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Il Salento e il deposito di rifiuti radioattivi
13 Gen 2015 07:27

La piccola cittadina di Puglia, Nardò, nel cuore del Salento, rischia di ospitare un deposito di rifiuti radioattivi.

La Sogin (Società per la gestione degli impianti nucleari) ha consegnato due giorni fa all’Ispra, l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, la proposta di una “Carta delle aree potenzialmente idonee” (Cnapi) ad ospitare il deposito nazionale per i rifiuti radioattivi e un parco tecnologico.

Lo racconta la Gazzetta del Mezzogiorno. Ora Ispra ha due mesi di tempo per verificare l’applicazione dei criteri da parte di Sogin e validare la Carta.

Dopo il nulla osta del ministero dello Sviluppo economico e del Ministero dell’Ambiente si andrà alla discussione con i soggetti coinvolti ed interessati e, tra questi, potrebbe esserci la comunità di Nardò a causa di una vasta piana dell’Arneo, perfetta dal punto di vista geologico e geomorfologico.

Secondo quanto riferisce il quotidiano il sito individuato nella cittadina avrebbe per il ministero una serie di caratteristiche morfologiche eccezionali: la vasta conca a nord-ovest di Nardò, al confine con la provincia di Taranto, è una depressione che poggia su una lente d’acqua sotterranea – un “cuscinetto” – che, secondo i geologi, assorbe le scosse telluriche.

Il rischio sismico in quel comprensorio è considerato bassissimo.

Ecco perché questa zona del Salento è ideale non solo per vacanze a base di sole e mare. Ma anche per il nucleare. In ballo c’è la costruzione di una infrastruttura di superficie dove mettere in totale sicurezza i rifiuti radioattivi e che consentirà la sistemazione definitiva di circa 75 mila metri cubi di rifiuti di bassa e media attività e lo stoccaggio temporaneo di circa 15 mila metri cubi di rifiuti ad alta attività.

La sua realizzazione consentirà di completare lo smaltellamento degli impianti nucleari italiani (Caorso, Trino Vercellese, Latina e Garigliano, in funzione fino al referendum del 1987) e di gestire tutti i rifiuti radioattivi, compresi quelli provenienti dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca. Insieme al deposito nazionale sarà realizzato il parco tecnologico: un centro di ricerca dove svolgere attività nel campo dello smantellamento delle centrali nucleari italiane dismesse.


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