';

La fame nel mondo? Mangiate gli insetti
14 Mag 2013 06:24

Grilli fritti e paté di formiche. Non è un menu da film horror ma il regime alimentare di almeno due miliardi di persone.

È quanto rileva uno studio della Fao, organizzazione internazionale che raccomanda pasti a base di insetti, insieme ai prodotti della foresta come le radici e i frutti selvatici, per sfamare il mondo. Insetti e derivati dal patrimonio boschivo sono “essenziali” per assicurare il fabbisogno alimentare di popolazioni di aree rurali e marginali, ha detto il direttore generale della Fao, José Graziano da Silva, alla Conferenza internazionale sulle foreste per la sicurezza alimentare e la nutrizione, a Roma fino al 15 maggio.

Sono oltre 1.900 le specie di insetti consumate dagli uomini di tutto il mondo, secondo una ricerca recentemente condotta dalla Fao in collaborazione con l’Università di Wageningen, nei Paesi Bassi. A livello globale i principali insetti mangiati sono coleotteri (31%), bruchi (18%), api, vespe e formiche (14%), cavallette e grilli (13%).

“La coltivazione e l’allevamento degli insetti è in grado di creare posti di lavoro e reddito per il momento soprattutto a livello locale, ma anche potenzialmente su scala industriale”, evidenzia la ricerca. Inoltre “le foreste contribuiscono al sostentamento di oltre un miliardo di persone, compresi i più poveri”, ha sottolineato il direttore della Fao.

Ciononostante, ha rilevato “le foreste e i frutti selvatici sono raramente presi in considerazione nell’elaborazione delle politiche in materia di sicurezza alimentare e di uso del territorio”. “Mangiare insetti è estraneo alla nostra cultura” dissente la

Coldiretti che chiede “investimenti nell’agricoltura delle diverse realtà del pianeta per combattere la fame”. Ma l’entomofagia non è poi così lontana dalla nostra cultura: in Italia, ricorda l’organizzazione degli agricoltori, sopravvivono alcuni esempi di formaggi prodotti con insetti come il pecorino “marcetto”, il formaggio “saltarello”, il “formai nis” e il “casu marzu”, un pecorino sardo colonizzato dalla mosca casearia. E da Londra a Copenaghen l’alta cucina sperimenta cavallette e croccanti creature multizampe.


Dalla stessa categoria

Lascia un commento