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Il Sud del Sud lontano dalle urne

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In questi giorni che appropinquano alle elezioni, si parla tanto di ricette per il Sud.

L’appuntamento elettorale è una carta da giocarsi per tutti coloro che stentano economicamente. Ma non è solo il voto lo strumento.

C’è pure chi, nell’ombra, ne approfitta per proporre affari e porsi nei crocevia di essi.

Insomma: il voto come momento di protagonismo, nel bene e nel male.

Poi finisce la consultazione, si scopre chi vince e chi perde e parte la strutturazione della mappa del potere.

Il Sud arriva a queste elezioni con il fiato alla gola. Mese dopo mese, il divario con il Nord e parti del Centro, si è fatto più eloquente.

L’erosione delle risorse di risparmio è stato compiuto, chi poteva aiutare un familiare lo ha già fatto. Serpeggia un bieco pessimismo.

Parlare di ricette e di iniziative sembra un’inutile cantilena. Troppo lunghi i tempi.

Ci si è avviati verso un impoverimento della vita, che trova sfogo sui social network, nelle piazze, intorno al caminetto.

Nessuno ci crede più.

La dorsale appenninica meridionale, trapuntata di paesi fieri del loro campanile e del loro castello, è silente. Come se il tempo si fosse fermato.

Ivi non vi è nemmeno la protesta, quella di un popolo colpito da secoli di stenti, emigrazioni, promesse e assistenzialismo sghembo. Ora è andato via anche questo. Cosa rimane?

Non ci auguriamo l’astensionismo, ma credo che la protesta si esprimerà in un nichilismo che terrà lontani dalle urne.

Si parla tanto di un voto di protesta che sfocerà verso il Movimento 5 Stelle. Io conosco bene quei paesi, per aver vissuto per anni in uno di essi.

Il web è appannaggio dei giovani e lontano dalla grande forza voto.

Nel computo dei sondaggi va messo anche questo popolo orgoglioso, forte ma rassegnato, forse saggiamente.

Per loro la politica ha fallito, i referenti di essa sono scomparsi, rimangono solo le grandi distese di terre intorno. Su quelle distese, già da qualche tempo, viene posta attenzione non più come fonte di reddito da produzione, ma di sostentamento primario.

La terra come ultima e salvifica risorsa del “Sud del Sud”. Che si stenta a percepire, che si stenta a raccontare.

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