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Federica Rosellini, vincitrice a Venezia
12 Set 2017 06:30

La ventisettenne di Treviso, Federica Rosellini, è uscita vincitrice alla Mostra del Cinema di Venezia . La giovane ma bravissima attrice in “Dove cadono le ombre” veste i panni di Anna, infermiera in un una sorta di orfanotrofio-lager per bambini jenisch, un’etnia nomade europea, sottratti alle famiglie per esperimenti di eugenetica. Questa è una vicenda tristemente poco nota ma che è avvenuta in Svizzera dal 1926 al 1986. Fra le vittime, la poetessa Mariella Mehr.

Sei reduce dalla vittoria  del Premio Nuovoimaie Talent Award come attrice rivelazione in “Dove cadono le ombre” al Festival  del Cinema di Venezia. Ci racconti che emozione è stata?

E’ stata un’emozione fortissima perché è stata la mia prima volta a Venezia, oltre che il mio debutto al cinema. Sono molto felice di aver fatto parte di un film così bello.

Come ti sei preparata per questo ruolo e cosa ha significato per te essere diretta da Valentina Pedicini?

Appena Valentina mi ha parlato di questo progetto e mi ha raccontato questa storia,  mi sono subito andata a leggere l’opera della Mehr e la sua produzione poetica; ho avuto la fortuna di accedere a tutte le interviste tra la regista e Mariella. E’ stato fondamentale tutto il lavoro sul corpo e sulla gestualità del personaggio; per fare questo ho lavorato con un’amica in una casa di riposo per anziani, cercando di fare miei anche piccoli gesti che normalmente non mi competono. Valentina è stata eccezionale! Con lei, mi sono sentita presa per mano. Nonostante fossi un’attrice sconosciuta che veniva dal teatro, ha creduto in me sin da subito.

Ci viene narrata una vicenda poco conosciuta  ma molto triste. Ci racconti?

E’ una vicenda poco conosciuta e viene chiamato “il piccolo genocidio svizzero”. Avvenuto tra gli anni venti e gli anni ottanta nella Svizzera tedesca, in quel periodo si riteneva che il nomadismo fosse una malattia genetica trasmessa per linea femminile. I bambini venivano tolti dalle loro famiglie e portati in cliniche, subendo per esempio l’elettroshock, cercando quindi di estirpare questo gene ritenuto fuori dalla norma per farli diventare cittadini svizzeri modello.

Sei molto giovane ma altrettanto brava.  Com’è nata questa tua passione per la recitazione?

Ho iniziato a fare teatro alle medie. Devo dire Grazie alla quella professoressa del corso che mi ha notata sin da subito incoraggiandomi di andare al Piccolo Teatro di Milano, unica scuola che io conoscessi in quegli anni.

Quest’intervista verrà pubblicata in Resto al Sud. Che rapporto hai con questa parola?

Sto imparando a conoscerlo adesso, grazie anche a Valentina Pedicini. Gran parte del cast del film era pugliese e molto presto andremo al Festival di Otranto. Sto imparando a conoscere il Sud da grande.

I tuoi prossimi progetti?

Sarò protagonista di un episodio della seconda stagione di “Non uccidere” e tornerò a teatro. Andrò in tournèe con uno spettacolo di Andrea De Rosa in cui interpreterò Dioniso.


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