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Analisi del voto di Cosenza
15 Giu 2016 08:35

Questa settimana vi parlo della mia città. Cosenza. Calabria. Sud Italia. Analizzando alcuni fatti rilevanti di cronaca locale, che hanno a mio modesto avviso, alcune rilevanze di natura nazionale.In fondo la vita quotidiana dei luoghi disegna la Storia.

Cosenza ha eletto domenica scorsa il suo primo cittadino. Anzi, rieletto al primo turno come il suo collega di Cagliari in ben altro contesto politico essendo sindaco di sinistra. Mario Occhiuto, architetto, di 52 anni, fratello di Roberto, autorevole parlamentare di Forza Italia e quindi appartenente di un blocco di potere ben identificato che nell’ultimo ventennio ha guadagnato consensi e relazioni significative.

Mario è un indipendente che si è presentato alla competizione elettorale con ben 15 liste senza nessun simbolo di partito. Ha quindi ben interpretato il vento che tira contro la partitocrazia intesa come affermazione di casta e torchio del cittadino. Fatto fuori da una congiura di Palazzo a pochi mesi dal voto, è stato sfiduciato grazie al salto della quaglia di esponenti della locale nomenclatura che hanno permesso ad Occhiuto di diventare agnello sacrificale dei partiti aumentandone la popolarità. La precedente consiliatura è stata caratterizzata da un decisionismo autocratico che ha ben operato su un piano simbolico che ha molto funzionato per aumentare il favore e poi il consenso del sindaco uscente. Utile ai fini del consenso anche il dialogo con trasversali componenti sociali della città.

Cosenza è città di forte tradizioni socialiste e progressiste. Molto identificata con il carisma di Giacomo Mancini, dopo la sua scomparsa ha rimescolato il flusso elettorale in diverse direzioni post-ideologiche.

La sinistra anche questa volta si è divisa andando a sbattere contro una sconfitta annunciata che nessuno è stato in grado di evitare.
Il Pd in prima battuta, su imposizione renziana, ha scelto la via di un papa straniero solo oriundo della città. Il manager di spettacolo, Lucio Presta, che immaginava l’avventura elettorale come uno show televisivo di successo. L’alchimia politica e la narrazione sono andate subito in tilt deteriorando lo schieramento che dovrebbe scegliere il candidato secondo primarie. Passo indietro di Presta “per gravi motivi personali” e ricerca di candidato last minute.

Enzo Paolini, avvocato radicalsocialista di lungo corso, era lo sfidante battuto delle elezioni precedente. Anche in quel caso centrosinistra diviso, ma almeno si era arrivati al ballottaggio con voti trasversali al secondo turno. Ha chiesto e si è battuto allo spasimo le primarie. Si è tentato di convincerlo a recedere con prebende e carote ma essendo facoltoso l’avvocato ha declinato ogni offerta. Anche dopo il passo indietro di Presta è andato avanti alleandosi con la corporazione elettorale dei fratelli Gentile di griffa alfaniana. Ma si è trattata di una presenza di bandiera non molto convinta e convincente. Il risultato complessivo è stato deludente.

Si è dovuto convincere a difendere le posizioni ufficiali di centrosinistra il consigliere regionale del Pd, Carlo Guccione. Lo sventurato ha risposto mettendo in campo tutto quello che ha appreso in una lunga militanza nata ai tempi della Fgci e navigata attraverso i marosi degli ultimi decenni. La proposta politica non è mai nata. Il Ko era pronto per le prime riprese. I candidati rubati ad Occhiuto sono stati abbandonati dagli elettori. L’alleanza con Verdini mediata dal più giovane dei Mancini ha tolto invece di aggiungere. Il tutto ha prodotto un’eterogenesi dei fini poco filosofica che ha provocato pesanti macerie politica.

