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Rivoluzione Benitez, Napoli è 2.0
14 Nov 2014 12:17

Per la terza volta quest’anno mi son ritrovato a visionare il Napoli in quel di Firenze e nell’osservare la performance offerta dalla formazione partenopea vengono spontanee alcune riflessioni tattiche su di essa.

Nella partita di Firenze, al di là della fredda cronaca, che lascio volentieri ai giornalisti sportivi di professione, appare evidente l’evoluzione positiva in termini di risultati ottenuti rispetto al Napoli, osservato nel precampionato e nelle prime giornate, e mi son chiesto innanzitutto quanto l’aspetto tattico abbia influito sul rendimento.

Come sempre si parte dall’osservazione del modulo: 1-4-2-3-1. Spesso si associa all’utilizzo di un determinato modulo una tipologia di gioco e in questo caso si pensa subito a una squadra tendenzialmente offensiva.

Sicuramente ‘l’interpretazione diffusa del modulo’ tende a privilegiare una fase d’attacco lasciata all’iniziativa di esterni di centrocampo, estremamente abili in questa fase, rapidi nelle ripartenze e di grande gamba in grado, anche se occorre, di saltare l’uomo e di variare lo sviluppo del gioco in termini di prevedibilità : queste caratteristiche le ritroviamo in interpreti tipo Maggio, Mertens, Callejon, Insigne, tutti atleti con attitudini naturali propense alla fase offensiva, che amano variare spesso i movimenti di attacco alla linea difensiva. Pensiamo ad esempio a Insigne, che anche a Firenze attaccava sia guadagnando la profondità ma che spesso si proponeva attraverso tagli in parallelo alla linea difensiva, per liberare spazi per gli inserimenti degli esterni opposti, o di un centrocampista, o terzino in fascia.

Solitamente In questo modulo gli esterni  sono coadiuvati sulla trequarti da un trequartista e in attacco da una prima punta che solitamente non necessariamente deve essere estremamente mobile ma che deve essere in grado in primis di “vedere la porta” con continuità, quindi di dare sbocco allo sviluppo del gioco che, spesso e volentieri privilegia le corsie esterne : nel Napoli tali compiti sono lasciati all’asse Hamsik-Higuain che spesso amano giocare anche in situazione di “gioco a rimorchio” cioè di attacco dello spazio da parte di Higuain finalizzato al successivo scarico per l’inserimento e l’eventuale conclusione di Hamsik che a sua volta mantiene una distanza utile a raccogliere il retropassaggio ( scarico) del punteros argentino.

Tuttavia a differenza di altre compagini che applicano questo modulo, Benitez ha assortito il Napoli con esterni dalle attitudini offensive diverse: se da un lato abbiamo ad esempio Insigne, che ama giocare puntando principalmente sulle sue abilità tattiche di imprevedibilità, nei movimenti di attacco alla linea, dall’altro abbiamo Callejon, capace invece di attaccare la linea, privilegiando spesso la profondità a scapito dell’ampiezza. Questo gli consente spesso di concludere e di far valere anche le sue innate doti realizzative, negli ultimi venti metri.

Higuain, la prima punta partenopea, nel modulo, non è eccessivamente fisico ma, seppur dotato di apprezzabile fisicità e aggressività, è un giocatore completo, capace di interpretare tutte le situazioni offensive nel miglior modo possibile per il gioco del Napoli. Infatti, in fase di possesso palla, è in grado di far salire la squadra: è bravo nei duelli singoli con i difensori, è grandioso nell’attaccare gli spazi, vede la porta in tutti i modi possibili, in manovra si sacrifica tantissimo per creare la superiorità numerica su tutto il fronte offensivo e, se serve, sa essere anche altruista e dedicarsi, sempre con risultati apprezzabili, alla rifinitura. E’ un campione in grado di fare la differenza anche in termini di leadership in campo.

Partendo da questo enorme potenziale offensivo, Benitez ha costruito il suo impianto di gioco con l’obiettivo di sfruttarlo al massimo e la partita di Firenze ha mostrato, ove ve ne fosse ancora bisogno, come il Napoli deve affrontare le partite per ottenere il massimo dai suoi interpreti.

In primo luogo al 3-1 offensivo azzurro, servono spazi per attaccare e profondità.  Questi elementi sono individuabili se la squadra avversaria gioca alta. In termini pratici, se la squadra gioca con un baricentro più basso, in maniera naturale,  può “invogliare” l’avversario a far salire il suo, per cercare d’imporre il gioco, ma se si è bravi  a riconquistare palla a centrocampo e passare subito alla fase offensiva con rapidità (tecnicamente a transare positivamente e ripartire), di spazi da attaccare aumentano. In questo caso ha senso  “l’onda d’urto del 3-1”. In parole povere è questo l’atteggiamento tattico più idoneo al Napoli, è questa la chiave di lettura degli ultimi successi del Napoli e di quello di Firenze. Qunindi, Benitez, avendo piena coscienza dei problemini di costruzione del gioco da parte della sua squadra, a partire dalla difesa – anche ieri spesso imprecisa in fase d’impostazione – cerca la costruzione dal centrocampo in su, per ottenere, attraverso il pressing e una forte aggressività da parte dei singoli, la riconquista della palla in zone con interpreti più dotati tecnicamente. In questo senso l’aver innestato giocatori come Jorginho ha assicurato una copertura della zona centrale, dinanzi a una difesa non solo valida in termini di quantità e d’interdizione, ma anche in termini di qualità.

Rispetto alla fase iniziale della stagione sono poi cresciuti i rendimenti dei giocatori chiave del Napoli: Higuain è tornato il campione conosciuto e apprezzato dai tifosi napoletani. Ora è anche meno nervoso e più sereno; Hamsik è tornato il giocatore capace di fare la differenza per rendimento tattico ma anche fisico;  Insigne da oggetto costante di critiche era (prima del brutto infortunio) divenuto uno dei giocatori più in forma; kulibali’ si è perfettamente calato nella realtà tattica del Napoli; Rafael ha acquisito maggior sicurezza in porta.

In sostanza qualche ritocco all’organico e crescita di elementi chiave hanno confermato la bontà del progetto tattico di Mr.Benitez, troppo presto criticato a tal punto da chiederne l’esonero: le sue idee sono rimaste inalterate ma è cresciuto il rendimento globale della squadra per cui le idee positive del tecnico son venute fuori. Brava la società nel credere fermamente nel progetto, quando chiacchiere e risultati negativi sembravano screditarlo,  e bravo il tecnico a insistere con le sue idee (migliorando anche la fase difensiva in non possesso seppur con un maggiore sacrificio degli esterni, in ripiegamento). Ora, il ritrovato Napoli, può giocarsi le sue carte in chave Champions League.


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