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Manuela Ventura negli anni ’80. Intervista all’attrice
17 Apr 2018 07:00

Siamo giunti alla terza stagione di una delle fiction più amate di Rai1. “Questo nostro amore ’80” vede ancora una volta protagoniste due famiglie, una torinese e una siciliana emigrata negli anni ’60 a Torino, apparentemente diverse, eppure così simili. Manuela Ventura, attrice catanese di straordinaria bravura, veste i panni di Teresa Strano, una moglie e mamma siciliana. Insieme a lei, ritroveremo i protagonisti interpretati da Anna Valle e Neri Marcorè, con i vecchi e nuovi personaggi della famiglia Costa e della famiglia Strano ma questa volta negli anni ’80. Saranno affrontati nuovi temi e sentimenti che s’intrecceranno con il cambiamento della società. Ne abbiamo parlato proprio con l’attrice siciliana.

Manuela ti stiamo vedendo proprio in queste settimane in “Questo nostro amore 80”. Ci racconti quali sono le novità?

La terza serie, diretta da Isabella Leoni, si apre nel 1971 e ritroviamo le famiglie Costa/Ferraris e Strano alle prese con impegni tra lavoro famiglia e scuola. Tutto ruota intorno ai nuovi arrivi, partenze e improvvisi ritorni che catapulteranno i protagonisti negli anni 80, esattamente nel 1981. Inizia un periodo di mutamento degli stili e delle prospettive di vita. Il mondo cambia, diversa sarà la musica, il modo di vestire, le case e i luoghi e troveremo cambiati anche i protagonisti. I più piccoli sono cresciuti, i ragazzi e le ragazze diventano più adulti e a loro volta genitori, arrivano nuovi figli, e i grandi continuano a vivere le vicissitudini legate anche a un’età diversa. L’amore rimane pur sempre il grande protagonista e sarà affrontato in un’alternanza di armonie e discordanze, ripensamenti e paure. I protagonisti ,ai quali il pubblico si è nel tempo affezionato, continueranno a vivere e ad affrontare la vita e i cambiamenti, con grande slancio.

Interpreti ancora una volta Teresa Strano. Ci racconti com’è cambiata dal suo arrivo a Torino?

L’aria di novità e di libertà dell’Italia di quei tempi non la lascia indifferente. Il rapporto che s’instaura tra Anna e Teresa è stimolo e motore di tanti cambiamenti, un rapporto che ci permette di parlare di complicità e solidarietà femminile. Teresa all’inizio ha titubanze e pudori , ma è una donna molto curiosa e dotata di coraggio, non ha studiato ma questo non le impedisce di farlo in seguito, sa ascoltare e ragionare e, con il sorriso, compie delle trasformazioni che le permettono di affermare il proprio ruolo e la propria individualità.

Com’è Teresa negli anni ’80?

Inizia un periodo di mutamento degli stili e delle prospettive di vita e Teresa sarà in una veste nuova perché ha fatto una brillante carriera ed è sempre più apprezzata dal suo capo con cui ha un’intesa particolare. Tutto questo accende ancora di più le dinamiche con il marito Salvatore che non vive serenamente la sua condizione di pensionato anche in rapporto alla posizione della moglie. Inoltre la famiglia Strano si è allargata, arriva la quinta figlia, Rosa, la tanto attesa femminuccia, che ora ha 10 anni, una ragazzina con disabilità , piena di vitalità e simpatia. I rapporti con Rosa e tutti gli altri figli, ormai grandi, porteranno delle grandi novità per Teresa. Affronterà anche momenti di preoccupazione e metterà in discussione alcune sue scelte che riguardano proprio il lavoro.

Si parla degli anni ‘80, cosa ricorda lei di quegli anni?

L’ambientazione di quegli anni. Per me è stato il passaggio dalle elementari alla
scuola media, anni di nuove scoperte. Ricordo i giochi all’aperto, palla avvelenata, nascondino,
ricordo gli album di figurine, il preferito era quello di Lady Oscar o la pista delle macchine da
corsa di mio fratello che lui non voleva che usassi o i pomeriggi in casa a fare i giochi di
società e poi la tv, dai cartoni animati fino alla musica su Mtv con i primi videoclip, inoltre la moda cambia. Ripenso anche a uno spettacolo a scuola nel 1981 a scuola, “Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno”, io ero la Regina Ipsicratea.

Tra le tematiche affrontate nella fiction, c’è anche quella della disabilità. Come ti sei preparata per affrontarla? Cosa vuol dire per te essere diversamente abili?

