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Vi racconto Alberto Grifi e la sua Roma favolosa
09 Ott 2013 07:14

Sono venuti quelli del Film Studio. Stanno raccogliendo testimonianze sul piccolo cinema che è stato dalla fine degli anni Sessanta in poi un luogo di culto per tutti gli appassionati dei film.

Testimonianze che vanno da quella di un Bernardo Bertolucci, che abita lì vicino a Trastevere, fino alla mia: abito più lontano e però ho fatto i primi compiti di autore e persona interessata all’arte della immagine. Mi hanno chiesto di parlare di un grande artista : Alberto Grifi di cui ho scritto in “1967-Tuoni prima del Maggio” e in “L’albero delle eresie”. L’ho fatto molto volentieri. Davanti a una piccola cinepresa ho tentato di fare il ritratto dell’artista nel contesto di una Roma favolosa, ricca di talenti, generosa, aperta. In cui Alberto, un amico, dimostrava come si poteva fare cinema con niente, anche con i ritagli della pellicola; o con tutto: la storia di una ragazza in film “Anna”, esemplare racconto in cui la vita di una ragazza entra nella vita di una troupe.

Alberto inventò anche una “macchina lavanastri” per rigenerare i nastri e ripulirli, prepararli per l’era del digitale, la nostra era. Che idea meravigliosa, perchè necessaria. Se fosse ancora vivo, Alberto potrebbe estenderne l’efficacia alle nostre parole e immagini della contemporaneità digitale, poichè in mezzo alla voglia sincera di comunicazione vivono, prosperano, approfittano, maleintenzionati, sicari, calunniatori, brutta gente che approfitta dei mezzi elettronici per spandere veleni e falsità.

Alberto, tu non puoi, ma spero che si trovi qualcuno capace di rimettere in moto la tua “macchina” e fare pulizia. La monnezza nei computer è peggio di quella che si accumula nelle nostre strade, come accadde a Napoli, e ci minaccia. Monnezza invisibile e gigantesca.


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