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Alessandro Averone ne “Il piacere dell’onestà”
20 Feb 2018 07:00

Angelo Baldovino, malvisto dalla società in cui vive a causa del suo passato costellato di imbrogli dovuti al vizio del gioco, su invito di un vecchio compagno di scuola, accetta di unirsi in matrimonio ad Agata, una giovane donna che aspetta un bambino da un nobile ammogliato, il marchese Fabio Colli. Un matrimonio che deve creare l’apparenza della rispettabilità ed evitare lo scandalo. Inizia così “Il piacere dell’onestà”, lo spettacolo che debutterà dal 20 al 25 febbraio al Teatro Due di Parma. Tratto dalla celebre commedia di Pirandello, vede nelle vesti di regista e anche interprete Alessandro Averone (qui di seguito potete leggere l’intervista che ci ha rilasciato), volto noto del palcoscenico italiano che ancora una volta riesce a restituire quella spietatezza corrosiva e anche grottesca tipica delle commedie del drammaturgo siciliano facendo emergere personaggi così  drammaticamente simili a noi, a tutti noi.

Dal 20 al 25 febbraio sarai in scena con “Il piacere dell’onestà” al Teatro Due di Parma.  Perché portare in scena questo  spettacolo?

Nasce da una richiesta di un progetto su Pirandello per i 150 anni dell’anniversario dello scrittore siciliano per il Consolato di Lione; tra le tante proposte abbiamo scelto questo. I suoi testi mi sono sempre piaciuti e le tematiche che vengono affrontate sono sempre molto presenti nella nostra quotidianità.

Per questo spettacolo sei nelle vesti sia da regista sia da attore. Ci racconti un po’ del tuo personaggio?

Come in gran parte dei testi di Pirandello, ci sono personaggi che hanno una consapevolezza maggiore per quanto riguarda i temi che il drammaturgo è solito affrontare e il mio è proprio uno di questi. Vesto i panni di un uomo che si presta a fare da marito e da padre a una donna incinta per cercare di salvare l’immagine e la reputazione della famiglia della ragazza che non può amare il padre di suo figlio. E’ un uomo che ha un rapporto problematico con le molte facce che si possono  e si devono assumere nella società in cui si vive.

La modernità di Pirandello in cosa consiste secondo te?

E’ un autore che sarà sempre contemporaneo. La sua attualità consiste nell’affrontare il problema dell’identità e quale sia la nostra vera immagine, una figura che cambia continuamente sia per noi stessi sia per la realtà che ci circonda proprio perché ognuno vede il mondo e gli altri con una sua prospettiva che muta nel tempo.

La scena è ambientata in un salotto borghese. Perché proprio lì?

E’ l’oggetto principe della critica e dell’analisi pirandelliana perché è in luoghi come questo che emergono le problematiche che vanno ad attanagliare l’individuo.

La parola “onestà” era molto cara allo scrittore siciliano. Quale significato aveva per lui?

Per lui, aveva diversi significati. Il mio personaggio cerca di essere onesto all’interno di una menzogna costruita. Essere onesti fuori da una rappresentazione dichiarata invece è molto più complesso.

E’ difficile essere onesti nel periodo in cui viviamo?

C’è un’onestà legata al mondo delle leggi su cui non si può transigere, ma esiste anche un’onestà intellettuale con sé stessi che dovrebbe essere un punto fermo per ciascuno di noi. Quest’ultima è difficile da mantenere proprio per la mancanza di veri punti di riferimento intorno a noi perché disequilibrati da ciò che ci sta intorno.

In questa nostra epoca oramai il desiderio di apparire domina sull’essere. Perché secondo te non si scava mai oltre alla superficie?

Viviamo in un mondo che corre velocissimo, forse troppo ed ecco che quello che conta è ciò che riesce a catturare la tua attenzione; il resto purtroppo passa in secondo piano.

“Il piacere dell’onestà” a chi è riservato oggi?

Spero sia riservato a tutti. E’ un tentativo che dovrebbero fare un po’ tutti quanti. E’ sicuramente faticoso ma la fatica sarà ricompensata da un grande piacere, oltre che un senso di libertà appagante.

Cosa vorresti arrivasse al pubblico che verrà a vedere il tuo spettacolo?

Mi piacerebbe che lo spettatore potesse riconoscersi nei personaggi, nei limiti e nei propri difetti. Vorrei riuscisse a ridere di sé stesso e, allo stesso tempo, mi piacerebbe prendesse coscienza di sé mettendosi un po’ in guardia.


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