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Così la cosca era diventata una banca usuraia
20 Giu 2014 09:06

Una banca” delle cosche in grado di supportare imprenditori e commercianti calabresi e milanesi in crisi di liquidità ed impossibilitati a percorrere i normali canali di finanziamento. Sistema che però costava alle vittime interessi del 20% mensile, la presentazione di garanzie vessatorie come cessioni di quote societarie o immobili e, in caso di inadempienza, minacce e violenze. Un “sistema creditizio parallelo” realizzato grazie ad una “sinergia criminale” tra il gotha delle cosche del reggino, i Condello e gli Imerti di Reggio ed i Pesce ed i Bellocco di Rosarno, per reinvestire i proventi delle loro lucrose attività illecite.

A portare alla luce questo canale parallelo di finanziamento usuraio, sono stati i carabinieri del Ros che, a conclusione di una indagine (chiamata “‘Ndrangheta banking“) in cui sono confluiti anche accertamenti fatti dalla Dia per conto della Dda di Milano, hanno arrestato 17 persone – cinque prese a Milano – con le accuse, a vario titolo, di associazione mafiosa, usura, estorsione, esercizio abusivo dell’attività creditizia e intestazione fittizia di beni, aggravati dalle finalità mafiose. Contestualmente sono stati sequestrati anche beni aziendali e quote societarie per un valore di otto milioni di euro.

Le indagini del Ros, prosecuzione dell’inchiesta Meta contro le principali cosche di Reggio Calabria, hanno evidenziato le sinergie raggiunte dalle cosche Condello, Imerti, Pesce e Bellocco. Figura centrale del sistema, secondo la Dda di Reggio Calabria, sarebbe stato Gianluca Favara, 47 anni, imprenditore nel settore della distribuzione per alberghi e titolare di una lavanderia, a cui faceva capo un gruppo di soggetti incaricati dell’individuazione degli imprenditori in difficoltà. Tra questi un altro imprenditore, Pasquale Rappoccio, noto a Reggio Calabria per essere stato rappresentante dell’impresa Medinex per la fornitura di medicinali e presidente della squadra di pallavolo femminile che per un periodo ha portato proprio il nome della Medinex.

Favara e Rappoccio erano già stati arrestati, nel 2011, nell’operazione Reggio Nord che aveva consentito di individuare il circuito criminale di riferimento di Domenico Condello, cugino del boss Pasquale “il supremo“, arrestato nell’ottobre 2012 dopo 20 anni di latitanza. Dalle indagini è emerso anche come una articolazione territoriale dei Pesce-Bellocco sia stata in grado di attuare un lento ma graduale processo di “aggressione” del patrimonio mobiliare ed immobiliare dell’imprenditoria milanese, con estorsioni ed usura.

Inoltre Favara ed i suoi accoliti, secondo l’accusa, avrebbero sfruttato anche altre realtà associative già radicate in Lombardia sia ‘ndranghetiste, come la locale di Lonate-Pozzolo, sia appartenenti alla criminalità comune. Un “sistema creditizio“, quello creato dalla ‘ndrangheta, per stroncare il quale, a giudizio del procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho, sarebbe il caso di “pensare a misure speciali tali da permettere all’imprenditore in difficoltà temporanee di accedere al credito ordinario con modalità particolari, a cominciare almeno dalle regioni del Mezzogiorno“.


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