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I frati francescani a scuola di social media
16 Mag 2014 04:33

La scorsa settimana, grazie ai classici sei gradi di separazione – un solo grado nella fattispecie – sono stato invitato a tenere una due giorni di formazione sui temi dei social media all’Ordine dei Frati Minori di Sicilia, comunemente detti frati francescani, anche se – ho scoperto – che i francescani si dividono in tre gruppi diversi: minori, conventuali e cappuccini.

L’obiettivo del corso secondo i miei committenti – ovvero fra Massimo e fra Alfio – sarebbe dovuto essere introdurre al complesso mondo dei social media, non solo dal punto di vista tecnico ma dal punto di vista culturale.

Oltre che la sfida intellettuale – come impostare la questione – sono stato spinto ad accettare l’incarico per la curiosità di confrontarmi con un uditorio per me assolutamente nuovo: dei frati!

Ho accettato l’invito ed ho cominciato a lavorare sulla cosa.

Le slide: progettare un percorso sui social per una audience di frati

Per prima cosa mi sono chiesto: come organizzare il ragionamento?
Ovviamente ho un sacco di materiale da sottoporre sul tema: moltissime cose del mio libro sui media digitali, ma anche il materiale che vado raccogliendo su Facebook Google+ per le mie lezioni. Il problema era che traccia usare per raccontare il complicato mondo dei social media.

Ho tagliato la testa al toro usando la metafora dello storytelling, ovvero i social media sono strumenti che servono per raccontare delle storie, e in quanto tale sono una forma di linguaggio con regole formali (semantica, sintattica) ma anche culturali (pragmatica).

Da queste riflessioni è nato il titolo dell’incontro che è stato “Io parlo Facebook: e tu? I social media come strumento per raccontare storie”.

Una volta trovato il trait d’union ho organizzato l’incontro in due blocchi logici: l’universo dei social media (primo giorno) pieno di case study sui social media che fanno male e i social media che fanno bene, con cui ho smontato la retorica del pericolo della rete. Il secondo blocco logico (secondo giorno) le caratteristiche strutturali dei social media: piattaforme, privacy, strategie di comunicazione.

L’aula: frati e social media, un rapporto molto sfaccettato

Il primo giorno di incontro, mi sono rapidamente reso conto delle aspettative dell’aula.
L’incontro doveva essere come momento profondamente formativo.

In pratica le aspettative dei frati rispetto ai social media erano di due tipi: da un lato comprendere meglio questo mondo per poter svolgere un orientamento ai fedeli o durante le attività pastorali (incontri, eventi, ….), dall’altro comprendere qual è il modo migliore attraverso il quale un frate può frequentare la rete mantenendo la doppia identità di persona e di frate.

Infatti una cosa che mi ha molto affascinato è stato scoprire come i media digitali vengono vissuti dai frati francescani.

2014_05_06_io-parlo-facebook-e-tu-BENNATO-Frati-geek-TECNOETICA

C’è davvero una notevole varietà di approcci alla rete.

C’è il frate geek che usa sistematicamente lo smartphone, Facebook ed è un appassionato di selfie (con bonaria ilarità dei confratelli), mentre si tiene in contatto con sorella e nipotine tramite un gruppo Whatsapp, di cui è intenso utilizzatore.

C’è quello che capisce l’importanza dei social ma ritiene che il proprio ruolo di frate sia incompatibile con questi strumenti.
C’è il frate che studia comunicazione e vorrebbe “evangelizzare” i confratelli su questo tema.

C’è il frate nerd che si pone domande non banali sull’utilizzo dei tag in una prospettiva di privacy.

C’è il frate che aveva una forte ostilità verso i social media e li riteneva un luogo negativo e di peccato perché tutto quello che sapeva di Facebook lo aveva “scoperto” durante le confessioni dei fedeli. Inciso: posso solo immaginare cosa possa dire una persona ad un confessore per scaricarsi la coscienza di ciò che ha commesso su Facebook.

C’è il frate che vive l’uso dei social con allegria, tanto da aver partecipato ad una versione di“Happy” fatta per la Gioventù Francescana.

Ci sono anche delle questioni profonde e non risolte.

Per esempio: i frati in quanto tenuti al voto dell’obbedienza tengono in dovuta considerazione il giudizio del Ministro Provinciale (il loro “capo”, una carica elettiva temporanea tra l’altro presente in aula durante queste giornate), il quale legittimamente tiene molto all’immagine che viene dato dell’ordine francescano sui social.
Oppure la vicenda – raccontata come caso-spauracchio – di quel frate che ospite della sorella di una giornata in piscina, ha avuto voglia di condividere quel momento facendo una foto con una ragazza schiena contro schiena in stile “Robe di Kappa”, entrambi in costume, suscitando commenti salaci e maliziosi, e costringendo il povero frate alla rimozione della foto, altrimenti pudica (omnia munda mundis?).

Per quanto possa sembrare un caso specifico, l’uso dei social media da parte dei frati francescani solleva una questione che riguarda tutti: come gestire la propria identità personale sui social sapendo che il ruolo che interpretiamo nella società prevede delle aspettative che non sempre possono essere disattese? O comunque di qualcuno il cui giudizio sul nostro operato incide profondamente sulla nostra vita?

Non credo che la risposta a questa domanda sia un problema solo per chi è un frate.

Risultati dell’incontro: cosa ho imparato

2014_05_06_io-parlo-facebook-e-tu-BENNATO-foto-gruppo-TECNOETICA

L’incontro per quanto mi riguarda è stato decisamente positivo ed ho imparato un sacco di cose.

Ho imparato che portare un saio non vuol dire dimenticare di essere persone.

Ho imparato che ci sono diversi modi per essere frate secondo le regole e tutti dipendono dalla propria personalità.

Ho scoperto che il modo migliore per impostare un ragionamento su pregi, difetti e responsabilità delle proprie attività sui social media dipende dalle caratteristiche dei contenuti digitali (secondo la classica analisi di danah boyd: persistenza, replicabilità, scalabilità, ricercabilità).

Ho scoperto che mi trovo molto bene a confrontarmi con i frati, nonostante che per me la questione dei valori sia una questione essenzialmente laica, individuale e sociologica, me non per questo meno profonda.

Per questi motivi e per la splendida accoglienza voglio ringraziare fra Massimo e fra Alfio e tutti i frati del’OFM di Sicilia che hanno partecipato alla due giorni per la bellissima esperienza che mi hanno dato l’opportunità di provare.


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