Basterebbe cominciare a governare cambiando veramente l’Italia, che ormai è una Torre di Babele prossima a crollare a causa del delirio di ragioni personali che non interessano il bene pubblico.

Liberarsi del passato è gesto che potrebbe facilmente essere fatto subito, dimostrando di avere imparato la lezione della Storia.

Io mi fermo qui. Non solo in questo discorso, che è il decimo del mio mandato e quindi l’ultimo.

Voglio cogliere l’occasione del discorso più importante dell’anno per ringraziare tutti, anche coloro che mi hanno fortemente contrastato, per avere comunque partecipato alla sfida più difficile della mia vita, che sento in cuor mio di avere superato ascoltando tutti senza avere mai abdicato di un millimetro alla mia concezione del dovere verso la mia coscienza, verso la mia città, verso la mia Patria.

Viva la Fiera del Levante, viva l’Italia, viva la città di Bari!


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