Un’inchiesta giudiziaria nei confronti di strettissimi collaboratori di Occhiuto ha attizzato la polemica giudiziaria e legalitaria. Spesso agitata a sinistra da esponenti politici che mal indossano i camici confezionati dalla stagione di “Mani pulite”. Il carico l’ha aggiunto il coro urlato di alcuni media di ultima generazione che in una campagna contro il sindaco uscente oltre agli insulti scomposti ha aggiunto il tambureggiare per mesi l’annuncio di un sicuro arresto del candidato Occhiuto per gravi reati. Assenza di deontologia, avversione preconcetta personale e la notizia falsa o sbagliata che sia hanno paradossalmente rafforzato il già consolidato consenso per Mario Occhiuto.

Completano il quadro altri due elementi di non poco conto. I pentastellati cosentini guidati dal senatore Morra dal cilindro hanno pescato un candidato con appartenenza a confraternite chiuse tipiche da poteri forti locali. Un dato che ha messo in fuga, mesi prima, i voti di riferimenti di un elettorato tutto protesta e purezza di comportamento. Un dissenso che in cifre consistenti si è riconosciuto nella campagna elettorale del moderato civico Occhiuto, molto astuto a presentarsi in panni nuovisti.

All’estrema sinistra si è presentata una lista unica di opposizione guidato da un ottimo medico che ha ottenuto un buon consenso personale. La lista animata da partitini novecenteschi e da spezzatini di movimento non ha ottenuto uguale attenzione. La speranza di convergere al secondo turno verso il candidato più a sinistra è naufragata. Nessun consigliere eletto. Un prezioso tesoretto di dissenso critico è costretto ora a trovare momenti di tribuna e di opposizione.

A Cosenza come a Napoli gli sconfitti non riescono ad elaborare né il lutto né la sconfitta. L’autocritica latita sia nei singoli che negli organismi. L’analisi del voto manca di scavo e coraggio. Figurarsi la costruzione della nuova proposta e del minuto agire. Improvvido il fatto di imputare all’elettorato di non aver compreso chi ha votato. Urgono inversione di rotta e iniezioni di nuovi dirigenti

Occhiuto ha presentato Sgarbi come assessore alla cultura. La prima proposta di portare i Bronzi di Riace a Cosenza è diventato calembour dei social. Ora ci sono opere materiali da compiere e quelle immateriali da plasmare. I bilanci sono al lumicino. Non si vedono intese con i poteri nazionali e regionali. Il fantasma fracassone giustizialista continua a danzare. Al sindaco in carica il difficile compito di governare.

Uno dei primi atti del sindaco è stato quello di solidarizzare con Padre Fedele, celebre frate, uscito assolto da una vergognosa vicenda di malagiustizia che lo ha visto attaccare ad una colonna infame che lo voleva aguzzino e stupratore di una suora.

Ho scritto molto di questa vicenda durata giusto un decennio.Dieci anni per accertare che “il fatto non sussiste” Ho sempre valutato atti e fatti mettendo da parte lo stretto rapporto che ho con il malcapitato frate amico di derelitti e ultrà. Passo dopo passo la macroscopica macchinazione ha rilevato tante mostruosità.

C’era da colpire un religioso anomalo sfruttando i suoi peccati . Pubblici ufficiali e togati si sono prestati. Media nazionali proni alla prosa giudiziaria e all’uomo che morde il cane non hanno posto dubbio e verifica. Burattinai devoti a impossessarsi delle opere di bene create hanno mossi i loro sgherri per impedire rivoluzioni sociali. La Chiesa in larga parte si è mossa contro il popolo di Dio favorendo interessi poco bergogliani. Il femminismo militante continua a non separare il grano dal loglio in nome dell’appartenenza di genere.

Chi sanerà queste ferite? Oggi la vicenda di padre Fedele è giudicata Calvario per antonomasia. Desta orrore questo calpestare il garantismo per motivi di successo e arricchimento personale.

Servirebbe la tastiera del miglior Sciascia per far comprendere i rischi e le ordalie delle pur diverse storie del sindaco Occhiuto e dello spretato padre Fedele. Spero basti la mia modesta prosa ad indicare e discutere la storta strada dell’ingiusta Giustizia che nella mia Cosenza ha preso indirizzi sbagliati come spesso avviene nella nazione patria di Beccaria e Lombroso, uomini accomunati dal nome ma non dalla teoria. #Amaracchinicincappa.


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