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“Vecchi per niente” torna in scena. Intervista a Marco Quaglia
11 Apr 2017 08:30

La vecchiaia è sinonimo di saggezza e della bellezza di una vita intensa, assaporata in ogni singolo attimo; per i più invece purtroppo è sinonimo di dolore, fisico e mentale, di tristezza, di solitudine e del tramonto dell’esistenza.

Ispirato da “La Forza del Carattere” di James Hillman, “Vecchi per niente” nasce per parlare della terza età in maniera insolita, non viene intesa come crepuscolo di una vita, bensì come massima espressione del carattere di una persona.  Hillman stesso sosteneva che così come il carattere guida l’invecchiamento, l’invecchiamento svela il carattere al fine di compiersi, facendo in modo di delineare l’immagine di noi che resterà anche alle generazioni successive.  Sul palcoscenico troviamo giovani attori e altri meno; questi ultimi si intervallano per rappresentare loro stessi, in parte visti dagli occhi delle generazioni successive e in parte visti con uno sguardo che ripercorra il proprio cammino esistenziale. Ecco che, tra litigi, risate e incontri voluti forse dal destino, i personaggi via via prendono forma, rivelandosi nella loro stravagante follia. C’è un continuo susseguirsi di ricordi, di flash di anime ancora vitali tra leggerezze, forze ma anche ambizioni e debolezze di riflessi di un passato che continua a illuminare il presente. Tra gli attori sulla scena, troviamo Marco Quaglia che Resto al Sud ha già conosciuto; qui lo troviamo in una veste diversa, dimostrando ancora una volta, con il linguaggio delle emozioni, quanto sia importante condividere con il pubblico uno spettacolo teatrale in cui la bellezza della vita viene celebrata ricordandoci costantemente chi siamo stati e chi continuiamo a essere.  


Dall’11 al 14 aprile sei in scena  al  Teatro Vascello di Roma con “Vecchi per niente”, per la terza stagione consecutiva. Per quali motivi hai deciso di portare avanti questo progetto teatrale?

Insieme al Teatro Franco Parenti di Milano, lo spettacolo è coprodotto dalla compagnia Monstera, la cui la direzione artistica è affidata a Nicola Russo, il quale per “Vecchi per niente” è regista e autore. Nicola è non solo un amico, ma anche un regista e drammaturgo eccezionale; sono più che convinto che presto sarà riconosciuto come uno dei registi importanti tra quelli che abbiamo; la sua poetica rende le sue creazioni teatrali straordinarie.

Perché proprio questo titolo per lo spettacolo? 

La vecchiaia non viene vista come sinonimo di decadimento psico-fisico ma come massima espressione dell’essere umano. Il titolo può avere varie interpretazioni, è come dire “per niente vecchi” da un lato perché in fondo i protagonisti dello spettacolo non si sentono avanti con gli anni e “arrivare a essere vecchi per niente” per sottolineare che di fatto non è l’anzianità che li definisce.

Ci racconti il tuo personaggio?

Io e Sara Borsarelli, i due “giovani” della  pièce teatrale, vestiamo i panni dei genitori degli altri quattro interpreti invece più anziani (Benedetta Barzini, Teresa Piergentili, Agostino Tazzini e Guido Tonetti) ; questi ultimi fanno costantemente riemergere il proprio passato, con flashback e ricordi. Io e Sara siamo proprio queste proiezioni!

“Vecchi per niente” nasce dalla lettura de “La forza del carattere” di James Hillman. Si è soliti dire: “così come il carattere guida l’invecchiamento, l’invecchiamento disvela il carattere”. E’ così per te?

Sono pienamente d’accordo e mi piace pensare che sia proprio così! Diventiamo un certo tipo di esseri umani a seconda del carattere che abbiamo, che ci delinea appieno, facendo cogliere agli atri tutte le nostre sfumature, esterne, ma soprattutto interne. La sua massima espressione emerge proprio nella vecchiaia.

In questo spettacolo viene affrontato un tema non così semplice, ovvero la vecchiaia. Cos’è e cosa dovrebbe rappresentare?

Non è semplice risponderti a questa domanda anche perché ancora non ho raggiunto quell’età tale da potermi definire anziano! Posso dirti però che osservare quattro attori avanti con gli anni, vederli sulla scena partendo dal testo ma anche dalla propria storia e dal proprio vissuto personale è molto affascinante! Io purtroppo non ho avuto la fortuna di avere nonni o zii così anziani da poter essere partecipe delle loro storie, però con le persone mature mi sono sempre confrontato sul lavoro.

Ciascuno di noi  porta con sé un proprio bagaglio e un vissuto che ci ha segnato in un modo o nell’altro. Le rughe della nostra vera essenza oggi non vengono prese in considerazione, perché siamo in un mondo dove l’apparire conta più di tutto il resto. Perché secondo te?

Perché secondo me non siamo abbastanza coraggiosi; dovremmo infatti avere il coraggio di accettare le rughe del tempo che passa ma anche le rughe della nostra anima perché credo siano una grande ricchezza. Per quanto riguarda il mestiere che ho scelto di fare, credo sia assolutamente fondamentale averle per poterlo svolgere al meglio. 

Anna Magnani disse al suo truccatore: “Lasciami tutte le rughe, non me ne togliere nemmeno una. Ci ho messo una vita a farmele venire”. Con questa frase sembrava quasi volesse invitare ad andare oltre la superficie della vita per assaporare chi in realtà siamo. Pensi ci possa essere un filo conduttore anche oggi?

Per un attore che usa il proprio volto e il proprio corpo per esprimersi e per essere veicolo di tematiche anche molto importanti, reputo necessario presentarsi come si è. La Magnani aveva ragione perché dietro una ruga, c’è un vissuto molto personale che vale la pena raccontare, impresa assolutamente impossibile con una cosiddetta guancia lucida!

E’ uno spettacolo sulla vecchiaia, ma al tempo stesso parla della vita. E’ un spettacolo sull’attualità e sul presente perché si parla del carattere che può avere una persona. E’ così?

Esattamente! La vecchiaia è un pretesto per permetterci di riflettere, per scavare, per far emergere chi in realtà siamo.

E la vita cos’è per te?

Credo sia importante viverla comprendendo cos’è la relazione, con gli altri, con ciò che accade intorno a noi ma soprattutto con noi stessi perché è così che riesce ad emergere la nostra vera essenza.

Cosa vorresti arrivasse di “Vecchi per niente”?

Gli attori con i quali ho lavorato in questo spettacolo teatrale sono tra i più bravi con i quali ho avuto la fortuna di confrontarmi; sono straordinari perché si rivelano. Spesso si è soliti dire che un interprete deve arrivare al pubblico, penso invece che un attore debba permettere allo spettatore di entrare; ecco perché sono sempre più convinto che un attore debba essere coraggioso e generoso, solo così arriva l’emozione!


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