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Ricerca, innovazione e sviluppo. Così la Francia corre
28 Ott 2013 08:16

In Francia esistono 71 poli di competitività istituiti con l’obiettivo di favorire lo sviluppo di nuove attività dalla forte visibilità internazionale. Distribuiti in tutto il paese, i poli di competitività sono composti da associazioni di imprese, centri di formazione e unità di ricerca pubblici e privati, disseminati su un determinato territorio, per mettere in atto una strategia comune di sviluppo intorno a progetti innovativi, frutto della mutua cooperazione, in direzione di uno o più mercati.

I poli sono collegati a settori d’attività strategici quali per esempio le nano/biotecnologie o la microelettronica, l’energia, i trasporti, la meccanica, l’aeronautica, le nuove tecnologie, la chimica, l’agroalimnetare, il commercio.

Classificati secondo tre categorie, i poli di competitività sono composti da sette poli mondiali e riguardano le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC), la finanza, le biotecnologie, l’ingegneria, la medicina. A livello intermedio si situano 11 poli, sempre di portata mondiale, che oltre ai TIC e alle biotecnologie, s’interessano, per esempio, all’industria agroalimentare o ai trasporti. Gli ultimi 53 poli, invece, sono qualificati come nazionali.

I Poli di competitività perseguono i seguenti obiettivi:

  1. Accrescere le interazioni tra i principali attori dell’innovazione (imprese, centri universitari e/o di ricerca).
  2. Rinforzare le partnership sui progetti di collaborazione in ricerca e sviluppo (R&D).
  3. Fare emergere dei poli capaci d’imporsi sui mercati mondiali.

Il Ruolo dello Stato e degli organismi territoriali

In Francia esiste da oltre quaranta anni una istituzione centrale che si occupa delle politiche territoriali. Dalla fine del 2005 questa istituzione ha cambiato denominazione da DATAR (Délégation à l’aménagement du territoire et à l’action régionale – Delegazione alla pianificazione del territorio e alla politica regionale) a CIACT (Comité interministériel d’aménagement et de compétitivité des territoires – Comitato interministeriale alla pianificazione e alla competitività territoriale).

Da questa trasformazione si percepisce lo spostamento del focus politico e un ampliamento della missione dell’istituzione: oltre infatti ai tradizionali compiti di predisporre, stimolare e coordinare le decisioni relative alla politica di pianificazione (aménagement) del territorio condotta dallo Stato, l’accento è stato spostato in particolare verso l’obiettivo della  competitività. I poli di competitività beneficiano dei sussidi finanziari dello Stato e delle collettività territoriali interessate. Tra il 2009 e il 2011, per esempio, lo Stato ha stanziato un miliardo e mezzo di euro.

Le azioni in favore dei poli di competitività si fondano su otto attività principali:

  1. Identificare e valorizzare i poli esistenti attraverso una procedura di “etichettatura” (“labelisation”).
  2. Incoraggiare le reti d’imprese.
  3. Investire in risorse umane.
  4. Restringere i legami industria-ricerca e industria- mondo dell’istruzione.
  5. Favorire la creazione e lo sviluppo delle imprese innovative.
  6. Accompagnare lo sviluppo dei poli con quello delle infrastrutture (trasporti ferroviari, aerei, stradali).
  7. Promuovere una politica “di rete” anche al livello europeo.
  8. Condurre il progetto in stretta partnership con le regioni.

Come già visto nei distretti industriali, o anche nei cluster, quella dei poli di costituisce una svolta nelle politiche in favore della competitività e dell’innovazione in molti paesi europei ed extraeuropei.


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