';

Cari calabresi, impariamo a conoscere davvero il “nostro” candidato
20 Ott 2014 08:08

Il 23 novembre, data delle elezioni regionali in Calabria, si avvicina e su Facebook e Twitter sorgono movimenti e profili, inneggianti alle qualità di questo e quel candidato, che promettono di rivoltare la nostra amata regione come un calzino. Parole trite e ritritre che ascoltiamo praticamente ogni giorno, visto il clima di continua e interminabile campagna elettorale cui siamo sottoposti ormai da anni.

Gruppi che nascono dalla sera alla mattina, associazioni senza anima, poteri forti da quelli economici a quelli più occulti e pervasivi nei nostri territori, che lanciano giovani (e meno giovani) rottamatori di un sistema di cui hanno condiviso le “fortune”. La situzione reale è, purtroppo, questa e soltanto facendo realmente attenzione e approfondendo la storia di chi ci troviamo davanti, potremo sperare di invertire la rotta di una regione, che sta sprofondando sempre più nella disperazione e sempre più lontana dall’attenzione che meriterebbe la situazione generale in cui versa. Perché si sa, meno si parla della Calabria meglio è per coloro i quali, ormai da decenni se ne divorano le carni.

Dai disoccupati, all’economia sommersa e ndranghetista, passando per un territorio violentato e capace di scatenare le sue ire ad ogni goccia di pioggia, la situazione è tragica ed è triste dirlo, ma la rivolta è evitata soltanto da un controllo pervasivo del territorio da parte delle mafie che addolciscono le sofferenze distribuendo “mance” e qualche busta della spesa, perché una rivoluzione a loro non converrebbe proprio; poiché così come la politica, la ‘Ndrangheta spietata e altolocata attuale ha bisogno del controllo delle masse, del silenzio pacifico di un popolo sotto l’effetto di allucinogeni, che non permetteno di percepire la reale situazione di crisi da un lato e al contempo le opportunità concrete di crescita e sviluppo che la Calabria ha oggettivamente.

Così, in questo clima di disincanto, alle porte delle tornate elettorali locali o nazionali che siano, appaiono tutta una serie di personaggi in cerca d’autore, con stuoli di servili corti che fanno dell’autocelebrazione e dell’essere dei novelli Masaniello i propri fiori all’occhiello, conducono campagne elettorali come se fossero da sempre nell’agone politico e conoscono “tutti” senza mai sottrarsi a un abbraccio caloroso o a una stretta di mano; così da ormai 20 anni la Calabria resta ferma al palo, mentre la giostra gira e sugli scranni di Palazzo Campanella si alternano volti nuovi, capaci di non far peggio dei vecchi… Stanno lì a far nulla e a validare la “politica” che ha reso la Calabria quello che oggi è, quello che in tanti sottovoce definiscono una pentola a pressione pronta a scoppiare: a causa della povertà, dell’oppressione e della disillusione. Ma per scoppiare e rivoltarsi contro queste marionette di bell’aspetto, c’è bisogno di speranza, quella che in tanti vendono per non morire di fame, per non veder fallire i sogni di fare impresa o ancora peggio per non veder fallire il futuro dei propri figli e della propria comunità (intesa come famiglia, gruppo, associazione, comune, ecc.).

Per cui l’unica nostra arma resta l’informazione e la conoscenza, non bisogna solo valutare il curriculum del candidato, ma la storia, le amicizie e meglio ancora i nemici. La forza nel mantenere fede alle proprie parole trasformandole in fatti, dalle più piccole ed insignificanti alle più roboanti (e spesso irrealizzabili) promesse elettorali.

Meglio un candidato antipatico ma libero e coerente, che un amicone pronto a vendere se stesso e i suoi elettori per un assegno o un favore. Meglio un candidato che sfidi la ‘Ndrangheta a viso aperto (credo ne vedremo pochi), di uno che silenziosamente fluttua nel buonismo delle affermazioni del Bignami della legalità, per poi accettare la benedizione di ampi tratti di zona grigia e qualche supporto dal colore nero cupo. Meglio chi si presenta con una storia personale comprovata da fatti, con degli amici veri che sanno anche criticarlo quando necessario, con un gruppo sano che lo sostenga; che non un uomo solo al comando con al fianco servili zerbini che sanno dire solo di sì.

Bisogna essere consapevoli che il voto può uccidere ancor più di una pistola e di questo dramma, la Calabria è testimone e prova.


Dalla stessa categoria

Lascia un commento