L’Europa ha bisogno di fare un salto di qualità per lasciarsi alle spalle la crisi più profonda nella storia dell’UE.
La ridicola risposta sull’immigrazione elaborata del Consiglio e il dramma che sta vivendo la Grecia dimostrano la profondità di questa crisi e sottolineano il senso comune di solidarietà che è andato a scomparire negli ultimi anni. Tenendo insieme i diversi pezzi del puzzle europeo, il presidente Juncker ha fatto un buon lavoro.
Ora, tuttavia, deve fare un balzo in avanti mettendo in cima all’agenda tre grandi questioni: una nuova e rafforzata governance delle istituzioni UE, un piano per la mutualizzazione dei debiti sovrani, un nuovo e più ampio programma di investimenti.
Occorre garantire maggiore flessibilità finalizzata alla crescita economica e alla creazione di nuovi posti di lavoro.
Bisogna inoltre reintrodurre l’Agenda sociale europea – il riconoscimento della dimensione sociale dell’Unione economica e monetaria, la lotta contro le disuguaglianze e il dumping sociale – completamente abbandonata e purtroppo sostituita da una forma di dittatura finanziaria.
O si cambia o si muore.