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Cinema, tv e ora presidente della Film Commission Valle d’Aosta. Intervista a Simone Gandolfo
28 Giu 2017 07:30

Simone Gandolfo è oramai un attore molto noto del piccolo e del grande schermo. Molto note le sue interpretazioni in “Ditretto di polizia”, “R.I.S. Roma Delitti imperfetti”, “Crimini”, “La leggenda del bandito e del campione”, “La baronessa di Carini”, “La strada dritta”, “Gino Bartali – L’intramontabile” e “Don Matteo”, solo per citarne alcune. Al cinema ha lavorato, tra i tanti in “Lavorare con lentezza” e in “La tigre e la neve”. Ha debuttato come regista con il film “Cose Cattive”. E’ nato a Imperia, ma è stato poi adottato dalla Città Eterna. Ora è anche il nuovo Presidente della Film Commission Valle d’Aosta.

Chi è Simone Gandolfo oggi?

Che domanda difficile! E’ un uomo che cerca con tutte le sue forze di realizzare i suoi sogni, di non farsi schiacciare dal pessimismo imperante e dalla rabbia che dilaga in questa nostra epoca. Cerca di esprimere quello che ha dentro, di tradurlo in immagini, in storie in cui il pubblico si possa riconoscere. E’ ossessionato dalla bellezza, non dall’estetica, dalla bellezza e cerca di preservarla dai venti di grettezza populista che spirano continuamente. Non lo sa chi sia, ma continua incessantemente a domandarselo.

Sei di Imperia. Cosa rappresenta per te questa città?

La città dove sono nato, che ho odiato durante l’adolescenza e a cui sono tornato quando ho avuto la voglia di diventare grande. E’ il posto a cui appartengo, la mia tana dove mi ricarico per tornare a combattere nel mondo.

Quando hai capito di voler diventare un attore?

Quando avevo diciassette anni e ho fatto un corso di recitazione scolastica: ho subito capito che sarebbe stato ciò che volevo fare. E’ stato, come si dice, un colpo di fulmine.

Sei anche regista. Cosa significa esserlo?

Non so cosa significhi esserlo, però posso dirti cosa vuol dire per me farlo bene. Vuol dire essere a servizio di una storia, trasformare in immagini emozionanti le parole di una sceneggiatura, cercare la terza dimensione. Vuol dire amare il gioco di squadra, essere un leader che è sempre il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarsene. Vuol dire studiare, faticare e coltivare il proprio talento con dedizione e amore.

Cos’è per te il cinema oggi come oggi? 

Diciamo intanto che detesto fare una distinzione tra cinema e tv come chi considera il primo serie A e la seconda serie B. Per me, esistono storie interessanti e necessarie e storie superflue e noiose. Diciamo che credo che il ruolo della fiction (intese come storie di finzione sia cinematografiche che televisive) è quello di intrattenere stimolando chi guarda a innalzare la sua capacità di sintesi e di percepire bellezza e magari anche a pensare un po’ di più.

Hai vestito i panni di moltissimi personaggi; hai fatto parte di due progetti televisivi molto importanti come “Gino Bartali L’intramontabile” e “La leggenda del bandito e del campione”. Cosa ci dici di questi due ruoli?

E’ stato molto divertente e anche molto spaventoso perché la responsabilità era tanta ed è stata un’occasione di crescita magnifica.

Sei stato regista di “Cose cattive”. Ci racconti com’è nata l’idea di fare questo film? In Italia, il genere horror come viene visto?

Il genere Horror in Italia è considerato appena un livello sopra i filmini dei matrimoni. L’idea di “Cose cattive” è nata dall’esigenza di ragionare sul fatto che dietro alla tastiera di un computer ci sentiamo protetti ma in realtà non siamo mai stati così vulnerabili. Nel contatto reale con l’altro, abbiamo i nostri sensi che ci mandano segnali di allarme se c’è da aver paura, invece dietro a un profilo social può nascondersi chiunque.

Una serie tv per la quale hai fatto per SKY da autore e regista è “Pericolo Verticale”. Ci racconti? La montagna ha un valore particolare nella tua vita?

La montagna è un luogo dell’anima per me e raccontare le gesta del soccorso alpino è nato da un’esperienza personale: un brutto incidente capitatomi qualche anno fa; sono vivo solo grazie a loro.

Viviamo in un periodo molto delicato per il nostro Paese. Quali sono le “cose cattive” per te nel 2017?

Trump, Salvini, l’odio razziale, chi si approfitta di questa terribile crisi economica e morale per arricchirsi e sottomettere i più deboli e i più fragili.

Hai fatto parte di numerose fiction televisive di successo, da “Distretto di Polizia” a “RIS”, da “Gli anni spezzati” a “Rocco Schiavone”. Cosa rappresenta la serie tv nel tuo percorso artistico? Come vedi la fiction di questi ultimi anni?

Nell’ultimissimo periodo la fiction italiana sta andando verso la modernità: “Rocco Schiavone” è stato un bellissimo progetto dove ho lavorato sia come attore che come regista. Ritengo che le serie televisive e in generale la televisione, come diceva Pasolini, siano uno strumento che se usato bene è fondamentale per la cultura di un popolo, ma se usato male (e noi per molto temo lo abbiamo usato male a mio modo di vedere) può essere deleterio.

Recentemente ti abbiamo visto in “C’era una volta Studio Uno” che ha trattato del famoso programma che lanciò Mina e tantissime altre star della musica e della televisione degli anni sessanta dove  interpreti Guido Sacerdote che è uno dei due autori del programma. Cosa significava essere autori televisivi in quegli anni? E ora? Quale poteva essere l’aria in quel decennio?

Erano anni in cui tutto sembrava possibile, anni pieni di speranza: vista l’aria che tira, se ne sente molto la mancanza!

Vivi a Roma. Quale rapporto hai con la Città Eterna?

In realtà non vivo più a Roma; la Città Eterna è come un’amante che ti fa disperare ma della quale non puoi fare a meno. E’ bellissima, ma è altrettanto faticosa e infettata dal peggio dell’italianità (clientele, salotti, corruzione, accidia, ecc…) tuttavia è Roma e non si può fare a meno di lei.

Quest’intervista verrà pubblicata su Resto al Sud. Posso chiederti che rapporto hai con la parola Sud?

Non mi sono mai posto il problema diciamo che per me esistono solo persone e luoghi senza nessuna distinzione geografica o etnica.

I tuoi prossimi progetti?

Come regista una serie tv factual intitolata “Angeli del Mare” (sull’operato della guardia costiera nel canale di Sicilia), un film in scrittura  e un cortometraggio dal titolo “Last Border” che spero di realizzare presto. Come attore  sarò nella seconda stagione di “E’ arrivata la felicità”.


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