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L’Archivio storico del Banco di Napoli, i racconti sul Sud e i documenti che parlano

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Per due mesi gratis, poi pagando un piccolo biglietto d’ingresso, si potrà accedere alla magia dell’Archivio storico del Banco di Napoli trasformato in evento da ascoltare, guardare, vivere. Le carte resuscitano persone e vicende, le parole si fanno immagini. E’ l’esperimento che, promosso dal presidente della Fondazione Banco di Napoli, Daniele Marrama, è stato realizzato da uno staff di giovani artisti e tecnici coordinati dall’art director-regista Stefano Gargiulo con la sua società Kaos produzioni.

Kaleidos è stato chiamato il percorso che, attraverso sei installazioni, sceglie e raccoglie due secoli, tra 1600 e 1700, di documenti conservati nell’Archivio del Banco in via dei Tribunali. In realtà, l’intero archivio custodisce 500 anni di storia che includono ben 17 milioni di nomi. Carne viva della città di Napoli e del Mezzogiorno attraverso le sue sofferenze, la sua arte, i suoi personaggi, i suoi splendori e le sue miserie.

Le immagini e i video avvicinano il popolo di Internet, quello delle 140 battute in un tweet, a volumoni polverosi e affascinanti, dove ogni frase fu vergata in gran parte con pennino e calamaio, dove sono impressi a lato gli anni di raccolta e il nome del banco di credito, tra gli otto a partire nel 1539 dal Monte di Pietà che fecero da base al Banco di Napoli fino al 1640. Suoni e narratori raccontano di San Gennaro e del suo tesoro, della peste, delle eruzioni del Vesuvio.

Touch screen e pop up avvicinano ai compensi versati a Caravaggio per le sue Sette opere di Misericordia, ai ducati che ci vollero per acquistare una “schiava negra” e riscattare un marinaio “prigioniero dei turchi”, o a pagare chi difese il forte Sant’Elmo nel 1799. O, ancora, realizzare la cappella del principe di Sansevero, con l’opera preziosa dello scultore Giuseppe Sanmartino. In tutto, l’archivio raggruppa 330 stanze con documenti che partono dal 1500 per arrivare al secolo scorso. Le installazioni video sono invece contenute in 11 nuove stanze e restano un esperimento aperto, che potrebbe ampliarsi anche con vicende del 1800 (quanto ci sarebbe ancora da approfondire nei dettagli su ciò che avvenne di denari e ori depositati nel Banco all’arrivo di Garibaldi e dei piemontesi a Napoli!) e del 1900.

Ma l’esperimento potrebbe, se ci fossero anche finanziamenti di enti che tengono a cuore la cultura come attrattore per il Sud, fare da apri pista emulativo per tanti preziosi archivi in città, per tanti luoghi di memorie nel nostro Sud. Gli archivi sono custodi di documenti, che hanno bisogno di essere interrogati, di diventare storie, di parlare anche a chi legge poco e non sa orientarsi tra indici, fondi, catalogazioni specialistiche.

L’Archivio di Stato con il suo prezioso Archivio Borbone, Castelcapuano, i documenti dell’ospedale psichiatrico giudiziario di Sant’Eframo: quante possibilità avremmo di avvicinare i giovani al patrimonio storico di Napoli e dell’intero Sud. Il 7 aprile, il ministro della Cultura, Dario Franceschini, sarà in visita all’Archivio storico del Banco di Napoli. Potrebbe essere l’occasione per accennare a progetti finanziabili di archivi da rendere vivi, di Sud da raccontare in tantissime storie. Di memoria da condividere con giovani e giovanissimi incuriositi da video e strumenti narrativi multimediali. Tutto va bene, se si amplia la conoscenza del nostro passato e la narrazione delle nostre identità antiche. Sempre se ce ne è la voglia, senza sedersi sulla polvere.

Dal blog Controstorie sul sito www.ilmattino.it

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