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Essere attrice. Intervista a Danila Stalteri
11 Giu 2018 07:00

Abbiamo già avuto il modo conoscerla sia al cinema che a teatro, ma questa volta abbiamo deciso di fare una chiacchierata completa con un’attrice davvero straordinaria e letteralmente vulcanica. Stiamo parlando di Danila Stalteri, protagonista sia del piccolo sia del grande schermo, oltre che di brillanti commedie teatrali, un’attrice bellissima che con il dono della semplicità riesce, complici i suoi occhi, a comunicare tutto.

Chi è Danila Stalteri oggi?

E’ una donna in continuo movimento; una persona sempre alla ricerca di qualcosa che le possa far superare i propri limiti e le proprie paure; un’artista che non si accontenta più di accettare quello che gli altri decidono per lei e che vuole sperimentare nuove esperienze artistiche e personali.

Come ti sei avvicinata alla professione di attrice e perché hai scelto questo mestiere?

Mi ci sono avvicinata davvero per caso, quando nel lontano 1999 un regista (Renzo Badolisani, aiuto di Ettore Scola), venne nel liceo classico che frequentavo per fare dei provini; cercava attori giovanissimi e non professionisti per il suo film “Tornare Indietro”. Da lì a poco mi trovai “scaraventata” su un set e posso dire che da allora la mia vita è totalmente cambiata..  Anche se non so ancora se in meglio o in peggio!

La tua famiglia come ha preso la tua decisione di intraprendere questa carriera?

Male, anzi malissimo. Nonostante parallelamente agli impegni attoriali abbia continuato a studiare fino a conseguire la laurea in Lettere e Filosofia col massimo dei voti, prendendo quindi il famoso “pezzo di carta”, i miei genitori non hanno assolutamente appoggiato questa mia scelta. Anche oggi, dopo quasi vent’anni di carriera, continuano a guardarla con sospetto.

Cosa vuol dire essere attrice oggi come oggi?

Vuol dire sacrificare tutto ciò che dovrebbe essere parte integrante della vita di una persona “normale”: affetti, famiglia, tranquillità economica; significa vivere costantemente sulle montagne russe, passando dall’euforia più travolgente alla paura ed alla depressione. Significa essere sempre considerata altro dalla società “normale”. E’ sufficiente andare a fare un documento o una pratica burocratica e dire di essere un attore per capire cosa significa.

Quali fini ha un attore nei confronti della vita?

L’attore è un essere in continua ricerca; e sente il dovere morale di arricchire la vita con la sua arte, dedicandocisi al 200%.

E nei confronti del pubblico?

Quello con il pubblico è un rapporto ambiguo; lo si ama alla follia o lo si odia profondamente.  Credo siano davvero pochi i “geni incompresi “, quindi l’attore dovrebbe sempre cercare di dare qualcosa al pubblico, ma senza cercare di compiacerlo a tutti i costi: il pubblico va anche “educato”, magari proponendogli qualcosa di inusuale, ma sempre senza esagerare.

Un incontro fortunato è stato quello con Cinzia TH Torrini. Ci racconti perché?

Cinzia è stata la regista delle mie due più belle esperienze televisive, e non finirò mai di ringraziarla per questo; ma soprattutto perché è stata lei a darmi il coraggio di mettermi alla prova come autrice dei miei spettacoli. E’ grazie a lei se ho iniziato questa nuova fase della mia carriera.

Diversi i successi in tv, tra cui “Terra ribelle” e “Un’altra vita”. Cosa ricordi di quelle esperienze?

“Terra Ribelle” è stata un’esperienza incredibile: vivere 7 mesi in Argentina insieme ai miei colleghi ci ha reso una grande famiglia; con qualcuno è rimasto un rapporto di amicizia che continua nel tempo. Il mio personaggio, Vittoria, è stato uno dei più divertenti da interpretare: non ero mai stata così cattiva! Completamente diversa è stata invece Silvia, la bottegaia incinta al nono mese di “Un’altra vita”: la scena in cui Vanessa Incontrada mi fa partorire è stata la più emozionante della mia carriera.

Anche tanto teatro. Cosa rappresenta per te il palcoscenico?

Il palcoscenico è ossigeno, libertà, voglia di sperimentare ma anche rigore, disciplina. Adoro la “liturgia” teatrale: le prime letture a tavolino, vedere come lo spettacolo cambi nel corso dei giorni di prove; il nervosismo prima del debutto, la scelta dei costumi, il trucco e parrucco, attendere dietro le quinte il segnale per entrare in scena. Amo anche gli imprevisti del teatro: computer che si impallano, mixer che si rompono, teatri semi deserti o talmente affollati da non sapere più dove mettere fisicamente le persone… insomma, amo davvero tutto!

Hai ancora un sogno nel cassetto?

Ne ho centinaia! Dal comprare una casetta in un paesino sperduto del Sudamerica a scrivere lo “spettacolo della vita”. Nell’immediato, la cosa più importante è trovare una sede per la mia associazione culturale!

Quest’intervista verrà pubblicata in Resto al Sud. Tu che rapporto hai con la parola Sud?

Il Sud è dentro di me, è parte integrante della mia vita! Sono di origine calabro-sicula e ogni tanto sento fisicamente il bisogno di tornare. Il Sud fa bene alla mente e al cuore, ma un po’ meno alla linea – visto che ogni volta torno a Roma con un paio di chili in più –, ma comunque Viva il Sud!


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