';

Manlio Sgalambro, un grande filosofo senza laurea
07 Mar 2014 12:59

Manlio Sgalambro rivendicava con orgoglio di essere giunto alla maturità dopo ”una sconfinata giovinezza” e con un percorso lontano dal mondo accademico.

Non solo. Quando si iscrisse all’università, con grande saggezza, non lo fece a filosofia ”perché – spiegava in un’intervista con grande senso critico – la coltivavo già autonomamente. Mi piaceva il diritto penale e per questo scelsi la facoltà di Giurisprudenza”.

Insomma per questo autore, morto ieri a Catania a 89 anni, amante della cultura irrazionale e vicino, nello spirito e nella scrittura, a Cioran come a Friedrich Nietzsche, non ci sono percorsi didattici tradizionali, la cultura e il sapere sono tutti nella vita, nelle sue pieghe, dentro la propria personale esperienza.

Nato a Lentini il 9 dicembre 1924, nonostante questa idiosincrasia verso la cultura istituzionale, Sgalambro diventa, quasi contro al sua stessa volontà, filosofo, scrittore, poeta, paroliere e cantautore grazie all’incontro con Franco Battiato.

Teorico della centralità del pensiero, dell’impegno morale, che è per l’uomo l’unica bussola nei mari burrascosi della contemporaneità, Sgalambro rifiuta le soluzioni preconfezionate della filosofia e indaga gli spazi dell’intelletto esplorando le contaminazioni dell’anima razionale. Insomma colloca il suo pensiero nelle nicchie del disincanto nichilistico, affidando le sue incerte e disincantate ‘verità’ agli aforismi.

Nel 1959 pubblica il saggio ‘Crepuscolo e notte’ sul periodico culturale ‘Incidenze’ fondato da Antonio Corsano. Diventa poi collaboratore di Tempo presente di Ignazio Silone e Nicola Chiaramonte.

Negli anni Sessanta cominciano per lui le difficoltà economiche. L’agrumeto di famiglia, ereditato alla morte del padre, non gli basta più. A maggior ragione dal 1963, anno in cui si sposa all’età di 39 anni. Si adatta così a fare un po’ di tutto, anche il cameriere. Poi comincia a compilare tesi di laurea e insegna come supplente nelle scuole.

Sgalambro esordisce come scrittore molto tardi, nel 1982, a 55 anni, con ‘La morte del sole’. Arrivano poi molti altri volumi, fra i quali ‘Trattato dell’empietà’, ‘Del pensare breve’, ‘Dell’indifferenza in materia di società’, ‘La consolazione’, ‘Trattato dell’età’, ‘De mundo pessimo e altri’. L’ultimo è ‘Variazioni e capricci morali’, pubblicato nel 2013.

Nel 1994 inizia la sua ventennale collaborazione con Franco Battiato che gli dà quella popolarità a cui non era certo abituato. Per lui scrive libretti d’opera, testi di canzoni (tra cui le parole stupende de La cura) e sceneggiature per film.

Tra gli album firmati insieme, L’ombrello e la macchina da cucire, L’imboscata, Gommalacca, Ferro battuto, Dieci stratagemmi, Il vuoto, Inneres auge, Apriti sesamo. E poi libretti d’opera come Il cavaliere dell’intelletto, Socrate impazzito, Gli Schopenhauer e Telesio e per il balletto Campi magnetici. sul fronte sceneggiature suoi tre film firmati da Battiato: ‘Perduto amor’, ‘Misikanten’ e ‘Niente è come sembra’.

Nel segno della più totale ecletticità, nel 2001 Sgalambro ha anche inciso un album, ‘Fun club‘, prodotto dallo stesso Battiato e da Saro Cosentino. Questa una sua frase che è anche un po’ la summa del suo pensiero: ”Perché mi ostino a definirmi ‘filosofo’ benché né i filosofi mi vogliono né io voglio loro? Perché in questa disciplina, nella sua venerata regola, entrai fanciullo e mai venne meno la mia fedeltà. Per più di cinquant’anni l’ho studiata non distratto da altro. Ne ho carpito segreti e reticenze, ho visto esaltazioni e declini, eccessi e dimenticanze. Filosofi sull’altare e poi scagliati giù. Ho assistito al loro regno, e al dominio delle loro idee, e l’ho studiato più che quello di duci e condottieri. Ho avuto amori duraturi, ho imitato modelli (ma come si può imitare l’Idea, ahimè). Sono invecchiato lì dentro. Di essa conosco tre o quattro cose meglio dei miei contemporanei. Non ho altro da aggiungere”.


Dalla stessa categoria

Lascia un commento