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Salva uno stallone dal macello e avvia l’azienda che produce ‘pasta a cavallo’
04 Mag 2020 14:48

Salva uno stallone dal macello, si rimbocca le maniche e in piena emergenza Coronavirus avvia la prima azienda in Italia che produce ‘pasta a cavallo’. È la bella storia di un giovane imprenditore di Carapelle, nel Foggiano, che ha deciso di intraprendere un ritorno al passato con una visione moderna e molto attenta alla salute. Grazie all’associazione Save The Working Horse, che lo ha salvato e preparato per la sua nuova vita, Pasquale Dedda ha adottato Unick, un cavallo da tiro francese gigantesco e dal carattere dolce, ha imparato a vivere in simbiosi con il suo nuovo amico e con lui ha affrontato questo ‘salto in avanti a 70 anni fa’.

Il Tavoliere delle Puglie

La pasta a cavallo

Sembra un controsenso, ma in realtà è proprio quel che accade nel bel mezzo del Tavoliere delle Puglie, il granaio d’Italia. Unick e Pasquale lavorano su un appezzamento di terreno coltivato a grano ‘nobile’ e antico, il Senatore Cappelli e il Saragolla. Si tratta di una varietà dalle stupefacenti proprietà organolettiche e dall’innata leggerezza, a basso contenuto di glutine. Un grano di nicchia molto efficace per le piccole intolleranze, coltivato a “super chilometro zero”, con un impatto ambientale bassissimo. Senza macchine agricole e dunque senza carburante, ma con soltanto un bel po’ di fieno per Unick, Pasquale garantisce un inquinamento pari a zero. Ma c’è di più: senza la pressione delle macchine agricole, il terreno è meno compatto, respira meglio e rende di più.

È vero, il titolare di “Dedda, pasta a cavallo” e il suo amico quadrupede impiegano molto più tempo rispetto a chi coltiva con i mezzi agricoli, “ma noi viviamo la natura, proviamo emozioni, effettuiamo lunghe pause, spesso dettate dallo stesso Unick, ma il nostro prodotto è di qualità eccellente e questo ci ripaga di tutto”.

L’emergenza sanitaria

Dedda produce farina e semola, anche loro protagoniste di un ulteriore ritorno al passato: “Utilizziamo un  mulino artigianale realizzato in legno e una macina a pietra vulcanica dell’Etna che provoca  una bassissima corrosione, di conseguenza non rilascia detriti o impurità nella farina – dice Pasquale – e la differenza si vede e si gusta. Chi prova la nostra pasta non l’abbandona, perché non è vero che il consumatore dei nostri tempi sia solo alla ricerca del basso costo a discapito della qualità. I nostri clienti sono molto attenti alla salute, al palato, a questo ritorno alle tradizioni che neanche in virus riesce a fermare. Partire in piena emergenza sanitaria – conclude Pasquale -sembra un piano avventato, ma il successo che stiamo riscuotendo con la Pasta Dedda e con la riscoperta dei valori della natura ci ripaga di tutto”.

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