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“Tiro Libero” di Alessandro Valori. Al cinema
26 Set 2017 06:35

Tutti possiamo cambiare, chiunque. Anche un ragazzo come Dario. Ha 25 anni, è bello, ammirato ed è un giocatore di basket. E’ un ragazzo “leggermente” arrogante che ben presto si troverà ad affrontare una sfida a dir poco difficile. Durante una partita di campionato, cade a terra; gli viene diagnosticata una distrofia muscolare. Viene anche condannato per aver insultato la ragazza che gli aveva sfiorato l’auto, dovrà infatti cimentarsi nel sociale in un centro di riabilitazione per disabili: allenerà la squadra di basket di un gruppo di ragazzi in carrozzina. Qui incontrerà  Isabella, una volontaria. Questa è la storia che ci viene raccontata da Alessandro Valori, a dimostrazione che chiunque di noi può cambiare, anche una ragazzo come Dario.

Chi è Alessandro Valori oggi?

Tante cose, ma fondamentalmente un regista che ama il suo lavoro e la vita che ne è costantemente fonte di ispirazione.

Sei nato a Macerata. Cosa rappresenta per te questa città?

Macerata è il mio punto di partenza. Nel bene e nel male, ha formato il mio carattere e mi ha visto muovere i primi passi nel mondo. Dopo essere partito a 18 anni per percorrere la mia strada, ora posso dire che essere nato e cresciuto in provincia, mi ha dato un’identità profonda che mi ha aiutato a rimanere saldo durante le tempeste, e mi ha permesso di avere uno sguardo personale sulle cose intorno a me.

Assistente alla regia prima, produttore e regista poi. Com’è nata la passione per il cinema?

Il cinema mi ha sempre appassionato, prima di tutto come spettatore e poi, man mano che ho iniziato a addentrarmi nella professione, è diventato un’esigenza. Non parlo solo di espressione personale, imprescindibilmente presente in ogni opera, ma delle necessità e del piacere di raccontare delle belle storie che intrattengano,  ma diano anche un punto di vista, uno spunto di riflessione sulla realtà. Un modo semplice di dare il proprio contributo alla comprensione del mondo e dell’animo umano.

Cos’è per te il grande schermo?

Una magia, un momento personale condiviso con tanti che crea empatia e condivisione, come lo sono i racconti popolari, gli affreschi nelle chiese, le canzoni alla radio.

Il 21 settembre esce nelle sale “Tiro Libero”. Com’è nata l’idea di fare questo film?

E’ nata durante un viaggio con Simone Riccioni, che è il protagonista e anche il co-produttore. Nasce da un episodio vero accaduto a un suo amico. Volevamo raccontare una storia di sport e solidarietà, che facesse riflettere e sorridere allo stesso tempo.

Ci spiegheresti in maniera un pochino più approfondita il titolo del film?

Il tiro libero è una sfida e una chance di fare punti e vincere la partita della vita. Dipende da come te lo giochi.

E’ il primo film che ha come protagonista il basket. Perché proprio questo sport?

Non era stato fatto mai in Italia un film su questo sport che dopo il calcio è il più praticato. E’ uno sport praticato principalmente nelle scuole, nelle parrocchie e nelle associazioni. E’ limpido e formativo! Simone è stato un semi -professionista e quindi la scelta è stata naturale.

Quanto ritieni sia importante lo sport nella vita?

Lo sport forma il fisico e il carattere. Favorisce la socializzazione e la sana competitività. Prepara alla vita.

Non solo sport, ma anche tanta vita, il sociale e il riuscire a cambiare. Come sei riuscito a unire insieme tutti questi elementi?

Il cinema racconta la vita e  questa è fatta di tante cose. La sfida maggiore è quella di mettersi in discussione, cambiare e cercare di essere migliori. Il film vuole raccontare chi sono i veri campioni nella vita: non chi ha soldi, successo e visibilità, ma chi ogni giorno cade e si rialza, cercando di vivere la propria esistenza con dignità e soddisfazione.

La vita è davvero un “Tiro Libero”? Perché?

Capita di sbagliare un tiro, ma la partita si vince ai punti.

Quest’intervista verrà pubblicata in Resto al Sud. Quale rappporto hai con la parola Sud?

Io amo il Sud! E’ il sogno in cui mi rifugio nei momenti difficili.  E’ prendere la moto e girarmelo in lungo e in largo, senza fretta per godermi le persone, i luoghi e il cibo che sono tra le cose più belle che ci sono al mondo.


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