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Ciccilla, la donna a capo dei Briganti
07 Nov 2015 10:06

Il brigantaggio post-unitario è una storia tormentata del Sud ed è una storia tormentata della Calabria. I suoi personaggi sono stati sovente tramandati dal racconto orale, di generazione in generazione. E molte storie sono rimaste sotto traccia, perché meno note.

Il territorio della Presila cosentina, che fu terra di briganti, vide operare una delle bande più organizzate e conosciute: quella di Pietro Monaco e sua moglie Ciccilla. La donna-capo, l’amazzone coraggiosa e sanguinaria, ma anche passionale e complessa.

Una storia quella di Pietro e Ciccilla dai contorni sfumati e che è stata riportata alla luce grazie al lavoro di Peppino Curcio, che mettendo mano ai documenti dell’Archivio di Stato (atti processuali, testimonianze e provvedimenti), ha potuto ricostruire l’azione dei due briganti.

Questo lavoro ha ispirato il filmCiccilla“, che verrà proiettato in prima visione il 9 novembre alle 17.30 al cinema Modernissimo di Cosenza.

A girarlo i registi Mario Catalano, Paride Gallo e Giuseppe Salvatore. Tra gli attori Giovanni Turco, contornato da attori non professionisti del luogo e con la sceneggiatura dello stesso Curcio.

I luoghi delle riprese sono gli stessi dove vissero i due briganti. E la storia si dipana fino a chiudersi nel mistero della morte di Ciccilla, soprannome di Maria Oliverio. Storia torbida, fatta di amore e gelosia, sangue e violenza.

Trentadue i capi di imputazione nel processo che si svolse a Catanzaro. E poi la fuga e la cattura, inframezzata dalla morte del marito. E la condanna a morte evitata per la grazia concessa da Vittorio Emanuele II, episodio sino ad ora sconosciuto.

Una storia che meritava di essere approfondita, perché è una delle tante storie che travagliarono il Sud, centocinquant’anni fa.


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