';

La fuga degli studenti dal Sud al Nord: come li convinciamo a tornare?
28 Dic 2016 08:30

Sto fuggendo, dopo la laurea triennale andrò a frequentare la specialistica al Politecnico di Torino, perché il mio Ateneo non offre ciò a cui aspiro. Oltretutto, ho avuto modo di frequentare l’università piemontese e ho visto che, sebbene non perfetti, sono ben organizzati. Soprattutto per quanto riguarda il confronto con gli studenti e la segreteria“.

Queste le parole dello studente palermitano Giovanni, 23 anni, iscritto alla Facoltà di Ingegneria. Uno dei tanti che ha deciso di abbandonare le università del Sud e, in particolare, UniPa, perché non risponde alle sue esigenze, da lui stesso definita “scadente“, per via dei “pochi e disfunzionali servizi“.

Giovanni non è, quindi, che un’altra prova della grande fuga dal Sud verso il Nord, quantificata da numeri impietosi, come quelli diffusi ogni anno dal Censis.

Nell’Anno Accademico 2014 – 2015, così per citare qualche dato, si sono spostati dal Mezzogiorno verso il Centro – Nord quasi 23.000 giovani universitari e ben 168.000 sono quelli che, in totale, si trovano lassù per studiare.

Numeri che evidenziano una batosta per l’intero Sud, incapace di offrire strutture, qualità formativa e, soprattutto, prospettive ai giovani.

Inoltre, questa fuga crea anche un danno economico. 248 milioni di euro, ad esempio, è il ‘guadagno’ degli atenei del Centro – Nord grazie alle tasse pagate dagli iscritti meridionali. Per di più, si è registrata una spesa aggiuntiva di 126 milioni di euro per le famiglie del Sud, in quanto le tasse in Lombardia, Piemonte, ecc., sono più care.

C’è, poi, un altro dramma: un quarto dei giovani del Sud (26%) che decidono stoicamente di studiare a casa (magari perché non hanno la capacità economica di reggere tasse più care e i costi di una vita lontana), appena laureati, decidono ugualmente di trasferirsi, come riportato dal rapporto AlmaLaurea dello scorso anno.

E abbiamo avuto la dimostrazione di ciò anche da Giovanni che ha detto: “Torino per me è anche una ‘scusa’, un motivo per scappare da una città che sento non appartenermi. Non me ne voglia Palermo, è stupenda ma non è la città in cui voglio vivere in pianta stabile. Non tornerò qui quando mi laureerò“.

La sfida è aperta: come convinciamo Giovanni e i tanti come lui almeno a tornare? 


Dalla stessa categoria

Lascia un commento