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GIROvita, ovvero l’arte relazionale
13 Giu 2013 13:21

 

«Proseguiamo a Sud, perché il Sud è nel cuore» sono le parole e la promessa con le quali Emanuela Barbi, l’artista protagonista di GIROvita, chiude questa nostra intervista a sei voci.

GIROvita studio mobile è un progetto di arte relazionale, un osservatorio mobile che per dieci giorni, dal 15 al 25 maggio 2013, ha annusato, ascoltato, registrato, e ridisegnato la fauna umana che abita la città di Pescara.

Un progetto artistico di Emanuela Barbi, a cura di Marcella Russo.

Dieci giorni in cui Emanuela e Marcella hanno attraversato la città in cui vivono con l’obiettivo di aggiornare la mappatura umana che la popola. Ogni giorno in un quartiere diverso, dal centro alla periferia e viceversa. E ogni giorno l’incontro con umanità diverse. Adulti, bambini, lavoratori, tanti artisti che con grande generosità hanno contribuito a rendere più ricco il progetto iniziale.

In questi giorni stanno lavorando all’opera video che sarà il momento conclusivo e che rappresenta, per certi versi, un nuovo inizio del progetto.
GIROvita ha dato la possibilità a tutti coloro che hanno interagito con Emanuela di entrare da protagonista nell’opera che si stava realizzando, arte relazionale appunto. Ciò è avvenuto attraverso due strumenti di relazione molto semplici: una domanda e un disegno o una perfomance.

La stessa domanda che Emanuela ha posto ai cittadini di Pescara, ho posto a lei e alla sua compagna di viaggio, Marcella. Che cos’è l’arte

Emanuela Barbi «Sorrido, me l’hanno chiesto in tanti in questi giorni sulla strada. Quando l’arte era girovita con tutte le sue intenzioni progettuali. La risposta vera è che l’arte è il luogo dove vivo. Un luogo dove vivere. Un luogo dove si parla una lingua diversa, per viverci devi imparare a conoscerla come se vai in un paese straniero. È un luogo di pace e di sogni dove tutto è possibile, poesia, amore per se stessi e per la vita, un luogo della mente dove tutto vive in eterno».

Marcella Russo «Le reazioni alla domanda sono state diverse, crude, alcune romantiche ma soprattutto dure. Rispecchiano esattamente la situazione socio politica culturale che stiamo vivendo. È una domanda che mi sono posta poche volte, perché credo che l’arte vada vissuta quotidianamente in libertà, quando vai al mercato a litigare con i contadini, quando fai la doccia, quando ceni con gli amici, quando sei su una bella spiaggia deserta con un bel libro. Mi ritengo fortunata per essere riuscita ad esprimere la mia arte, forse perché la riconosco! Agli artisti che fanno ricerca avanno dati gli strumenti per continuare a farla, e noi nel back stage dobbiamo aiutarli nella ricerca e produrre qualità».

Potreste provare a rispondere anche voi a questa domanda: Che cos’è l’arte? Voi che state leggendo questo articolo e la risposta potete postarla nel commento, magari diventa anch’essa un “pezzo” della costruzione dell’opera video.

Scrivevo all’inizio che questa è un’intervista a sei voci, la mia che si aggiunge a quella di Emanuela e di Marcella. Proseguiamo dunque con l’intervista.

Come nasce GIROvita e cosa ha rappresentato per voi questa esperienza?


Marcella Russo «Girovita nasce per esaudire un’esigenza, la voglia di scendere in campo in maniera reale, fuori dal sistema dell’arte, per relazionarsi col signor rossi, con l’homeless, col tossicodipendente, coi ragazzi dei quartieri di periferia, con la signora della Pescara bene. Le mostre nei musei e nelle gallerie, soprattutto in provincia, funzionano poco, c’è sempre il solito pubblico e dopo l’opening resta ben poco!»

Emanuela Barbi «È stata un’esperienza molto gratificante ed emozionante. Aver trovato un’organizzatrice come Marcella Russo è stato per me molto importante, raramente capita che ti vengano accolti progetti complessi e impegnativi come questo al volo, con una sintonia ed un entusiasmo comune. Amo lavorare in esterno, avere uno studio mobile, la possibilità di incontrarsi e relazionarsi col passante, abitanti dei luoghi, colleghi e amici che mi hanno raggiunto nelle postazioni prefisse, per scambiare opinioni, per prendere un the insieme nella strada sotto gli occhi del passante curioso, è stato importante e gratificante.

Sei entrata anche tu nell’opera dell’artista, lavorando fianco a fianco per dieci giorni, nonostante tu sia la curatrice del lavoro. Quali sono le tue aspettative?

