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Andreotti e la mafia. Arcivescovo: “Il boss Albano? Ero io…”

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I giudici pensavano che quel giorno Giulio Andreotti avesse fatto visita a un capomafia di nome Albano, invece Albano era la diocesi guidata dall’arcivescovo Gaetano Bonicelli, al quale Andreotti fece visita per un incontro con gli ambasciatori tedesco, inglese e americano.

Lo rivela lo stesso arcivescovo bergamasco in una lettera inviata a ‘L’Eco di Bergamo’.

“Era febbraio e mi vedo una busta con la calligrafia inconfondibile di Andreotti” scrive monsignor Bonicelli.

“Apro la busta e trovo due pagine che vogliono farmi parte di un mio coinvolgimento non voluto col suo processo. In breve il Gip parla di un contatto avuto con Albano, che non poteva essere che un capomafia”.

Aggiunge l’arcivescovo: “Gli avvocati chiedono spiegazioni ad Andreotti, che non riesce a capire. Poi un’intuizione e così telefona alla moglie Livia perché controlli gli impegni del 22 settembre, indicato dai giudici come giorno del fatale incontro con il mafioso travestito. Semplice, risponde la moglie: tu eri ad Albano ospite di monsignor Bonicelli. In effetti l’onorevole aveva accettato di presiedere un incontro con gli ambasciatori tedesco, inglese e americano a casa mia per un’operazione di comune interesse”.

“Dopo aver scherzosamente concluso con un ‘anche lei senza volerlo è entrato in tribunale’, il presidente Andreotti aggiunge una amara conclusione su quanto stava subendo sulla base di supposizioni e divagazioni, come quella di Albano, che costavano non poco a persone innocenti e alla comunità tutta intera. Ed è proprio difficile, con pari pena, non condividerla”.

Foto: internet

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Redazione