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Ecco il museo che Marsiglia aspettava
05 Giu 2013 10:09

Marsiglia ha finalmente il suo Museo delle Culture d’Europa e del Mediterraneo, un museo che aspettava da più dieci anni e che le assomiglia, nascendo come cittadella multiculturale tra cielo e mare. Il MuCem aprirà al pubblico venerdì, ma è stato inaugurato oggi da Francois Hollande, che era venuto nella città del sud l’ultima volta da candidato pieno di promesse.

Ieri il presidente abituato a spostarsi con la pioggia è stato accolto dal sole, ma anche da un gruppo di manifestanti anti nozze gay e da operai sul punto di perdere il lavoro. Nel programma della giornata non c’é però la visita dei quartieri nord, quelli più caldi, dove si consumano sparatorie e traffici di droga. Oggi Marsiglia torna a far parlare di sé in veste di capitale della Cultura 2013 e quello di oggi è uno dei momenti più forti dell’evento. Il MuCem è innanzi tutto il J4, un cubo di vetro scenograficamente posato in riva al mare, rivestito da una trina irregolare di cemento e ancorato al vecchio molo da cui prende il nome.

A due passi da lì ci sono gli hangar e l’antico forte Saint-Jean, ma non c’è nessuno shock visivo, antico e moderno (a cui si aggiunge la vicina Villa Mediterannee disegnata da Stefano Boeri) qui si prendono per mano. Un progetto firmato dal francese Rudy Ricciotti, che di recente ha realizzato anche il nuovo dipartimento di Arti dell’Islam al Louvre. Per l’enfant terrible di 60 anni dell’architettura francese, il MuCem, che si estende su 44mila metri quadrati, non è solo un museo, ma un “territorio”.

Del resto risalendo le rampe panoramiche fin sulla terrazza si vive un miracolo continuo di luci e ombre, un continuo passaggio tra il fuori e il dentro, si abbracciano a 360 gradi il vasto paesaggio marittimo e la città brulicante. Se questo è il cuore del museo, il MuCem si estende su tre siti. Dalla terrazza del J4, una passerella di 135 metri sul mare porta al forte Saint-Jean, perfettamente restaurato e ormai accessibile al pubblico. Qui, 25 intime stanze, come vetrine, sono trasformate in luoghi di esposizione.

C’è infine il Centro di Conservazione e Risorse di Marsiglia, adibito soprattutto a deposito. Sono state trasferite qui le collezioni del museo parigino delle Arti e Tradizioni popolari creato nel 1937 e chiuso nel 2005. Ci sono voluti un anno e più di cento rimorchi per trasportare da Parigi più di 250 mila oggetti, stampe e foto. Circa 400 pezzi, il 50-60% dei quali appartengono al MuCem, sono esposti da venerdì nella Galleria del Mediterraneo, creata al piano terra del J4, dove si ripercorre, in modo didattico, la storia delle civiltà del Mediterraneo.

La mostra sarà rinnovata ogni tre anni. Fino al gennaio 2014 si tengono altre due mostre, “Il Blu e il Nero, un sogno mediterraneo” e “Nel bazar dei generi, maschile e femminile nel Mediterraneo”. L’impatto col MuCem non è lo stesso che si ha con un classico museo d’arte. Per il direttore scentifico delle collezioni, Zeev Gourarier, bisogna viverlo come un “museo di società e di idee”, che parla delle genti e dei fenomeni di società. “E’ un luogo inedito. E’ il primo museo al mondo dedicato alle culture del Mediterraneo, aperto a dibattiti senza tabù con salti tra passato e presente”, ha aggiunto Bruno Suzzarelli, presidente del MuCem. Altro motivo di orgoglio per la città è che per la prima volta in Francia una collezione nazionale ha lasciato la capitale per essere integralmente trasferita in un capoluogo regionale. Un progetto di lunga data, in gestazione da più di dieci anni.

E un sogno da 191 milioni di euro che si concretizza in questa città (la seconda di Francia) piena di vita e di contrasti, bella da togliere il fiato e schiacciata dalla disoccupazione, dove una persona su quattro vive in povertà.


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