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Dragotto: “Ho scelto la Sicilia per fare impresa”
03 Mag 2013 16:58

Si può essere talenti a 75 anni compiuti? Certo che sì. Perché, dizionario alla mano, talento è l’inclinazione naturale di una persona a far bene una certa attività e, senza dubbio, il palermitano Tommaso Dragotto lo ha espresso nel migliore dei modi nel suo mondo, quello dell’autonoleggio.

La sua azienda, infatti, la AutoEuropa – Sicily By Car, che quest’anno compie 50 anni, è una realtà consolidata che conta sedi in tutta Italia e nei principali aeroporti del Paese con un segno particolare: il suo “motore” è a Villagrazia di Carini, in provincia di Palermo.

Come ha raccontato lo stesso Dragotto a Resto al Sud, la sua azienda è nata nel 1963, nel capoluogo siciliano, in via Spinuzza numero 7, con una sola autovettura usata, 1300 amaranto, targata PA94582:

«Nel giro di pochi anni, grazie alla mia caparbietà e grazie all’entusiasmo dei dipendenti, siamo riusciti ad espanderci in tutto il territorio siciliano. Nel 1980, consapevole che, restando nell’Isola, sarebbe stato tutto molto più restrittivo e considerando anche che le multinazionali erano e sono tutt’ora molto aggressive, ho pensato che, ricordandomi del famosissimo detto Se la montagna non va da Maometto, Maometto va dalla montagna, la migliore soluzione per la SbC sarebbe stata quella di aprire uffici in tutta Italia con il marchio Italy By Car».

Nel 1997, però, Dragotto lasciò la Italy By Car e decise di tornare in Sicilia, continuando ad amministrare la Sicily by Car: «Così mi sono ritrovato, come nel 1980, con un’azienda da ricostruire e con l’entusiasmo che mi ha sempre contraddistinto, aprendo uffici in tutto il Paese”.

L’anno dopo un’altra tappa importante: l’acquisto del marchio Autoeuropa, «oggi considerata un’affermatissima azienda nazionale con un network composto da uffici in tutti gli aeroporti italiani e nelle principali città. Con una flotta di 14 mila autovetture, siamo diventati una società leader in Italia».

In Sicilia, si sa, non è facile creare impresa. Quali difficoltà ha riscontrato nel dare forza al suo progetto imprenditoriale?

«Sono state molteplici, soprattutto al Nord, in ogni sua regione. Ho trovato persone molto diffidenti e molto arroganti, soprattutto nei confronti di chi, come me, desiderava espandersi dal Mezzogiorno al Settentrione. Mi sono meravigliato soprattutto a causa dei grossi problemi che ho riscontrato in Sardegna, un’isola splendida quanto la mia amata Sicilia. Questa diffidenza esiste ancora oggi e credo anzi che si sia incrementata con l’avvento della Lega Nord».

Ha mai pensato di starsene in un cantuccio, al di qua dello Stretto di Messina?

«No ma ci sono state alcune persone, a mio giudizio poco intelligenti, che mi hanno suggerito Chi te lo fa fare ad espanderti al nord? Rimani in Sicilia, starai più tranquillo. Ma Madre Natura mi ha dato delle qualità: sono un uomo caparbio, un kamikaze. Penso che, quando ci si prefigge un obiettivo, lo si possa raggiungere facendo lavorare la propria intelligenza, accompagnata dalla capacità, dalla volontà e dalla determinazione di ognuno».

E di trasferire baracca e burattini al Nord?

«No, mai. Certe volte sono stato quasi invitato a farlo, poiché chiaramente – ahimé – ciò che dà il Nord non dà il Sud ma alla fine ha avuto il sopravvento il mio sangue siciliano, l’amore che ho per la mia terra e per le persone che hanno lavorato e che continuano a lavorare con me. Non si può abbandonare questa splendida Isola. Sostengo che, nell’applicare l’intelligenza, non ci siano confini. Si può vivere in Sicilia, così come al Nord, e allora mi domando: Perché abbandonare questa terra?

Al contrario, molti imprenditori non vogliono investire in Sicilia per paura della burocrazia confusionaria che scoraggia anche i più impavidi, che pone limiti e paletti e che sicuramente frena gli imprenditori del Nord ad investire quaggiù. Non solo, ma anche a causa dei media che associano spesso il sud alla mafia, all’‘ndrangheta e a quant’altro».

Lei ha una lunga esperienza nel campo del lavoro. La sua azienda conta tanti dipendenti, molti dei quali giovani. Che si sentirebbe di dire a coloro che, stanchi di non trovare nulla d’importante in Sicilia, vorrebbero andare a cercare fortuna al di là di Scilla e Cariddi?

«Ai giovani che cercano lavoro in Sicilia dico: “Fate qualcosa per uscire da questo statico sistema burocratico siciliano che non vi dà fiducia e che non crea posti di lavoro. Provate ad andar via dall’Isola, andate in Europa, avrete tanto da guadagnare, da apprendere e nulla da perdere. Acquisterete esperienza, professionalità e vi si presenteranno molteplici occasioni e potrete costruirvi la vostra carriera. Purtroppo, nelle circostanze in cui ci troviamo, non dobbiamo aspettarci nulla dalla nostra terra».

Visto il suo giudizio severo, cosa manca alla Sicilia per intraprendere un reale percorso di crescita economica?

«Purtroppo, quasi tutto: la cultura imprenditoriale, la capacità di gestire la politica, la voglia di uscire fuori dall’impasse. A questo aggiungiamo l’arroganza e la supponenza di alcuni politici. Per fortuna le cose stanno cambiando. Probabilmente i politici si stanno rendendo conto che il fondo è stato toccato, il limite superato e non si può più andare oltre, anzi, bisognerebbe risalire la corrente.

Però, nonostante ciò, sono fiducioso perché la nostra terra – così come tutto il Sud – è ricca di cultura, per fortuna anche di personaggi che potranno ridarci quel benessere, quella serenità e quello sviluppo che possa assicurare ai giovani un avvenire dal punto di vista lavorativo, trasparenza, correttezza e sicurezza e, quindi, felicità.

Quando avverrà questo cambiamento, io potrò finalmente dire: «Giovani, non lasciate la Sicilia, adesso tutto è cambiato, credete nella vostra terra e, con il vostro lavoro e contributo, portatela allo splendore di un tempo».


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