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Gli appalti agli amici per la Reggia di Caserta
30 Gen 2015 09:34

Ancora un’inchiesta. Ancora un’ipotesi di corruzione e favori. E questa volta si lucra – secondo gli inquirenti – anche sulla Reggia di Caserta. Uno dei tesori del Paese che dovrebbe servire a valorizzare il territorio e farlo conoscere al mondo, invece veniva “svenduto” per affari forse illeciti.

Questa è l’ipotesi secondo l’ultima inchiesta giudiziaria. Sei persone sono indagate dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) in un’indagine sulla concessione di 132 appalti “urgenti”, molti nella Reggia di Caserta, per svariati milioni di euro, a ditte “amiche”, come racconta La Gazzetta del Mezzogiorno. Secondo i pm, che hanno chiuso le indagini, il ricorso illegittimo alla “somma urgenza” consentiva di evitare le gare di appalto.

Tra gli indagati – secondo quanto si apprende – vi sono l’ex sovrintendente Paola Raffaella David, oggi sovrintendente a Pisa, i funzionari tuttora in servizio alla Reggia Marco Mazzarella, Andrea Corvino e Giuseppe Graziano, e l’attuale sovrintendente dei beni architettonici e paesaggistici per le province di Brindisi, Lecce e Taranto, Francesco Canestrini.

È indagato per la sola ipotesi di reato di furto un dipendente di una ditta di traslochi accusato di aver rubato un parafulmine ad aprile 2013 che era collocato sul tetto della Reggia di Caserta, la cosiddetta “Gabbia di Faraday”.

In questi giorni – racconta il quotidiano – i pm Domenico Musto e Gennaro Damiano della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ha notificato, tramite i carabinieri del Comando provinciale di Caserta, l’avviso di conclusione indagini per i reati di turbativa d’asta, falsità materiale e ideologica, e furto (solo per l’operaio).

Secondo quanto emerge dalle indagini, dal 2010 al 2013 la Sovrintendenza di Caserta e Benevento avrebbe concesso appalti per alcuni milioni di euro a un ristretto numero di ditte “amiche”, molti dei quali relativi alla Reggia di Caserta ma anche ai monumenti sanniti, senza alcuna gara e con il ricorso – secondo l’ipotesi accusatoria – sistematico e illegittimo alla somma urgenza.


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