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C’è ancora qualcuno che parla di felicità
26 Nov 2013 17:40

Capita una notte di non dormire.

E dopo aver divorato sei degli otto plumcake di tua figlia, tentato di leggere almeno tre righe dei troppi libri iniziati che hai intorno, esserti disperatamente attaccata a una tisana salvanotte, ti arrendi.
Accendi il pc e parti.

“Acchiappa un pensiero felice, inizia un sogno a occhi aperti e prova a continuare a sognarlo, poi domani mi dici se ha funzionato.” Ho salutato così la mia piccola che faticava ad addormentarsi. Ha funzionato, con lei. Con me no.

Non è notte da pensieri felici, questa. O forse si.

Da un po’, dopo aver letto, sottolineato (sottolineato, io sottolineo anche i quotidiani…), portato chissà perché in borsa per giorni, lasciato in macchina per altri, ripiegato su se stessi per comodità e perso un preciso Venerdì di Repubblica e uno specifico numero di Internazionale, finalmente, in questa notte insonne eccoli qui, in carta e parole.

Proprio questi due numeri.
Proprio quelle due storie.

Deve essere stata quella parola.
Felicità.
“Chi non è felice con poco non sarà felice con niente”.
A dirlo è Josè “Pepe” Mujica, 78 anni, ” l’uomo più senza cravatta del mondo”
o se volete ” Il miglior presidente del mondo”, o ancora, “il miglior discorso del mondo”.
Quando si parla di Mujica lo si fa vincere sul mondo.
Ed è un mondo Mujica, la sua vita da sopravvisuto, le parole, le scelte.
E’ il presidente dell’Uruguay e la cosa che mi colpisce meno è che dei 9.000 euro cui avrebbe diritto ne prende 900.
Arrivano le sue parole, e si piantano.

Felicità.
Anno 2013, pianeta terra, c’è ancora qualcuno che parla di felicità.
Ed è un politico, un politico, un Presidente, a dire e scegliere la felicità.

” Uno è molto più felice se è il capo di se stesso”
” …il tempo della vita è un bene nei confronti del quale bisogna essere avari. Bisogna conservarlo per le cose che ci piacciono e ci motivano”.

Tempo per le cose che ci piacciono e ci motivano, dopo essere stato rieletto Nichi Vendola, a chi continuava a domandare rispose più o meno che si sarebbe preso qualche giorno per stare con i suoi libri e la sua musica; mi piaceva che dopo una campagna elettorale, un tempo fatto di altri e per gli altri, un politico avesse bisogno dei suoi libri e della sua musica.

” Questo tempo per se stessi io lo chiamo libertà”.
Libertà. Libertà e felicità. Le parole di Mujica, il Presidente dell’Uruguay.
” L’alternativa è farti schiavizzare dal lavoro per permettersi consumi cospicui, che però ti tolgono il tempo per vivere”.

E’ rimbalzata per un po’ di giorni nella mia testa un’altra sua parola: allegramente.
“…il consumismo compulsivo è la schiavitù che molti hanno ALLEGRAMENTE scelto di infliggersi”
Allegramente.
A volte le parole scavano come e più di mille tarli.
E a me, quell’ allegramente, dice più di mille trattati sul nostro, sul mio, consumare compulsivo.

Qualche tempo fa avevo iniziato a sentirmi stretta nei miei quasi ( per qualcuno sono 70) 75 mq di caos, libri e giornali ovunque ( li sottolineo e non li butto), cinque chitarre (non mie) e un amplificatore (non mio), ninnoli improbabili (miei) e brutti ( non riesco a buttare neanche quelli) e vestiti (miei) sul letto e dove capita.
Quasi 75 mq di mutuo e caos e giochi e giocattoli e tutto il resto, troppo piccolo per contenere tutto il mio caos, mi sono ripetuta per un po’.

Oggi, in una Roma immobilizzata dall’arrivo del Presidente Putin, circondata da macchine disperate e rabbiose, ho avuto voglia di tornare a casa.
Nonostante non sappia ancora bene cosa significhi sentire un luogo casa, oggi ho avuto voglia di tornare qui, tornare e restare.

Mujica ha scelto di vivere nel suo appartamento di 50 mq e non in quello presidenziale, io proprio oggi riflettevo, stretta nel traffico, che da un po’
di tempo non avevo più pensato o sognato o desiderato un posto più grande.
L’avevo letto da un po’ quell’articolo in effetti, chissà…
Grazie a Riccardo Staglianò per Lo chiamavano sobrietà, l’articolo sul Venerdì.
Sono le 4,45, qui dormono tutti e Internazionale è ancora aperto a pagina 36, ma questa è un’altra storia, una storia per un’altra notte insonne…


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