In precedenti occasioni ho avuto modo di interagire e lavorare con la disabilità all’interno di compagnie teatrali o conducendo laboratori. Questo mi ha permesso nel tempo di capire e di crescere, mettermi in una condizione di ascolto e di apertura è stato fondamentale, perché solo così può avvenire un incontro e una trasformazione di te stesso e dell’altro. Ognuno di  noi è portatore di diversità a parer mio, poi ci sono delle disabilità che incidono più
fortemente nelle relazioni, nella vita sociale e nell’integrazione. Eppure c’è tanto dentro quella  disabilità di chi non si vuole nascondere: ci sono persone piene di poesia, ci sono  voci e suoni, c’è la stessa voglia di vita e di bisogno dell’altro che abbiamo tutti. Su questo set è stato fondamentale il rapporto e il lavoro che la regista Isabella Leoni è riuscita a realizzare insieme al coach Luca Nicolino , fondatore dell’associazione “I buffoni di Corte”, luogo di  integrazione e socializzazione con percorsi teatrali e di danza rivolti a bambini, famiglie e  ragazzi con la sindrome di Down. India Dassie è la ragazza che interpretata Rosa Strano, un arrivo sul set molto importante per noi, c’è stata una sintonia molto genuina. E’ stata bravissima nel rendere il ruolo perché ha dei tempi e ritmi sorprendenti in scena, dotata di
spontaneità e grande simpatia. Molto bello il rapporto tra Rosa e Salvatore.

Sei il perno della famiglia Strano. Cosa rappresenta la famiglia?

La famiglia per Teresa è certamente il valore e il legame più forte. E’ una donna che porta con sé questa tradizione dell’accudimento e della cura nei confronti dei figli e del marito. Una famiglia che si riesce a sostenere nelle difficoltà, che condivide le gioie e che sa manifestarsi affetto e comprensione. Insieme hanno saputo affrontare lo stravolgimento di lasciare le proprie radici e arrivare in una città nuova non particolarmente accogliente all’inizio. Si sentivano diversi, perché considerati terroni, eppure questa diversità diventa un punto di forza e di originalità e di empatia anche con il pubblico. La famiglia Strano e la famiglia Costa/Ferraris si riconosco entrambe in questo aspetto e insieme riescono a darsi sostegno.

Affianchi ancora una volta attori del calibro di Neri Marcorè, Nicola Rignanese ed Anna Valle. Com’è stato ritrovarli? Quale aria si respirava sul set?

Tutti noi del cast eravamo molto legati al progetto costruito durante le serie precedenti grazie
all’ottimo lavoro fatto con il regista Luca Ribuoli. E’ stata un’emozione e al tempo stesso una
scommessa quella di continuare con la terza serie. Rivedersi e dare vita a questo racconto ,
anche con l’arrivo di nuovi personaggi e attori, è stato bello, faticoso a momenti, divertente,
toccante, la nuova regia a saputo guidarci nel creare una squadra affiatata e dare nuovo
slancio.

Qual è la forza di questa fiction?

“Questo nostro amore” si è rivelata una serie tv capace di creare un legame quasi affettivo con i personaggi e le loro avventure tra quanti ne hanno seguito le vicende attraverso il piccolo schermo. Dietro le storie d’amore, inoltre c’è la rappresentazione politica, economica e sociale del nostro Paese. E’ un racconto che si svolge in maniera semplice ma densa, attraverso la verità dei suoi personaggi, che con passione vivono sentimenti ed emozioni, che vanno incontro alla vita in modo generoso e sorprendente. Storie, quelle della famiglia Strano e della famiglia Costa/Ferraris, nelle quali gli spettatori si sono ritrovati, condividendone ricordi e nostalgie, ma anche sentendosi
trascinati da questo grandi amori, protagonisti assoluti della serie.

E di Teresa?

Di Teresa colpisce questo mix di semplicità e forza, la sua ironia e curiosità a ciò che le accade intorno. Le sue conquiste fatte in punta di piedi e dunque i cambiamenti che l’hanno vista protagonista, mi hanno permesso di interpretare un personaggio con tante sfumature.

Cosa vorresti arrivasse al grande pubblico?

Ci auguriamo che il pubblico continui a sospirare e a partecipare alle vicissitudini che accadranno. Tutte le vite dei protagonisti s’intrecceranno intensamente con le tensioni e mutamenti del nuovo decennio, nel bene e nel male. Vorrei che arrivasse questa ventata di sorprese: grandi e piccole storie, delicatezza e fragilità, dubbi e discordanze, vecchi e nuovi amori. 


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