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#DiPietro: “In #Italia ha vinto la legge della giungla”
31 Lug 2015 06:58

La legge della giungla. Usa un’espressione forte e colorita, come suo solito, l’ex pm Antonio Di Pietro, per spiegare come sia possibile, a distanza di vent’anni da Mani Pulite, il dilagare, incessante, di fenomeni corruttivi nella pubblica amministrazione. Ospite a Isernia nel dibattito ‘Mani Pulite e Mafia Capitale: due facce di un’Italia che non cambia’ – organizzato lo scorso 29 luglio, in piazza Celestino V, dall’associazione ‘Francesco Casale’, sorta in memoria del giornalista isernino scomparso il 29 luglio 2013 e moderato da Valentina Ciarlante ­­- Di Pietro non ha usato giri di parole: finora, ha vinto la legge del più forte. La legge della giungla, appunto, “che ha permesso che gli animali più deboli vengano presi dal leone”, mentre i più scaltri, e perciò più forti sono sopravvissuti. “Le indagini – queste le parole dell’ex magistrato a margine dell’evento – hanno permesso di prendere solo chi aveva commesso i reati più evidenti, mentre i più scaltri sono sfuggiti, per poi riuscire ad andare anche in Parlamento, farsi le leggi e non farsi processare”.

Accanto a lui, il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino. “Noi giornalisti – questo il fulcro del suo apprezzatissimo intervento – dovremmo avere il pudore di capire che ci sono delle cose non di interesse pubblico. La vita privata dovrebbe essere lasciata fuori, senza dar spazio alla politica di pensare a manovre che comprimono la nostra libertà, anche di essere informati. Quanto al ripetersi di episodi di corruzione così correntemente, credo che dobbiamo rievocare la capacità di sdegnarci davanti alle violazioni delle regole di moralità. Questa battaglia è disperata, se non ci si indigna. Un milione di euro in tangenti sono posti di lavoro tolti alla collettività, ai giovani e ai disoccupati, e quel costo lo paghiamo noi. La colpa però, in fondo, è anche nostra. Di noi cittadini. Se in noi manca la consapevolezza, se manca una reazione compatta, questa battaglia non la possono condurre da soli né le forze dell’ordine e né la magistratura, che ebbero accanto, negli anni di Mani Pulite, appunto i cittadini”.

Di Pietro, in conclusione di dibattito, ha poi riservato anche una battuta all’autostrada del Molise, suo vecchio pallino: “Da ministro l’avevo messa in conto e avevo previsto 200 milioni di euro. Credo che collegare l’Adriatico al Tirreno attraverso il Molise non rovinava questa regione, ma con un buon progetto poteva rilanciarne l’economia. Lo hanno eliminato, spero che non eliminino anche i fondi che avevo previsto. Purtroppo il problema del Molise è che siamo una regione troppo piccola e Roma contiamo come il due di picche, a meno che qualcuno di noi non stia nelle stanze dei bottoni, dove si decide. Quando ci sono stato io per un paio di anni, ho cercato di fare qualche cosa, indipendentemente dal colore politico di chi governava la Regione. L’ho fatto perché pensavo e penso che il Molise avesse bisogno di rilancio. Oggi purtroppo siamo privi di una figura di peso che ci rappresenti in ambito nazionale”.

Di qui, inevitabilmente, una battuta sul proprio futuro politico: “Presidente di questa Regione? Perché no, mica me l’ha vietato il medico!”. Ma intanto, un primo appuntamento, per sua stessa ammissione, sarà per il Comune di Milano. Di Pietro sotto la Madonnina? Chissà.

(Tutte le foto in articolo sono state realizzate dal fotografo Marco Manocchio).



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