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Nella mia terra c’è la #mafia
25 Lug 2015 08:30

Non c’è zona in Italia in cui mafie e corruzione non dominino il territorio.

La mia più grande delusione da giurista e docente di diritto penale è la poca incisività sul fronte repressivo dei reati contro la pubblica amministrazione. Anche grazie a questa inerzia, non c’è terra dove le mafie non fanno ed hanno fatto affari (non da ultimo in territorio molisano). E li hanno sempre fatti bene, con grande loro vantaggio. Anche laddove non ci sono conflitti armati tra clan la presenza criminale c’è ed è pressante.

In Molise, la mia terra, ad esempio, cominciano i primi casi di incendi di locali come sintomatologia iniziale del virus mafioso già presente da molti anni. Il declino della politica sta trascinando nel baratro un Paese dove il malaffare è arrivato fino alla sua degenerazione più pericolosa: mafia-politica-corruzione. Su questi temi oggi è difficile aprire un dibattito che affronti alla radice il problema.

Gli infiniti arresti e le continue intercettazioni (per fortuna) hanno evidenziato come ovunque politici di destra e sinistra fossero al servizio di un clan. Tutto ciò non scuote minimamente le coscienze. C’è un silenzio assordante! Mancano tanti protagonisti del movimento culturale antimafia (Peppino Impastato, Pippo Fava, Mauro Rostagno solo per citarne alcuni).

Rimango sempre più sconcertato leggendo sui giornali quello che sta accadendo e mi disgusta vedere politici coinvolti di cui si poteva mettere la mano sul fuoco. Purtroppo, la gente si abitua presto e quindi si rassegna e non reagisce.

Le persone non vedono il sangue e non pensano dunque alla criminalità organizzata. La mafia invece usa l’arma più letale a sua disposizione: la corruzione. A rendere invisibile questa mafia che non spara ma fa business con i suoi ingenti capitali è proprio una enorme carenza culturale e di conseguenza una assoluta mancanza di dibattito.

Ad esempio – e cito ancora il mio Molise –  nessuno che abbia detto o dice che anche nella mia terra c’è la mafia. In tanti parlano di “isola felice”. Per far comprendere meglio ai miei studenti come cambiano le organizzazioni criminali dico loro che occorre guardare con gli occhi “aperti”.

Lo strumento per aprirli è la cultura: se non si conosce il problema non lo si potrà mai individuare e mai sconfiggere. In Italia, ed ancor di più in Molise,  non si apre più un dibattito su niente. Perché non aprirlo sulla decadenza della politica e sulla supremazia delle mafie? O sulla corruzione del mondo politico? O sulla politica come partecipazione? Impossibile, non si può!

Questo significa che gli intellettuali che una volta promuovevano e partecipavano attivamente alle discussioni si sono liquefatti e sono divenuti “impotenti” o peggio complici.


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