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Gomorra in tv, gli effetti collaterali della battaglia contro il male
13 Mag 2014 11:08

Dopo aver spaventato le cosche di camorra, ora Roberto Saviano sembra far paura a Napoli.

Non bisogna nascondere la testa sotto la sabbia.

In questi giorni sta infuriando una polemica esplicita ed implicita, intorno allo scrittore e giornalista campano.

L’innesco è stato la serie tv in onda su Sky che segue il filo logico di Gomorra.

A questo punto è meglio essere più perentori e invitare Saviano a pensare – in termini psicanalitici – su quale sia il vero problema.

Denunciare il malaffare e le cosche che lo proliferano, è il più nobile gesto che un uomo della società civile può fare.

Continuare nel denunciare è importante sul piano della lotta radicale al crimine.

Il problema è nei mezzi (mediatici) che si usano.

L’articolo sul giornale, il libro, l’intervista tv, l’articolo sul web, il convegno, le manifestazioni, fanno parte di un linguaggio che ben si sposa con le finalità della missione.

Il problema insorge quando ci si trasferisce nel film o nella fiction-tv.

E può diventare serio. Infatti, la veicolazione dei messaggi, tramite i film, sfugge ad ogni controllo nella realtà.

I film di mafia hanno sensibilizzato il grande pubblico sull’argomento. Ma nel contempo, hanno creato un’innegabile mitologia che ha interessato soggetti potenzialmente violenti, ingenerando emulazione.

Magari in piccolo, magari in salsa da quartiere, comunque emulazione.

Il film “Arancia Meccanica”, ha generato nel mondo una serie di mostri, che hanno ripetuto alla lettera le gesta sciagurate.

Per Gomorra: la parte sana della società, vede in essa la denuncia e crea anticorpi riproducibili. Ma chiedo a Saviano: e la parte malata?

E quella zona grigia del border line, che non sa se compiere o meno atti delinquenziali? Ed i giovani già sedotti dalla camorra che trovano in quel filmato l’ulteriore affinamento alla loro violenza latente?

Mi chiedo se Saviano si sia posto il problema degli effetti collaterali che porta la filmografia sulla “tendenza al crimine”.

Da uomo con 25 anni di studi in questo campo, so che film del genere, producono molti danni in menti in bilico.

Mi asterrei dal produrli.

La criminalità si combatte con i mezzi convenzionali di cui sopra. Quelli che lo stesso Saviano ha sempre usato.

Che poi, come ulteriori effetti collaterali, ci sia anche il riverbero di un’immagine negativa di Napoli, è un ulteriore problema, ma secondario rispetto a quello emulativo.

Per chiudere racconto quello che ho visto per caso una sera in un ristorante.

E’ una scena surreale ed emblematica, che mi ha molto colpito e non credevo nemmeno di doverla raccontare un giorno.

Ero assiso vicino un elegante signore: l’uomo ad un certo punto si alza da tavola e dice ad una donna, con tono entusiasta: andiamo a vedere il gande Toto’! Credevo si trattasse di Antonio de Curtis.

Poi chiede alla signora: a che ora inizia il film?

“Alle 21”, la sua risposta.

Seppi poi che quella sera davano il film sulla vita di Totò… Riina.

E pensare che era un elegante signore.


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