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L’aspettativa di vita degli italiani è in calo. Le motivazioni molteplici
07 Mag 2016 08:45

Il nesso di causalità c’è. È sotto gli occhi di tutti. L’aspettativa di vita degli italiani è in calo. Ce ne eravamo accorti. Ma le nostre intuizioni valgono poco. A dirlo oggi è il rapporto Osservasalute.

Le motivazioni naturalmente sono molteplici. Gli stili di vita, non solo individuali ma collettivi, si fanno sentire. Il superfluo di cui non sappiamo più fare a meno si fa pagare a caro prezzo. Il Papa nella enciclica Laudato si’ ce lo ha ricordato. Le risorse non sono infinite. E noi abbiamo l’obbligo di pensare anche a coloro che verranno dopo. Tutto ciò che prendiamo in più per noi oggi, lo stiamo rubando ai legittimi proprietari di domani.

Il consumismo sfrenato porta solamente danni. Educare alla parsimonia, dunque, è una priorità. Ma si muore prima anche perché l’Italia investe oggi meno di quanto investiva negli anni passati per la salute. Strana scelta che non conviene a nessuno. Se ci si ammala prima occorreranno più risorse, più medicine, più posti letto per tentare di ristabilire il paziente. La cosa migliore sarebbe investire sulla prevenzione. Non accade. O, almeno, non accade adeguatamente. L’Italia è stretta e lunga. Non tutti gli italiani godono degli stessi diritti. Purtroppo c’è un nord più ricco a fronte di un sud dove si stenta a tirare avanti. I nostri giovani migliori partono. Vanno via. Certi paesi del sud sono abitati solo da vecchi. Con pochi soldi, molti acciacchi e scarse possibilità di curarsi.

L’ambiente inquinato e maltrattato, aggiunge dolore a dolore. Problemi a problemi. Papa Francesco, nella Laudato si’ ci ricorda che “c’è bisogno di sincerità e verità nelle discussioni scientifiche e politiche senza limitarsi a considerare che cosa sia permesso o meno dalla legislazione”. Il Papa quindi ci chiama a fare un passo in avanti. A osare di più. A precedere e stimolare le “certezze scientifiche” che, per loro natura, arriveranno solo a danni già compiuti. Valga sempre e per tutti, invece, il principio di precauzione. Disoccupazione e povertà portano gli uomini a nutrirsi male. A consumare molto pane e pasta e poca frutta e verdura. A non andare per il sottile. A rinunciare a diete appropriate. Si punta all’essenziale. Allora si bada poco o niente, per esempio, alla cura dei denti. Fa male al cuore vedere in giro persone ancora giovani e già sdentate. Si va dal medico quando il male ha già attecchito. Disoccupazione e povertà allargano a dismisura le porte alla malattia.

I poveri, i disoccupati non frequentano cliniche private, non vanno all’intramoenia. Si mettono pazientemente in fila negli ospedali pubblici. Fila tante volte interminabili. Chi ama però non può attendere. Chi ama non bada a spese. Non è giusto, anzi è profondamente ingiusto, che i poveri abbiano ad ammalarsi e morire prima dei ricchi. Ed è anche per questo che spesse volte fanno scelte scellerate. Nessuna banca, infatti, si fa accanto ai poveri che non possono dare garanzie. Allora si ricorre all’usuraio. Usuraio che è uno dei mille tentacoli con cui la camorra soffoca e imprigiona le persone. Camorra che in questo modo ha sotto controllo tutto e tutti. Camorra che si impossessa della stessa dignità della persona umana.

A Napoli nei giorni scorsi sono stati esplosi colpi di kalasnikov davanti a una caserma dei carabinieri. Sempre a Napoli sabato sono stati ammazzate ancora due persone. A Napoli la chiesa scende in piazza insieme al popolo impaurito. A Napoli – e non solo – però, stasera tanta gente non potrà mangiare. Non potrà portare il figlio dal dentista. Pur desiderandolo, non può cambiare casa. È costretta a rimanere nel quartieri dove i camorristi si inseguono, si sparano, si ammazzano per le strade, in mezzo ai vicoli, nei circoli ricreativi. Il nesso di causalità. Eccolo. Lo abbiamo trovato. Splende come il sole a mezzogiorno.

Lo Stato ha il diritto di chiedere ai cittadini di fare il loro dovere. Ma ha anche il dovere di dare ai cittadini i loro diritti. Diritti inalienabili. Fondamentali. Diritti che sono alla base del vivere civile. E che se disattesi la lotta alla camorra, alla mafia, alla corruzione è pura utopia. Se non vera ipocrisia. “Eppure non tutto è perduto – dice il Papa, perché gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi … far emergere il proprio disgusto e di intraprendere nuove strade verso la vera libertà”


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