Marcella Russo «Ho sempre vissuto un’esperienza umana con tutti gli artisti con i quali ho lavorato, ma questa volta è stato diverso! Ho coinvolto Emanuela Barbi, non perché fosse di Pescara, ma perché ero convinta che fosse l’artista adatta. Raramente curo le mostre che produco e organizzo, ma curare questo tipo di progetto mi è venuto naturale, ci sono entrata dentro completamente. In primis la relazione è stata tra noi, ci siamo confrontate, abbiamo ragionato su tutto con grande entusiasmo, è stato un bellissimo viaggio non facile da raccontare, siamo state fianco a fianco per dieci giorni dalla mattina alla sera, sotto pioggia e sotto vento, pronte ad affrontare qualsiasi situazione potesse crearsi, é stato divertente, stancante fisicamente e psicologicamente ma molto gratificante. Credo che il lavoro di Emanuela metterà in evidenza come la città, in questo caso Pescara, sia cambiata. Come si vive nei quartieri con tutte le problematiche annesse. Molti dei pescaresi residenti al centro della città, quando vedranno l’opera video non sapranno riconoscere i quartieri dove siamo state, semplicemente perché non ci sono mai andati».

Come ti sei avvicina nata a questo lavoro. Quali i pensieri che lo hanno preceduto?

Emanuela Barbi «L’arte, cos’è, questa cosa così vicina realmente e così lontana nelle idee della gente, questa volta era nella strada qualunque, in un indirizzo qualunque. Ho tentato di spiegare a me stessa una psicogeografia dei luoghi prescelti, è qualcosa che va nel profondo, non ho trovato ancora le risposte, le troverò ad opera compiuta. Essere ogni giorno in un luogo diverso ha quel senso nomade del lavoro che più m’appartiene; l’osservatorio urbano mi ha permesso di soffermarmi a guardare anche se solo per un giorno la gente nel proprio quartiere. Coloro che si sono fermati a parlare con me, in questa opera lo rappresentano nel bene e nel male. Nessuna fiction, esclusivi frammenti di vita reale. Nell’arte relazionale lo spettatore, il fruitore, vive partecipe con le proprie risorse umane e creative, si esprime attraverso la possibilità offerta, abbattendo i confini e le distanze tra la gente e l’arte, entrano nell’opera, rendendola non fine a se stessa, non autoreferenziale, ma utile e viva».

È stato complicato organizzare un lavoro artistico itinerante così atipico?

Marcella Russo «L’organizzazione è stata complessa ed articolata, ma avendo alle spalle 23 anni di esperienza sul campo non ho avuto grossi problemi, anche grazie al supporto di tanti artisti, fotografi, giornalisti e degli sponsor service che ci hanno supportato. Il vero problema è stato il piccolo budget a disposizione. Non è stato facile far capire ai miei referenti del Comune di Pescara che tipo di progetto sarei andata a realizzare, solo Daniela Arcieri Mastromattei, presidente della Commissione Pari Opportunità, ci ha creduto».

Avete in mente di proseguire il progetto GIROvita anche in altre realtà urbane?

Marcella Russo «Il progetto GIROvita, di cui sto registrando il marchio, non finisce qui. Adesso stiamo lavorando per realizzare l’opera video, edita dall’associazione Grand Hotel, che sarà la vera e propria opera dell’artista, che poi presenteremo con un evento ad hoc. Stiamo ricevendo sollecitazioni da altre regioni per far sì che GIROvita possa continuare il suo viaggio, sarebbe interessante svolgere la prossima edizione in una metropoli, ci penseremo, GIROvita non resta qui!».

Emanuela Barbi «Possibile proseguo di girovita- Sarebbe interessante proseguire l’esperienza in un’altra città, continuare il tour senza confini geografici, portare un momento di riflessione sull’arte lì dove dell’arte sembra non esserci traccia. Documentare i contributi generosi delle persone, raccogliere informazioni, creare nuove opere ispirate dai luoghi stessi. Proseguiamo a Sud, perché il Sud è nel cuore».

«Proseguiamo a Sud, perché il Sud è nel cuore», ribadisce Emanuela Barbi e a noi di “Resto al Sud” non può che far piacere questa sua affermazione. Il viaggio partito da Pescara dunque non si ferma ma prosegue e prosegue verso Sud, resta al Sud. Quale sarà il prossimo porto dove approderà GIROvita non è sapere, ma la traccia che lascerà non sarà certo effimera come quella cantata da Francesco Guccini nella sua personalissima reinterpretazione del mito di Ulisse.

«[…] e ad ogni viaggio reinventarsi un mito
a ogni incontro ridisegnare il mondo
e perdersi nel gusto del proibito sempre più in fondo…

E andare in giorni bianchi come arsura
soffio di vento e forza delle braccia
mano al timone, sguardo nella prua, schiuma che lascia effimera una traccia…»


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