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La vivace effervescenza di Valentina D’Agostino ne “La mafia uccide solo d’estate”. Intervista all’attrice
31 Mag 2018 07:00

E’ partita il mese scorso la scorsa e attesissima fiction “La mafia uccide solo d’estate”, giunta alla sua seconda stagione, ispirata al film di Pif che torna nel ruolo di voce narrante in questi nuovi episodi. La serie tv racconta la “vita normale” a Palermo alla fine degli anni Settanta della famiglia Giammarresi attraverso il racconto del piccolo Salvatore. Nel cast anche una bravissima Valentina D’Agostino, attrice di grande talento nel ruolo di Patrizia, una donna profondamente innamorata della vita e del suo uomo. L’interprete palermitana di strada ne ha fatta da quando ha scelto di inseguire la sua passione, ovvero la recitazione lasciando la terra siciliana. Si è diplomata all’Accademia del Teatro Biondo e da lì non è più fermata.

Ti stiamo vedendo in queste settimane nella seconda stagione de “La mafia uccide solo d’estate”. Perché hai deciso di continuare a far parte di questo progetto?

Ho firmato per partecipare alla seconda stagione quando ancora stavo girando la prima: mi ero trovata così bene con la troupe e con il cast che era inevitabile continuare insieme quest’avventura, per la magia e la felicità che si respirava sul set.  Fino ad ora sono sempre stata molto fortunata, ma posso dire che con Luca Ribuoli e Francesco Scianna, attore con cui interagisco di più di tutti, mi sono trovata particolarmente bene. Francesco è un interprete che improvvisa molto e Luca l’ha sempre concesso: io ero come risucchiata da un vortice meraviglioso.

Interpreti Patrizia. Ci racconti un piu’ di lei?

Inizialmente è una donna molto ingenua, impacciata, sempre fuori luogo, di facile risata, molto incline a piangere. Vive ogni singola emozione all’ennesima potenza ed è molto innamorata di Massimo. In questa seconda stagione rimane sicuramente quello che è sempre stata, tirando fuori però il suo carattere; oltre che mite e accomodante, vista la cotta che il suo compagno ha preso per un’altra, Patrizia tirerà fuori le unghie, riportandolo a sé con la sua dolcezza.

E’ profondamente innamorata di Massimo, per cui legata da un filo conduttore con la mafia.

Assolutamente sì. Non è un personaggio totalmente negativo perché profondamente indeciso e non convinto di quello che sta facendo. Vorrebbe sempre tirarsene fuori da questa strada senza via d’uscita ma non ci riesce. Il mio personaggio  non è totalmente consapevole di quello che la sua metà sta facendo anche se in parte ne comprende la pericolosità, ma fa finta di non capire, per paura e per omertà.

Pif recentemente ha dichiarato che la fiction è un esame di coscienza per passare da cosa a colpa nostra. Perché, secondo te, molti non hanno reagito quando il fenomeno mafia  è venuto fuori in maniera così dirompente?

E’ proprio così. La mafia non è cosa di Patrizia ma anche lei si trova a stretto giro con lei. La criminalità organizzata non è soltanto sangue, morte e stragi, ma anche quel silenzio assordante di un cittadino che non vive in maniera onesta, che cede a piccoli ricatti e che fa finta di non conoscere la realtà che lo circonda. Quando sceglieremo di dire no al puzzo del compromesso, all’omertà e a quel farci risucchiare dai soldi facili avremmo vinto la mafia. Al Sud c’era e c’è ancora paura per questa organizzazione criminale; per molto tempo si è sostituita allo Stato nel Mezzogiorno, garantiva lavoro e pane per tutti i giorni. Per tutti i cittadini onesti in tutte le parti del Paese, la mafia risultava essere un fenomeno criminale molto lontano dalla propria vita.

Tu sei palermitana . Cosa rappresenta per te e cosa porti con te di  questa città quando viaggi?

Sono scappata da Palermo in realtà perché mi stava stretta. Ora più che mai mi sento una vera palermitana, le mie origini sono radicate in me. Mi sento a casa solo quando sono in città. E’ la mia linfa, sia nei momenti no sia in quelli sì.

Chi è Valentina D’Agostino oggi?

Sono mille cose. Sono mamma prima di tutto di Leone, mi sento ancora una ragazza anche se so di non esserlo più e sono un’attrice ancora in evoluzione.

Com’è nato l’amore per il mondo della recitazione?

Ricordo di aver accompagnato un’amica del liceo a delle audizione per lo Stabile di Palermo; uno degli insegnanti mi ha vista chiedendomi di salire sul palco per fare esercizi di improvvisazione. Mi hanno presa e da lì è cominciato tutto. Credo che la recitazione sia il miglior modo per esprimermi.

Recentemente ti abbiamo visto in “Liberi Sognatori”. Cosa rappresenta il sogno? Oggi come oggi possiamo ancora sognare?

Assolutamente sì. Credo che non dovremmo mai perdere la speranza di realizzare i nostri sogni, dovremmo anche aiutarli nella loro realizzazione.  Io stessa sto continuando a sognare.

Una delle serie tv che ti ha fatto conoscere al grande pubblico è stato “Un passo dal cielo”. Perché proprio con quel ruolo sei entrata nel cuore di tutti?

Quella fiction lì rispetto alle altre aveva Terence Hill, un uomo con la capacità di entrare in empatia con chiunque, anche nel cuore delle persone. E’ straordinariamente gentile e generoso.

Tra le fiction nelle quali hai partecipato, c’è anche “Le cose che restano”. Quali sono per te le cose che devono restare nella vita?

La libertà. E’ fondamentale per vivere pienamente, sempre e comunque. La libertà di essere come si vuole, di dire la propria, di sognare, di credere in qualcosa, di vivere le proprie emozioni e la libertà di poter scegliere e non di farsi scegliere.

Hai preso parte anche in “Raccontami”, una delle fiction campione d’incassi targata Rai1. Cosa si dovrebbe tenere ben a mente da raccontare alle nuove generazioni?

L’incanto di quando non esisteva la tecnologia: il mistero di un appuntamento alle 16.30 in un bar che poi diventavano le 17.30 a volte oppure la persona tanto attesa non arrivava mai per un imprevisto, l’attesa era l’aspetto più magico, la curiosità di scoprire qualcosa tra le righe di una pagina di un libro, l’attrazione, la noia, il giocare con un pallone di alluminio costruito per giocare in cortile o in terrazzo, l’ingegnarsi quando non c’era niente e lo sviluppo della fantasia. Vorrei rimanesse la lentezza di un tempo che adesso non c’è più.

 


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