';

Chi si sdraia sulla bara di Erich Priebke, il boia?
16 Ott 2013 09:23

Non doveva accadere. Cosa? La sceneggiata delle autorità, molte, tutte, intorno alla bara di Priebke, boia delle Fosse Ardeatine. Il linguaggio giornalistico in questi casi è il prodotto di un automatismo di orrore e di compiacimento lessicale. E non porta a nulla, come dimostrano i fatti legati ai funerali e al seppellimento dell’ex ufficiale nazista che,se continua così, diventerà un eroe del peggio.

Priebke era stato condannato all’ergastolo per le sue responsabilità della strage delle Fosse Ardeatine : numero di 335 morti che si aggiunsero ai milioni di morti in combattimenti e nei campi, e di vittime dei bombardamenti, un monte di corpi dalle tombe fino al cielo. Priebke se n’è andato a 100 anni. Con cinica ironia si potrebbe dire: che ha vissuto anni e anni di morte annunciata. E vien da chiedere: come mai questa morte straannunciata non è stata adeguatamente affrontata, e adeguatamente risolta nella chiusura: ovvero uomo sei polvere e polvere ritornerai. Cenere.

E’ cominciato invece il traffico della bara. La bara è stata, sotto gli occhi della polizia,addirittura scortata dai neo-nazisti che hanno metaforicamente alzato il corpo del boia sulla testa di tutti noi. Scontri di gente pro o contro il funerale, la tomba che non si trova. Le ceneri che potevano essere disperse, ora sono ancora un corpo, un oracolo, un simbolo. Liti tra le autorità, riesumazione dei lefeverbristi (religiosi tradizionali a cui non spiace la croce uncinata), rifiuti sdegnati di sindaci, città, paesi e paesini (persino quello nativo di Priebke).

Un cadavere che scotta. Sulla sua bara, proteggendola, si sono schierati i neonazisti. Ma anche tutti coloro che non hanno previsto, provveduto e quindi non”sentito” il rischio. E cioè che un boia, un corpo di storia malsana del Novecento, sia vittima della indecisione, della insipienza e più grave ancora della distrazione. Il peggio del peggio. Lui se ne va nella gloria funebre resa vitale dal nulla di chiacchiere e di genericità di un’Italia senza cultura non solo storica ma anche umana, capace di creare gli pseudo eroi, i non eroi. In un carnefice.


Dalla stessa categoria

Lascia un commento