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La terra dei fuochi, il ghetto dove si muore di tumore
07 Nov 2013 08:01

Ci sono cose che in qualsiasi moderna democrazia non dovrebbero mai accadere. Tra queste, la mancata informazione da parte dello Stato circa i rischi provocati alla salute a tutti noi ignari cittadini che per decenni ci stiamo intossicando a causa dei rifiuti tossici sepolti in ogni dove soprattutto in Campania e Calabria.

Ciò che abbiamo letto ed ascoltato nelle interviste e dichiarazioni rilasciate dal “pentito” Carmine Schiavone ha dell’inverosimile. Credo sia giunta l’ora di indignarsi e dire una volta per tutte che è ora di finirla. Basta con questi comportamenti omertosi, criminali e complici di interi apparati dello Stato che invece di tutelare la salute dei cittadini mediante adeguata informazione e con fondi destinati alla bonifica delle aree interessate preferiscono, in nome di una presunta logica di ragion di Stato, secretare argomenti che ineriscono la salute pubblica, in totale spregio della stessa Costituzione italiana, cui i vari apparati governativi e non, hanno prestato giuramento di fedeltà.

L’articolo 32 così recita: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti». Intere popolazioni tradite non solo dalle organizzazioni criminali, che in nome di un facile ed altamente proficuo business, non ci hanno pensato più di tanto ad inquinare la terra, le falde acquifere ed i mari.

Se forse è troppo pretendere che uomini appartenenti alle varie organizzazioni criminali s’impegnino a pensare a quello che fanno – è presumibile credere che altrimenti non avrebbero messo a repentaglio la loro stessa salute, oltre a quella dei loro familiari e centinaia di migliaia di persone – non è mai troppo pretendere da tutti gli onesti cittadini, dall’intera compagine sociale e da coloro che già vivono sulla propria pelle le conseguenze di questi atti criminali senza precedenti, una presa di coscienza di che cosa sono capaci di fare questi criminali e soprattutto da che parte stare, mettendo al bando una volta per tutte quegli atteggiamenti omertosi o di rinuncia ad agire e a denunciare semplicemente perché “non ci riguarda”.

Per questo motivo Martin Luter King, diceva di avere “più paura del silenzio degli onesti che della cattiveria dei malvagi”. In altre occasioni ci siamo ricordati di come Primo Levi ne “I sommersi ed i Salvati”, argomenta che lo spazio tra la categoria delle vittime e degli aguzzini non è vuoto, bensì «costellato di figure turpi o patetiche (a volte posseggono le due qualità ad un tempo) che è indispensabile conoscere se vogliamo conoscere la specie umana».
È un tema ingrato, questo delle forme di collusione o di acquiescenza tra vittime e oppressori ed è quello spazio che non è vuoto e che viene definito dallo stesso Levi “zona grigia”.

È giunto il tempo di decidere da che parte stare e svuotare finalmente questo spazio scandaloso ed inumano della zona grigia e di agire di conseguenza. Non è troppo pretendere che i politici e le Istituzioni pensino a difendere gli interessi di tutti, senza omissioni, collusioni e corruzioni di ogni sorta. Ha ragione Renzo Piano quando afferma che “è drammatico un Paese dove occorre firmare un appello per approvare un Ddl contro i corrotti. Che sono sostanzialmente dei ladri dei diritti altrui. Dei banali truffatori”.

Quanto mai pungente la battuta dell’attore Antonio Albanese che fa dire al suo personaggio Cetto La Qualunque: “una legge anticorruzione? È dal 1964 che ci lavoro”. Sembrerebbe, anche dalle ultime vicende che hanno interessato il ministro Cancellieri, che la politica in Italia sia una sorta di corsa potere che come l’anello di Frodo “possiede chi lo possiede”.

S. Ignazio di Loyola, fondatore dei Gesuiti, insegnava che il potere va dato a chi non lo desidera e non lo chiede. Prima di ogni movimento politico deve esserci una coscienza vigile. Essa, e solo essa, può finalmente generare un movimento politico che parti realmente dal basso e che sappia farsi interprete del malessere profondo che lacera questa nostra società.

Concordo con Giuseppe Reguzzoni quando afferma che “il Potere lavora per cancellare la rappresentanza e tacitare le coscienze vigili. I modi sono tanti, ma sono quelli di sempre: dividere e/o infiltrare. Divide et impera, era il metodo preferito dall’antica Roma per spezzare la resistenza dei popoli su cui si stendeva la propria brama di potere e di dominio. Infiltrare, significa non necessariamente collocare propri uomini all’interno di una struttura politica di resistenza, ma, magari e più semplicemente, comprarseli, con la promessa di posti e di partecipazione al Potere. Sono pochi gli uomini che sanno resistere a questa tentazione”.

Lascio le conclusioni ancora una volta a Primo Levi che nella opera citata scrive: “anche noi siamo così abbagliati dal potere e dal prestigio da dimenticare la nostra fragilità essenziale: col potere veniamo a patti, volentieri o no, dimenticando che nel ghetto siamo tutti, che il ghetto è cintato, che fuori del recinto stanno i signori della morte, e che poco lontano aspetta il treno”.

Quel treno che oggi si riempie giorno dopo giorno di tanti ammalati di tumore che sanno di entrare nel ghetto della sofferenza più inaudita.


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