';

C’è una guerra contro il Sud, per affondare turismo e agroalimentare. Parola di giudice
18 Dic 2013 07:28

«È in atto una guerra mediatica che non ha precedenti in tutta la storia repubblicana. Io la chiamo la terza guerra contro il Sud. La prima è stata il traffico di fusti tossici dalle regioni del Nord a quelle del Sud. La seconda l’emergenza rifiuti».

Le dichiarazioni rilasciate a Gianluca Abate all’edizione napoletana del Corriere del Mezzogiorno, da Donato Ceglie, sostituto Procuratore generale della Repubblica, che già aveva accennato a questa sua posizione in un convegno a Cernobbio, potrebbero avere un sapore clamoroso per chi, in queste settimana, si è fatto coinvolgere dalla psicosi alimentare in atto nei confronti di qualsiasi prodotto proveniente, genericamente, dalla Campania.

A noi che, con Insorgenza, ne abbiamo fatto una battaglia quotidiana, invece, suonano come una conferma, l’ennesima, che è in atto qualcosa di più di una campagna mediatica. Così come non ci hanno sorpreso le analisi della società tedesca che ha confermato che la mozzarella di bufala campana è ottima e non contiene alcun veleno, non ci sconvolgono neanche le dichiarazioni di Ceglie.

Che non si è fermato a parlare di guerra, con Abate. E’ andato oltre: «C’è un quantitativo impressionante di video, prime pagine e articoli che presentano una situazione completamente inquinata. Ma lo fanno dando notizie confuse, opinabili, strumentali. La verità è che il problema non è assolutamente così grave come certi media lo vogliono far sembrare… vogliono mettere al tappeto il Sud, colpire i suoi due asset strategici: turismo e agroalimentare… vogliono distruggere la mozzarella e il pomodoro per guadagnare un 6 o 7% di quota di mercato. E attenti, ché l’operazione Pomì è solo la prima di una lunga serie che seguirà».

15 milioni perduti solo dal comparto della mozzarella. Danni ingenti agli agricoltori. E “Food in Campania” il salone delle eccellenze campane, fatto in fretta e furia nell’ultimo fine settimana a Napoli, alla Stazione Marittima, con le sue poche adesioni ha confermato che la paura c’è ma che c’è anche una responsabilità imprenditoriale, da parte di chi non ha voglia di combattere e mettersi in gioco. A reagire, oltre ai consorzi della mozzarella, pare siano soprattutto gli agricoltori, i più colpiti.

Giovedì 19 Dicembre 2013 a Piazza Garibaldi a Napoli varie sigle sindacali del comparto agroalimentare, sull’onda dei recenti avvenimenti, scenderanno in piazza per difendere le nostre produzioni e la nostra terra da ogni possibile attacco speculativo. Ci saremo anche noi.

Come  Insorgenza siamo con gli agricoltori per diverse ragioni: i prodotti di queste aziende sono presenti sul mercato nazionale ed estero da decenni e sono stati sottoposti ai tutti i controlli di qualità previsti dalle normative vigenti. E sono prodotti sani anche secondo l’Università Federico II, che ha compiuto analisi sul prodotto finito. Non si può non essere con gli agricoltori campani, con la loro parte sana, che è la maggioranza: sono loro i primi ad essere danneggiati dalla problematica ambientale, la pagano ogni giorno sulla propria pelle la psicosi, e sono i primi a chiedere un monitoraggio chiaro e certo.

A Caivano, lo ha certificato anche l’ordine degli Agronomi, al sequestro dei pozzi è stata applicata una normativa assurdamente restrittiva, con limiti inferiori a quelli applicati alle acque minerali: normativa per lo più disattesa o sottoposta a deroghe in altre regioni, ed applicata in maniera forzata laddove si procede direttamente ai sequestri laddove il testo stesso prevede prima controlli sui prodotti.

Allora il sospetto di Ceglie è anche il nostro… non possiamo permettere che quella che un tempo era la Campania Felix venga dipinta come il peggior posto al mondo, aprendo la strada ad attacchi speculativi che costringono gli agricoltori a svendere a prezzi irrisori i loro prodotti.

Non possiamo consentire ad altre Pomì di approfittare della situazione per piazzare sul mercato i loro prodotti, in nome di una maggiore salubrità dei prodotti del nord che invece, alla luce di tutti i dati ad oggi disponibili sull’inquinamento in pianura padana, risulta essere un’affermazione di pura fantasia.

Scendiamo in piazza e pretendiamo la verità. Pretendiamo le risposte. Pretendiamo subito una tregua alla guerra mediatica che punta a svilire e deprezzare le nostre produzioni per poterle poi acquistare a prezzi stracciati, riproponendole sul mercato con l’etichetta, e i relativi lauti guadagni, della grande industria e della grande distribuzione.

Il nostro Sud e la sua economia vanno difesi a spada tratta. Nessuno che ha a cuore il proprio destino può chiamarsi fuori.


Dalla stessa categoria

Lascia un commento