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Matera capitale. Quando la cultura è un tesoro
18 Ott 2014 08:36

Undici anni fa, in questi giorni di ottobre, i Carabinieri di Bari scortavano “Il ritratto di Anna” di Amedeo Modigliani, un’opera dal valore di cinque milioni di euro, di proprietà di un facoltoso newyorkese, fino alla Pinacoteca Provinciale di Potenza, dove sarebbe stata esposta per la prima volta in Italia.

Ce ne accorgemmo anche a Foggia perché, per tutta la città, furono affissi manifesti grandi e piccoli che invitavano a raggiungere la mostra “La Bella Pittura 1900-1945” allestita con le opere di 23 grandi artisti, da Giacomo Balla a Giorgio de Chirico, da Mario Sironi a Umberto Boccioni, da Carlo Carrà a Giorgio Morandi.

Erano due anni che la Provincia di Potenza organizzava grandi allestimenti ma, in quel 2003, giocò la carta di un coinvolgimento più popolare nelle regioni e province limitrofe.

L’headline dei manifesti affissi a Foggia era “Treno per la Bella Pittura” e pubblicizzava un accordo con Trenitalia che prevedeva, per tutte le domeniche e i giorni festivi, prezzi speciali per i biglietti ferroviari: 8 euro andata e ritorno Foggia-Potenza, altrettanti da Salerno e Metaponto, da Battipaglia 6 euro e 52 centesimi, da Taranto e da Napoli 11 euro e spiccioli. Presentando il biglietto alla cassa della Pinacoteca, si aveva diritto a uno sconto del cinquanta per cento sull’ingresso alla mostra.

Fu una bella operazione a scala territoriale che contribuì a incrementare il numero dei visitatori che, in quattro mesi, furono diciottomila: un ottimo numero per una città periferica nel circuito delle grandi mostre.

Tra cinque anni Matera sarà capitale europea della cultura, uno “status” che durerà per tutto il 2019 e che, secondo le analisi economiche che si sono succedute dal 1990 (quando toccò a Glasgow, in Scozia), oltre ai benefici diretti sulla città prescelta, produrrà effetti “larghi” sollecitati dalle relazioni che si instaureranno tra comunità locali vicine e lontane: più le idee, gli eventi, i progetti sono animati dalle persone, stimolandone percorsi comuni e coinvolgenti, più la qualifica di capitale europea della cultura funziona.

In questo senso “popolare”, Matera spicca anche nello storytelling della sua candidatura, ben sintetizzato dal video di presentazione alla giuria che ieri l’ha scelta tra sei (erano in gara anche Lecce, Siena, Perugia-Assisi, Ravenna e Cagliari).

Alle istituzioni spetta di accompagnare e sostenere spese e consumi privati. Ma, nelle principali ricerche elaborate per capire quali sono i benefici più duraturi delle Capitali europee della Cultura, c’è il capitale di relazioni che si è sviluppato a livello locale, nello spazio stretto della città prescelta ma anche nella collaborazione tra le comunità locali della regione e del territorio più promiscuo, oltre che in tutta Europa dove ormai c’è una rete di oltre cinquanta ex capitali.

È un coinvolgimento che va esplorato pensando che ci sono flussi turistici che “se ne intendono”, persone che sanno muoversi e informarsi, che di certo non si sposteranno verso Matera per brevissimi periodi.

È una sfida nazionale, quella del 2019, ma tutto il Sud peninsulare, specie quello delle città e dei territori “minori”, è chiamato a starci dentro. Anche soltanto ribaltando la trovata goodwill che, undici anni fa, portò la Provincia di Potenza a vendere i biglietti del treno e di una grande mostra anche a Foggia.


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