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Il flop dei Cinque Stelle a Reggio Calabria
09 Mar 2014 10:13

Recita un vecchio adagio calabrese “a gatta presciarola fice li figli uorvi (la gatta frettolosa fece i figli ciechi). Soprattutto, quando alla fretta si aggiungono divisioni, e confusione, come quelle che da un po’ sembrano caratterizzare il Movimento 5 Stelle, sempre più squassato, da lacerazioni interne (quando non in vere epurazioni), tanto in grande quanto in piccolo.

L’Election Day Sì-No-Forse

Prendiamo il caso dell’E-Day, quel 9 Marzo che avrebbe visto il popolo pentastellato scegliere il proprio candidato a sindaco per le prossime amministrative comunali a Reggio Calabria. Elezioni difficili, per le condizioni in cui versa la città commissariata dall’Ottobre del 2012 per «contiguità mafiosa», e neppure troppo vicine, dato che a seguito della proroga del commissariamento se ne parlerà per l’autunno. Una scelta strategica, dunque, quella del Movimento, che voleva segnare un netto stacco dalle altre forze politiche, che nel frattanto, fra una scaramuccia e l’altra, tastano il terreno.

Non è tutto oro ciò che luccica

Tuttavia non sempre ciò che si desidera si ottiene. D’altronde non tutto stava, in effetti, andando per il verso giusto. I richiesti curricula o presentazioni dei candidati da pubblicare sul sito ufficiale, eccezion fatta per due di essi, nonostante le richieste degli attivisti, latitavano. Per non parlare della scelta di adottare per la designazione dei candidati il Non-statuto nazionale che lasciava adito ai dubbi di alcuni. «La cosa è alquanto ‘sospetta’, secondo me, e lo sarà anche secondo tanti altri, anche perché a pensar male spesso ci si azzecca», lamentava un attivista.

La differenza, in effetti, era sostanziale; se nel regolamento nazionale per il candidato bastava non «avere assolto in precedenza più di un mandato elettorale», il regolamento adottato nell’Aprile del 2013 da uno dei meetup reggini presentava criteri molto più rigidi: niente «tessera di partito, comitati, associazioni o gruppi politici, nei 5 anni antecedenti la consultazione elettorale», né candidature «con altri movimenti, partiti, liste civiche, comitati, associazioni o gruppi politici nelle due ultime tornate elettorali di qualunque tipo e livello e in ogni caso nei 5 anni antecedenti».

Ristrettezze che, qualora fossero state confermate (ma non lo furono) avrebbero tagliato fuori due dei cinque candidati proposti, presentatisi, sebbene non eletti, nella tornata elettorale del 2011. Certo, da allora si era deciso di chiudere tutti, o quasi, i meetup reggini, per far confluire il popolo pentastellato in un’unica Assemblea, con la conseguente decadenza del singolo regolamento e in attesa dell’approvazione di un nuovo (nella cui bozza poi non approvata, a onor del vero, i 5 anni sono citati) il ritorno al non-statuto madre.

L’epurazione (momentanea) dell’Election Day

Ma quaestio regolamento a parte, i rumors e i malumori crescevano anche in merito alla frettolosità che avevano visto ideazione e organizzazione dell’E-Day, decisa in assemblea poco più di due settimane fa. “Abbiamo bisogno di più tempo” la richiesta di molti che paventavano un autogol clamoroso. E così, presto fatto, con due sondaggi lampo si decideva 1. Di non far partecipare alla scelta del candidato i grillini della provincia reggina, in barba alla cd città metropolitana. 2. Di spostare la votazione a data da destinarsi, con maggioranza di ben il 70% dei votanti (54 in tutto).

E così «l’importantissimo evento» cui gli attivisti non potevano mancare, da «chiaro messaggio alle altre forze politiche» si è tramutato in flebile sibilo, con la pronta cancellazione dell’evento dai siti pentastellati e la riduzione della giornata di votazione in evento di sola presentazione dei candidati e autocandidatura a futuro consigliere comunale.

Nel frattanto i 5S locali specificano in un comunicato che «non esiste alcun fantomatico regolamento “locale” vigente» e ribadiscono come le porte delle loro Assemblee siano aperte a tutti. E nel frattanto, si organizzano.


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