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La difesa del colonnello: “Non ho aiutato Provenzano e Messina Denaro”

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Non posso partecipare, salvo casi particolarissimi, a trasmissioni televisive né, avendo una dignità diversa dai miei indiretti interlocutori, mai mi maschererei per farlo, ma non posso continuare a subire aggressioni mediatiche destituite di fondamento senza replicare e senza dare conto ai miei collaboratori di allora che mi chiedono ogni giorno di smentire i calunniatori”.

In una lunga nota il comandante di Stato Maggiore della Legione carabinieri Sardegna Giammarco Sottili, ex comandante del Nucleo e poi del Reparto operativo di Palermo, smentisce i racconti di due suoi sottufficiali, Saverio Masi e Salvatore Fiducia, che l’hanno accusato di avere insabbiato le loro indagini sulla cattura dei boss Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro.

Masi, che ora è nella scorta del pm Nino Di Matteo, e Fiducia hanno presentato una denuncia e dato rilievo sui media della vicenda. Sottili, nella nota, ricorda i “successi” investigativi messi a segno dalla sua squadra: tra questi l’inchiesta sul riciclaggio del tesoro di Vito Ciancimino che coinvolse il figlio Massimo e quella denominata sulle talpe in Procura, che portò poi alla condanna dell’ex governatore siciliano Salvatore Cuffaro e di alcuni sottufficiali dei carabinieri e della Finanza.

Nell’ambito di uno splendido nucleo di 180 uomini, coraggiosi e capaci, – aggiunge – si tratta pur sempre di scorie che hanno ritenuto di poter svolgere la lotta a Cosa nostra a chiacchiere o riciclando qualche notizia rimasticata da far confluire in qualche relazione di servizio per potersi ritagliare uno spazio per fare i comodi propri mentre i loro colleghi si impegnavano per conseguire successi concreti per i cittadini e lo Stato”. Sottile si chiede anche perché se i due sottufficiali “dubitavano di qualcosa” abbiano atteso anni per parlare e fare denuncia e annuncia di avere presentato querela contro di loro.

 Foto da Avellino.ottopagine.net

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