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“E’ arrivata la felicità”. Intervista a Tezeta Abraham
15 Mar 2018 07:00

Nata in Gibuti, Tezeta Abraham si trasferisce a Roma con la famiglia all’età di cinque anni. Nel 2002 vince il concorso “Miss Africa Italia” da cui inizia i primi contatti con il mondo della moda. Nel 2010 prende parte alla 71ª edizione di Miss Italia. Ha lavorato per marchi come Fendi, Gianfranco Ferrè, Moschino, Jean Paul Gaultier, Richmond e Rocco Barocco. Nel 2015 lavora a una serie targata Rai1 che la vede nuovamente protagonista nella seconda stagione, in “E’ arrivata la felicità”, dove veste i panni di Francesca.

Ti stiamo vedendo nella seconda stagione di “E’ arrivata la felicità”. Per quali motivi continuare a far parte di questo progetto televisivo?

Perché mi piace davvero molto. Aspettavo con ansia la seconda stagione della serie tv; quando mi hanno confermato ero felice di esserci.

Interpreti Francesca. Ci racconteresti un po’ di lei?

Sono la socia di Angelica della libreria nella quale si svolgono anche attività per bambini. Francesca sta scrivendo il suo secondo libro che ha come tema quello della tutela, la tutela dagli uomini.

Cos’hai in comune con lei?

Francesca è molto più solare di me, ma io sono molto più fortunata in amore.

Affianchi due bravissimi attori come Claudio Santamaria e Claudia Pandolfi. Come ti sei trovata con loro?

Li conoscevo già di fama. Sono stata molto fortunata a essere sul set con professionisti di questo livello; ho imparato moltissimo. In particolare mi sono confrontata con Claudia che sin da subito si è mostrata gentile e disponibile.

Sei nata in Gibuti, ti trasferisci a Roma con la famiglia all’età di cinque anni. Cosa rappresenta per te l’Italia?

E’ stata una meta del tutto inaspettata per me, scelta di mia madre. Ora è il mio Paese. Sento molto vicine le mie radici in Etiopia, ma qui ho realizzato la mia fortuna lavorativa e privata. Torno comunque in Africa una volta all’anno e sogno un giorno di poterci realizzare un progetto professionale; lì mi ossigeno nei momenti no. Oggi di quel Paese conservo i suoni, gli odori, il concetto di famiglia e una natura che predomina.

Hai lavorato per marchi come Fendi, Gianfranco Ferrè, Replay, Moschino, Jean Paul Gaultier, Fuzzi, Chloé, Alysi, Richmond, Issey Miyake, Rocco Barocco. Alla moda come sei arrivata?

Tutto è cominciato per caso dal parrucchiere, quando avevo sedici anni. Una signora s’innamorò dei miei capelli e mi disse che dovevo partecipare a un concorso di bellezza. Non sapevo neanche camminare sui tacchi. Alla fine quel concorso l’ho vinto ed è stato l’inizio di un susseguirsi di corsi, agenzie di moda e sfilate.

Sei stata tra le 50 donne più influenti del 2017 per il Corriere della Sera per il tuo impegno a favore dei migranti sgomberati del palazzo di via Curtatone a Roma e per essere diventata una delle voci più rappresentative e forti nella battaglia per loIus Soli”.  Cosa significa essere un immigrato?

E’ una condizione di vita. Io l’Italia l’ho sempre respirata e sentita mia. Diventare italiana sulla carta però è stata una gran fatica; ci ho messo 19 anni per ottenere la cittadinanza. L’Italia a livello burocratico è obsoleta e dovrebbe migliorare; i politici non hanno mai vissuto quello che ho vissuto io.

Arriveremo mai a dire a gran voce “E’ arrivata la felicità”?

E’ un percorso difficile. Credo che la felicità sia un insieme di attimi. Le persone felici sono molte, ma ancora troppo poche per poter dire di aver raggiunto pienamente la felicità.

 


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