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Mettere in #rete competenze e #cultura, questo serve all’Italia per tornare a crescere
13 Ott 2015 06:16

Cambiare la scuola e il mondo dell’istruzione significa cambiare l’Italia. Partiamo dal concetto base che le modifiche apportate alla scuola incidono sull’intero Paese anche grazie ai numeri. Stiamo parlando di circa 7,8 milioni di studenti e 720 mila docenti. A cui vanno aggiunte le rispettive famiglie. Ogni azione positiva che coinvolga questo universo di menti può portare a risultati utili per la nostra crescita economica e sociale. A volte basta un piccolo cambiamento per innescare un processo a catena benefico per le comunità di cui facciamo parte. La scuola è il luogo dove si impara a essere cittadini, dove si sviluppano le proprie attitudini, dove si determina il proprio futuro e il proprio ruolo nella comunità. Il mondo dell’istruzione in Italia è a un momento di svolta. Se riusciamo a valorizzare le nostre peculiarità e le nostre capacità mettendole a disposizione di una rete più ampia di talenti. Se non ci chiudiamo verso i processi di innovazione, ma impariamo a gestirli e a indirizzarli, se guardiamo non alla scuola, ma alle “reti di scuole” nazionali e internazionali e al “lavoro di rete”, impegnandoci tutti su progetti comuni di crescita e sviluppo, sicuramente apporteremo un cambiamento positivo in noi stessi e nelle nostre comunità. Ma questo processo di cambiamento deve interessare anche i contenuti della didattica e della formazione, soprattutto dell’alta formazione.

Le ultime rilevazioni statistiche ci riportano l’immagine di un’Italia in cui la condizione occupazionale dei laureati registra timidi segnali di ripresa nel mercato del lavoro, rafforzando così il principio che il titolo accademico sicuramente tutela i giovani sul piano lavorativo più di quanto non lo faccia il solo diploma. In questo scenario, in particolare, voglio sottolineare le opportunità formative e occupazionali che derivano dalla valorizzazione del patrimonio artistico e culturale italiano che nel suo insieme rappresenta la maggior parte del complesso mondiale, nonostante la proporzione tra disponibilità e personale occupato registri uno tra i valori più bassi d’Europa. Un territorio, il nostro, pieno di testimonianze e bellezze artistiche e monumentali capillarmente diffuse, di cui moltissime emerse e censite e troppo spesso non adeguatamente curate o gestite.

Altrettante sono ancora da scoprire e chiamano in causa la capacità e la volontà del Paese di investire seriamente su di esse prendendo consapevolezza del fatto che le stesse rappresentano, al contempo, una importantissima testimonianza della nostra identità e anche quella che dovrebbe essere una primaria e fortemente caratterizzante risorsa economica. Allora che cosa manca per il salto di qualità? Il sistema di istruzione italiano dovrebbe investire maggiormente su un segmento quale quello delle Accademie delle Belle Arti che, pur annoverando al suo interno eccellenze numerose ed apprezzate anche a livello internazionale, registra oggi, senza timore di smentita, una non adeguata risposta in termini di iscrizioni dei giovani diplomati nelle scuole secondarie superiori. Questo percorso potrebbe coinvolgere sopratutto il Sud, con il suo immenso patrimonio artistico e architettonico e la strada da percorrere dovrebbe essere quella di imparare a “sfruttarlo”. In un momento in cui arrivano primi segnali di superamento della crisi che ci ha colpito ormai dal 2008, il patrimonio artistico e culturale italiano può e deve rappresentare l’orizzonte di riferimento di precise politiche di sviluppo e crescita per il Paese e di opportunità per i nostri giovani, soprattutto al sud. Un’opportunità legata, in particolare, al restauro, conservazione, tutela e valorizzazione dei beni culturali alla quale i nostri giovani vanno indirizzati attraverso una potenziata attività di orientamento da svolgersi nelle classi terminali delle scuole superiori.

Abbiamo bisogno che il Paese investa di più anche in termini di disponibilità occupazionali sul proprio patrimonio artistico e di un orientamento scolastico più efficace che sia in grado di indirizzare gli studenti delle scuole secondarie superiori partendo dalle proprie inclinazioni dirigendosi, però, al contempo verso ciò che richiede il mercato del lavoro e anche con coraggio e lungimiranza di indirizzare lo stesso – come nel campo dei beni artistici e culturali – verso quelle che sono potenzialità strutturali e fortemente caratterizzanti la realtà italiana. In questo panorama, occorre un nuovo protagonismo delle Accademie di Belle Arti, insieme a tutta l’Alta formazione artistica e musicale che nel nostro sistema di istruzione costituisce un polo di eccellenza e con grandi sbocchi formativi. Questo, è senza dubbio un tassello importante su cui concentrarsi e investire per la ripresa e la crescita del sistema Italia e del mezzogiorno. Ma non dimentichiamoci che oggi tutti facciamo parte di un sistema globalizzato di scambi e relazioni. Il lavoro in rete tra Accademie, Enti di alta cultura, italiani ed esteri, su progetti e obiettivi comuni, è la strada da percorrere per guardare alla crescita. Un sistema internazionale basato su competenze, professionalità e cultura su cui i nostri studenti e i nostri docenti devono sempre più puntare.


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