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“La ragazza nella nebbia”. Intervista a Daniela Piazza
06 Nov 2017 07:00

Un piccolo paese di montagna di nome Avechot. Una notte di nebbia e un incidente che non riesce ad avere spiegazioni. L’uomo alla guida è illeso ma sporco di sangue. Vogel è un poliziotto e non si sarebbe mai dovuto trovare lì. Uno psichiatra cerca di fargli raccontare quanto è avvenuto. Riparte da alcuni mesi precedenti, quando due giorni prima di Natale, proprio fra quelle montagne è scomparsa Anna Lou, una ragazzina di sedici anni. Tanti i segreti che provengono dal passato; ad Avechot nulla è ciò che sembra e la verità sembra non essere la priorità di nessuno. Questo è quanto accade ne “La ragazza nella nebbia”, al cinema. Tra i protagonisti, troviamo la bravissima Daniela Piazza che gentilmente ci ha concesso quest’intervista.

“La ragazza nella nebbia”. Perché far parte di questo progetto?

Ho desiderato conoscere Donato Carrisi proprio dopo aver letto il romanzo “La ragazza nella nebbia”. Non sapevo che fosse già una sceneggiatura cinematografica, tantomeno che sarebbe stato prodotto il film a breve, ma avevo la forte sensazione che avrei presto incontrato questo scrittore che, attraverso le sue parole, mi trasportava nei luoghi e nelle storie dei suoi personaggi. In molti mi avevano consigliato i libri di Carrisi e più amici mi avevano parlato di lui. Il nostro incontro non mi è sembrato un caso, ma più che altro un segno del destino.

Ci spiegheresti il titolo?

“La ragazza nella nebbia” è Anna Lou, una ragazza di 16 anni che scompare nella nebbia invernale, la sera del 23 dicembre nel paesino di Avechot, un luogo immaginario chiuso in una valle tra le Alpi italiane. Io sono Maria Kastner, la mamma di Anna Lou, interpretata da Ekaterina Buscemi, bravissima alla sua prima prova d’attrice.

Ci racconti del tuo personaggio?

Posso dire che Maria Kastner è una donna molto diversa da me, sia caratterialmente che fisicamente. Questa diversità mi ha attratto fortemente ed è uno dei motivi per i quali mi sono buttata a capo fitto nello studio del personaggio fin dal primo provino, ancora prima che Donato Carrisi mi dicesse di avermi scelto per interpretare il ruolo di Maria, dopo il secondo provino su parte. Di fronte alla scomparsa della figlia, Maria reagisce delegando gli altri nella ricerca, il marito (Thierry Toscan) e l’agente speciale Vogel (Toni Servillo), al quale affida le sorti della figlia, come se non si sentisse all’altezza in questo nuovo aspetto inaspettato di madre. Investe Vogel di una grande responsabilità, ma almeno ci prova, e lo fa in un modo tutto suo di sentire e comunicare le cose. Maria rimane come immobilizzata nei suoi luoghi, congelata nel freddo di quella terribile notte, in quello che sembra l’incubo peggiore che una madre possa mai immaginare e che invece è la cruda realtà. Io, al contrario di Maria, sono una persona che agisce e ha difficoltà a delegare, è stato bello sperimentare e vivere questa diversità attraverso il carattere del mio personaggio.  Maria è diversa da me anche fisicamente, è una donna più grande di età, trascurata nell’aspetto fisico.

Il mistero sembra essere il protagonista di questo entusiasmante film. E’ così?

Sono tanti gli aspetti importanti, tra questi sicuramente le storie dei personaggi. Certamente il mistero aleggia in tutto il film ed, essendo un thriller, questo resterà tale fino alla fine.

La notte possiamo dire che sia la seconda protagonista del film. Perché?

La notte cambia l’esistenza del mio personaggio; Maria Kastner infatti rimane incastrata in un pezzo tragico della sua vita, ma cambia anche la vita di tutti i protagonisti del film e di tutti gli abitanti del piccolo paese. Un altro aspetto importante è rappresentato dai media in una società come la nostra e di come questi riescano ad influenzare i casi di cronaca.

Quale significato le attribuisci nella vita di ognuno di noi?

Credo nella sacralità della vita, il suo significato, forse, lo si coglie solo quando sta per terminare e si evolve in qualcosa di più grande di noi. Vorrei solo meritare la mia vita ed essere felice.

Vogel è il personaggio principale del film che conosce il nome dell’ombra che si nasconde dentro la nebbia . Secondo te, ognuno di noi ha una sua ombra e una sua luce?

Come sostiene Jung “non c’è luce senza ombra” e questo film ha una fotografia bellissima curata in ogni dettaglio dal direttore della fotografia Federico Masiero. Il thriller appassiona i suoi spettatori anche perché ci mostra le ombre degli esseri umani sotto la lente d’ingrandimento del grande schermo e noi attori abbiamo il privilegio di poter attraversare le ombre dei nostri personaggi per capire meglio noi stessi.

Com’è stato essere diretti da Donato Carrisi?

Donato Carrisi è nato per essere un regista e io sono onorata di far parte del suo primo film. Ha le idee molto chiare, ma lascia spazio agli attori per dare ognuno il proprio contributo. Con lui mi sono sentita protetta, guidata e libera di esprimere la mia creatività. Questo è quello che spero di trovare sempre quando lavoro con un regista ed è uno stato di grazia raro.

Reciti con alcuni tra i più bravi attori del cinema italiano, quali Toni Servillo e Alessio Boni. Com’è stato?

E’ stato bellissimo lavorare con un gruppo di attori che mettono il film al primo posto e non il proprio ego di attori. Toni Servillo è un compagno incredibile sulla scena, il suo talento e la sua generosità mi hanno aiutata a dare il massimo. Non è solo un attore straordinario, ma anche una persona speciale. Non ho scene con Alessio Boni, ma ho visto il film pochi giorni fa ed è bravissimo, come del resto tutti gli altri: Jean Reno, Lorenzo Richelmy, Michela Cescon, Galatea Ranzi, Lucrezia Guidone, Jacopo Olmi Antinori, Antonio Gerandi, Greta Scacchi, Thierry Toscan, Ekaterina Buscemi e molti altri. Siamo tantissimi ed è veramente un bel cast.  

Cosa vorresti arrivasse agli spettatori di questo film?  

Ci sono degli aspetti che sono diversi dal romanzo, anche perché la lettura di un libro è sempre legata alla fantasia del lettore guidato dallo scrittore e ogni film, invece, è il risultato del processo creativo di tantissimi professionisti guidati dall’idea del regista, che in questo caso è anche lo sceneggiatore. Ma posso dire che questa storia sembra nata per essere vissuta nel buio di una sala cinematografica. Quando leggo una sceneggiatura, la prima cosa che mi colpisce non è la trama ma sono i personaggi, le loro storie, i loro pensieri, le loro paure e in questo film ogni personaggio ha una vita propria che si intreccia con la storia. Il personaggio di Maria Kastner mi ha colpita al cuore, mi sono sentita lei all’istante, senza sforzi. Essendo anch’io madre, la sua storia mi ha straziato il cuore e ho sentito forte il desiderio di farle compagnia nel suo dolore senza fine. Quello che vorrei è che agli spettatori arrivasse l’umanità di questa donna e se anche una sola persona s’identificherà in Maria, sarò molto felice di aver raggiunto il mio scopo.

I tuoi prossimi progetti? 

Ho un progetto a cui tengo moltissimo, ma preferisco sempre parlare dei progetti già conclusi. Il resto lo tengo custodito con cura finché non diventa realtà.


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