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Allarme Svimez, Sud perde i pezzi: “Tra 50 anni avrà 5 milioni di abitanti in meno”
08 Nov 2017 11:54

Il Sud perderà 5,3 milioni di abitanti tra il 2016 e il 2065. E’ la proiezione targata Svimez, nell’ultimo rapporto dell’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno.

Negli ultimi quindici anni, la popolazione meridionale è cresciuta infatti di soli 264 mila abitanti a fronte dei 3 milioni e 329 mila nel Centro-Nord. Nello stesso periodo la popolazione autoctona del Sud è diminuita di 393 mila unità mentre è cresciuta di 274 mila nel Nord. Alla fine del 2016 la popolazione italiana si è stabilizzata in prossimità dei 60,6 milioni di residenti. Nel Mezzogiorno la riduzione è stata di 62mila unità (-3 per mille) e il peso del Sud va riducendosi pur se lentamente, dall’inizio del nuovo millennio quando risultava pari al 36%.

Nelle dinamiche territoriali – evidenzia la Svimez -, le migrazioni interne e quelle dall’estero continueranno a svolgere un ruolo rilevante e contribuiranno a ridefinire la geografia umana, in modo nient’affatto favorevole al Sud.
Tra le regioni meridionali, vi è un saldo migratorio totale fortemente negativo in Sicilia, che perde 9,3 mila residenti (-1,8 per mille), in Campania (-9,1 mila residenti, per un tasso migratorio netto di 1,6 per mille) e in Puglia (-6,9 mila residenti, per un tasso migratorio netto pari a -1,7). Con 0,2 mila e 0,6 mila unità in più, l’Abruzzo e la Sardegna sono, invece, le uniche regioni meridionali a guadagnare residenti.

Una crescente segmentazione del mercato del lavoro regionale ha contribuito ad alimentare accanto a trasferimenti di residenza sostanzialmente definitivi una mobilità temporanea ma di lunga distanza. Un fenomeno quest’ultimo che, proseguito anche negli anni di recessione, sembra riavviarsi in questi due anni di ripresa economica.
Secondo la SVIMEZ, è stato il risveglio delle attività produttive nel Centro-Nord a stimolare la ripresa del pendolarismo nel Mezzogiorno, che nel 2016 ha interessato circa 208 mila persone pari al 9,3% del complesso dei pendolari, a fronte del 6,3% della media del Centro-Nord. L’incidenza sul totale degli occupati di quelli che lavorano fuori dalla circoscrizione di residenza è diversa e di molto tra le regioni del Mezzogiorno, il valore più elevato si registra in Abruzzo (4,8%), seguito da Campania e Calabria con il 3,2%, dal Molise (3,1%), dalla Sicilia (2,5%) e dalla Basilicata con il 2,4%, mentre è più contenuto in Puglia (1,4%) e, soprattutto, in Sardegna (0,8%).

Il Sud – è l’analisi Svimez – non è più un’area giovane né tanto meno il serbatoio della demografia del resto del Paese. Le famiglie fanno sempre meno figli e i giovani se ne vanno; la popolazione invecchia e si riduce. Per di più, su una popolazione attiva relativamente meno giovane grava un onere per la sicurezza sociale enorme e crescente, che sottrae inevitabilmente risorse per investimenti produttivi in grado di migliorare la produttività e la competitività del sistema economico. È sempre più questa la nuova declinazione del dualismo.


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