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Che fine hanno fatto i minori italiani e stranieri scomparsi?
22 Feb 2016 08:35

Vivere tutta una vita con l’angosciante dubbio di non conoscere la verità. Di non sapere che fine hanno fatto i propri familiari. Soprattutto quelli più piccoli.

Si, parliamo delle persone scomparse e, in particolare, dei minori. Per fare il punto della situazione su questa ferita sociale non adeguatamente trattata dalle istituzioni, pertanto, è stato organizzato da Penelope Puglia Onlus – nell’ambito dell’iniziativa “Generareculturenonviolente” promossa dall’assessorato al Welfare del Comune di Bari e dal Garante per i Minori della Regione Puglia – il seminario “Minori scomparsi: cause e stato della normativa vigente“.

L’incontro, utile anche per sottoscrivere un protocollo d’intesa tra la stessa Onlus e la Polizia Municipale di Bari per il coordinamento delle ricerche con lo scambio di informazioni sulle persone scomparse, è servito anche per diffondere le aggiornate statistiche elaborate dal Commissario Straordinario di Governo per le persone scomparse al giugno 2015. Gli scomparsi in Italia dal 1974 al 2014 sono 31.372 di cui 18.287 minori. In Puglia sono 2.840, di cui 1003 minori.

Questi dati, già inquietanti, tuttavia, sono solo una faccia della medaglia. L’altra, infatti, è rappresentata dai minori stranieri non accompagnati. “Nel 2014 sono arrivati in Italia 14.243 ragazzi soli – ha detto Rosy Paparella, Garante per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Puglia – di cui 1.882 irreperibili fin dai primi giorni dopo l’identificazione; con il fenomeno della tratta che coinvolge quasi 4mila persone, delle quali 36 sono minori e quasi tutti ragazze fra i 15 e i 17 anni”.

All’incontro ha partecipato anche il console onorario dei Paesi Bassi, nonché segretario generale del Corpo Consolare di Puglia, Basilicata e Molise, Massimo Salomone, che si è assunto l’impegno ufficiale di farsi promotore della creazione di una rete internazionale di scambio di informazioni sugli scomparsi e di un sistema di comunicazione che possa impiegare i social network come strumento per la diffusione dei dati.

Altre proposte, infine, sono arrivate dal presidente di Penelope Puglia Onlus, Antonio La Scala, secondo il quale, oltre all’urgenza di una rivisitazione dell’intero assetto normativo che disciplina questa particolare ed importante materia, bisognerebbe agire con determinazione sia per il riconoscimento in capo ai familiari di scomparsi dei cadaveri non identificati che giacciono sepolti o custoditi in Istituti di medicina legale e obitori comunali, il cui elenco (1.421 i corpi registrati) è contenuto nel Registro nazionale dei cadaveri non identificati istituito nel 2007; sia, anche per l’istituzione della Banca Dati Dna.


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