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Sud, manca qualcuno: in 20 anni ‘persi’ oltre un milione di cittadini
14 Dic 2018 18:35

Non tutti, purtroppo, fanno la scelta di restare al Sud. Problematiche varie costringono ad emigrare. E così, negli ultimi venti anni la perdita netta di popolazione nel Mezzogiorno, dovuta ai movimenti interni, è stata pari a 1 milione 174 mila unità. È la fotografia dell’Istat, con il suo report su Mobilità interna e migrazioni internazionali della popolazione residente.

 Il flusso

Il flusso in uscita dal Mezzogiorno verso il Centro-nord è cresciuto in maniera decisa alla fine degli anni Novanta per poi diminuire negli anni successivi. Questo andamento si è accentuato all’avviarsi della crisi economica che, da un lato ha incentivato gli spostamenti dalle regioni meridionali e dall’altro ha provocato una riduzione delle opportunità di inserimento nel Centro-nord, permettendo in questo modo di contenere la perdita di popolazione del Mezzogiorno.

Top e flop delle regioni

Nell’ambito dei trasferimenti interregionali, si conferma la tradizionale direttrice Mezzogiorno-Centronord. Nel 2017 le regioni più attrattive sono ancora una volta Emilia-Romagna (+2,9 per mille residenti), Trentino Alto-Adige (+2,7 per mille), Lombardia e Friuli Venezia Giulia(entrambe +1,8 per mille); le meno attrattive sono Calabria (-4,2 per mille), Basilicata (-4,0 per mille), e Molise (-3,5 per mille).

Il quadro delle province

Per i trasferimenti tra province diverse, i saldi netti positivi più elevati si registrano a Bologna (+4,9 per mille), Monza e Brianza (+3,4 per mille) e Bolzano (+3,2 per mille). Saldi netti negativi si rilevano, in particolare, per Caltanissetta (-7,1 per mille), Crotone  (-6,1 per mille) ed Enna (-5,5 per mille).

Il target di età

Quasi la metà dei trasferimenti (49,5%) riguarda persone in età compresa tra i 15 e i 39 anni. La scelta della provincia di destinazione è legata anche all’età: i più giovani si spostano verso le province dei grandi centri urbani, i migranti più maturi scelgono invece aree provinciali di minore dimensione. La propensione agli spostamenti interni degli stranieri è pari al 4,6%, più del doppio di quella dei cittadini italiani.

A livello internazionale

Nel 2017 le iscrizioni anagrafiche dall’estero (immigrazioni) ammontano a oltre 343 mila, in netto aumento rispetto all’anno precedente (+14%). Di queste, più di quattro su cinque sono dovute a cittadini stranieri (301 mila, +14,5%).  I flussi più consistenti, sebbene in calo, sono quelli dei cittadini rumeni (43 mila nel 2017, -3,9% rispetto al 2016), seguiti da nigeriani (23 mila, +58,4%) e marocchini (16 mila, +7,1%). In calo anche le iscrizioni di cittadini cinesi (11 mila, -9% rispetto al 2016) e indiani (8 mila, -22,6%). Le immigrazioni di cittadini rumeni sono prevalenti in quasi tutte le regioni tranne che in Campania (maggioranza di immigrazione bengalese), in Friuli Venezia Giulia (prevalenza di immigrazione pakistana), in Sardegna e Molise (maggioranza di immigrazione nigeriana).

Gli immigrati

Il significativo aumento dei giovani africani immigrati porta con sé un maggior numero di uomini nei flussi di ingresso e un abbassamento dell’età media: nel 2017 gli iscritti in anagrafe dall’estero sono uomini nel 58% dei casi (12 mila in più rispetto al 2016). L’età media degli immigrati è di 28 anni per gli uomini e 32 anni per le donne. Nel 2017 le cancellazioni anagrafiche per l’estero (emigrazioni) sono pari a 155 mila, in calo rispetto al 2016 (-1,2%). Di queste, poco meno di quattro su cinque riguardano emigrati italiani (115 mila, stabili). Regno Unito (18%), Germania(16,1%), Francia (10,8%) e Svizzera (9,1%) si confermano le principali mete di destinazione per gli emigrati di cittadinanza italiana.

I laureati

In aumento i laureati italiani che si trasferiscono all’estero, nel 2017 sono quasi 28 mila (+4% sul 2016). Negli ultimi cinque anni, i deflussi netti di persone di 25 anni e più dovuti agli espatri sono pari a oltre 244 mila, di cui il 64% con titolo di studio medio-alto. In forte aumento tra 2013 e 2017 il numero di emigrati diplomati (+32,9%) e laureati (41,8%).


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